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Israele, attacco mirato dell'Idf al quartier generale Hezbollah a Beirut. Il ministro Tajani: "Gli italiani lascino il Libano"

Israele, operazione di terra in Libano "più breve possibile". Houthi: "Abbiamo attaccato e attaccheremo ancora Israele"

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Foto Ansa
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Nuovo raid aereo su Beirut. Distrutti quattro edifici nell'area densamente popolata di Haret Hreik, secondo quanto riportato dalla televisione Al Manar, affiliata a Hezbollah. Ne riferisce anche il Times of Israel che parla di colonne di fumo visibili nelle immagini trasmesse. Il bersaglio del raid israeliano su Beirut era il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha detto che il target era il quartier generale di Hezbollah, costruito "sotto edifici residenziali a Beirut per usarli come scudi umani". Pert l'attacco l'Aeronautica israeliana si sarebbe servita di bombe penetranti di una tonnellata. I media libanesi dicono comunque che il leader Hassan Nasrallah non è stato colpito.

Iran: "Raid Israele è escalation che cambia le regole del gioco"

L'Onu segue con apprensione gli sviluppi sugli attacchi israeliani in Libano. "Le Nazioni Unite stanno seguendo con grande allarme" gli attacchi a Beirut, ha affermato il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric. Si teme una escalation. E poco dopo le affermazioni dell'Onu ha parlato anche un portavoce dell'ambasciata iraniana in Libano: l'attacco israeliano di oggi a Beirut è una "escalation" che "cambia le regole del gioco".

Il ministro Tajani: "Gli italiani lascino il Libano"

"Seguo con preoccupazione l'evolversi della crisi in Medio Oriente in contatto costante con la nostra ambasciata a Beirut. Invito nuovamente tutti gli italiani a lasciare il Libano al più presto. Per ogni evenienza fare riferimento a @ItalyinLebanon e all'Unità di crisi". Lo scrive su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Due giorni fa il capo della Farnesina aveva lanciato un appello simile ai cittadini italiani ma con l'aggravarsi del conflitto ribadisce quello che appare ormai come qualcosa di più di un semplice invito.

Netanyahu parla all’Onu e attacca le Nazioni Unite

Ma oggi era anche il giorno del discorso del premier israeliano Benyamin Netanyahu all'assemblea dell'Onu a New York. Un discorso che non ha allentato la tensione ormai giunta alle stelle, anzi. Pochi minuti dopo il discorso, l'esercito (Idf) ha lanciato un potente raid mirato contro il quartier generale principale di Hezbollah a Beirut.
Obiettivo
, non dichiarato ufficialmente, il leader del partito di Dio Hassan Nasrallah, da anni più che una spina nel fianco per Israele. Secondo Channel 12, il feroce nemico di Israele è stato colpito, ma non ci sono conferme mentre fonti vicine a Hezbollah assicurano che "sta bene". Il primo ministro è stato avvisato dal suo segretario militare Roman Goffman che l'operazione è andata a segno mentre stava tenendo un briefing con la stampa e ha lasciato immediatamente il palazzo delle Nazioni Unite tornando nella sua stanza in albergo dove ha il 'telefono rosso'.

I social libanesi hanno mostrato le immagini delle vaste deflagrazioni, scoppi multipli in successione, coltri di fumo nero e rosso che si sono alzate su un'area che comprende l'intero blocco di edifici residenziali centrato dai caccia israeliani nelle fondamenta. Secondo la stampa del Paese dei Cedri, sei palazzi sono stati rasi al suolo e circa 20 missili sono stati sparati dagli aerei da combattimento partiti dalle basi nel Golan, provocando almeno due morti e 76 feriti. Gli Stati Uniti, hanno riferito funzionari israeliani, sono stati informati del raid prima che fosse messo a segno. Ma il Pentagono ha negato dicendo che il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha parlato con il suo omologo israeliano Yoav Gallant, mentre seguiva l'operazione in corso dal bunker di Tel Aviv.

L'Idf, subito dopo le prime notizie dell'attacco, ha dichiarato di aver colpito "il principale quartier generale dell'organizzazione sciita sostenuta dall'Iran che si trovava sotto un edificio residenziale nel quartiere Dahiya della capitale libanese", zona interamente sotto il controllo delle falangi di Nasrallah. Secondo la tv pubblica israeliana Kan, l'Aeronautica ha usato bombe anti-bunker penetranti del peso di una tonnellata ciascuna. Che hanno avuto un effetto devastante sui palazzi colpiti: sui social i residenti hanno postato scene apocalittiche, un mare di macerie, focolai di incendi: se davvero Nasrallah si trovava lì sotto, è difficile che sia sopravvissuto. L'intelligence dello Stato ebraico sta verificando se l'alleato di Teheran in Libano sia davvero stato eliminato o, come ha affermato una fonte vicina al partito fondamentalista di Nasrallah, "sta bene".

Pure gli ayatollah, riferisce Haaretz, stanno cercando di verificare la sorte del loro alleato numero uno in Medio Oriente, con l'agenzia di Stato iraniana Tasnim che ha scritto che Nasrallah "si trova in un luogo sicuro ed è ancora vivo". Un copione già visto in altre occasioni, come quando sono stati uccisi comandanti di peso, da Fuad Shukr a Ibrahim Aqil. Netanyahu ha anticipato il rientro da New York in nottata.

L'urgenza e la concitazione inducono a pensare che effettivamente tutta la potenza di fuoco usata a Beirut fosse diretta contro il grande nemico che dall'8 ottobre ha ordinato di martellare i territori del nord di Israele. Con attacchi sempre più intensi. Ora, se Nasrallah dovesse entrare a far parte effettivamente del pannello che l'esercito pubblica quotidianamente con nomi e foto di comandanti di Hezbollah eliminati, con un segno rosso sopra, l'intero fronte di guerra potrebbe cambiare.

Teheran, che finora non si è vendicata direttamente per l'affronto dell'omicidio del capo politico di Hamas Ismail Hanyeh proprio nel quartiere blindato dei pasdaran nella capitale il 31 luglio, potrebbe decidere di uscire dall'impasse decisionale: "L'attacco israeliano di oggi è una escalation che cambia le regole del gioco", ha minacciato l'ambasciata iraniana in Libano, aggiungendo che Israele "riceverà la punizione adeguata". Gli alleati regionali, come gli Houthi si dicono pronti: dopo aver rivendicato il lancio di un missile terra-terra dallo Yemen verso il centro dello Stato ebraico (distrutto da Israele), promettono che lo "faranno ancora".

La preoccupazione sale anche dalle Nazioni Unite che stanno "osservando con grande allarme". Un attacco diretto costringerebbe la Repubblica islamica a fronteggiare la reazione degli alleati di Israele, per primi gli Usa. Vespaio in cui finora Teheran ha dimostrato di non volersi cacciare. Adesso, con l'ultimo attacco a Beirut, Netanyahu ha fatto capire di voler regolare i conti con chi "vuole far del male a Israele". Con un messaggio chiaro all'Iran: 'Se attaccano, avranno una risposta'. "L'aggressione dell'Iran minaccia la regione e il mondo". Netanyahu per questo ha anche chiesto all'assemblea generale dell'Onu di reimporre le sanzioni a Teheran per garantire questo obiettivo.

"I veri criminali di guerra non sono in Israele", ha detto il premier israeliano in polemica con la Corte penale internazionale che ha emesso un mandato d'arresto nei suoi confronti. Netanyahu ha lanciato anche un durissimo attacco alle Nazioni Unite, definendole una "palude antisemita" e una "società terrapiattista anti-israeliana". "Stare con Israele è in linea con i vostri valori", ha detto dal podio dell'Onu.

Israele "condivide gli obiettivi dell'iniziativa a guida americana per permettere alle persone che vivono lungo il confine nord di ritornare in sicurezza nelle loro case". L'argomento è stato affrontato da un team israeliano e uno americano che si sono riuniti per discutere la proposta statunitense per un cessate il fuoco nel Paese dei Cedri con Hezbollah. Durante l'incontro si è discusso di "come possiamo avanzare verso l'obiettivo condiviso del ritorno delle persone in sicurezza e continueremo le discussioni nei prossimi giorni". Il ministro per gli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, consigliere di Netanyahu, ha incontrato gli inviati americani per il Medio Oriente, Amos Hochstein e Brett McGurk. Nell'incontro sono stati chiesti anche "chiarimenti" dopo la dichiarazione di Stati Uniti e Francia secondo cui Israele sosteneva la proposta per un cessate il fuoco di 21 giorni, perché, "a causa di qualche incomprensione, è importante chiarire qualche punto".

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