Israele, media: "Vicino accordo su ostaggi con Hamas". Nave sequestrata nel Mar Rosso, Netanyahu accusa l'Iran
Secondo il Washington Post ci sarà una pausa di cinque giorni nei combattimenti. Il portavoce di Abu Mazen: "E' genocidio di palestinesi"

Avanzano i negoziati per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e i contrasti tra le parti si sono ridotti nel quadro di intensi colloqui. A dichiararlo è stato oggi il viceconsigliere per la sicurezza nazionale di Washington Jon Finer durante il programma "State of the Union" della Cnn. "Quello che posso dire su questo in questo momento è che pensiamo di essere più vicini di quanto non lo siamo mai stati da quando questi negoziati sono iniziati settimane fa, che ci sono aree di divergenze e contrasto che sono state ridotte, se non eliminate del tutto", ha affermato Finer parlando con Jake Tapper della Cnn, sottolineando comunque che si tratta di negoziati delicati e che non c'è alcun accordo attualmente ancora in vigore. Finer ha rifiutato di entrare nei dettagli dei colloqui, ma ha detto che si sta lavorando 24 ore su 24 e che questa resta una priorità per il presidente Joe Biden. Alla domanda su quanti ostaggi gli Stati Uniti ritengono siano ancora vivi, Finer ha risposto che non dispongono di numeri esatti.
"Nave sequestrata nel Mar Rosso". Netanyahu accusa l'Iran
Una nave sarebbe stata sequestrata dalle milizie Houthi dello Yemen mentre solcava le acque del Mar Rosso. Lo riporta al-Arabiya, precisando che a bordo ci sarebbero 22 persone. Le forze di difesa israeliane hanno precisato che "non si tratta di una nave israeliana" come inizialmente riportato da al-Arabiya. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu punta il dito contro l'Iran. La nave sequestrata dagli Houthi yemeniti nel Mar Rosso stava navigando tra la Turchia e l'India "con un equipaggio civile internazionale", hanno dichiarato le forze di difesa israeliane, parlando di "un evento molto grave a livello globale", ma precisando che non vi erano cittadini israeliani a bordo. Da ieri mattina, riporta Haaretz, la nave non trasmette la sua posizione. L'ultima traccia del mercantile - che trasporta veicoli dalla Turchia verso l'India - è nelle acque vicino Gedda, in Arabia Saudita
Washington Post: "Cinque giorni di tregua"
Il Washington Post ha scritto che Israele e Hamas sono vicini a un accordo mediato dagli Stati Uniti che prevede la liberazione di decine di donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza, in cambio di una pausa di cinque giorni nei combattimenti. Sarebbe la prima pausa prolungata nel conflitto a Gaza. Secondo i termini di una dettagliata intesa di sei pagine, tutte le parti in conflitto congeleranno le operazioni di combattimento per almeno cinque giorni mentre i primi 50 o più dei 239 ostaggi verranno rilasciati in gruppi ogni 24 ore. Lo stop dei combattimenti è finalizzata anche a consentire un aumento significativo dei aiuti umanitari a Gaza, compreso il carburante.
Portavoce di Abu Mazen: "Genocidio di palestinesi"
"Nei confronti del popolo palestinese è in atto un genocidio. Gli Usa non capiscono che, se continuano a sostenere ciecamente Israele, sarà la guerra totale in Medio Oriente, e ci siamo vicini". Lo dice, in una intervista a La Stampa, Nabil Abu Rudeineh, portavoce di Abu Mazen (il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, ndr). "Prima di tutto va detto che questa è una guerra contro tutto il popolo palestinese, non solo la gente di Gaza - precisa -. Anche nella West Bank, molte persone sono state uccise questa settimana. È una guerra infinita, che in Cisgiordania, a Gerusalemme Est o a Gaza non scoppia ora. Tutti dovrebbero sapere che noi non lasceremo mai la nostra terra. Gli arabi sono contro questo, noi, gli egiziani, i giordani". "Chiediamo, prima di tutto, il cessate il fuoco - prosegue -. E' ancora troppo presto per parlare di qualsiasi altra cosa. Stop ai bombardamenti, poi medicine e cibo alla gente. Gli americani parlano e gli israeliani continuano a non sentire - afferma Rudeineh -. La prima cosa da fare per chi non vuole vedere scoppiare la regione, dalla guerra ai migranti, è far pressione sugli Usa - ribadisce -. Abbiamo bisogno dell'impegno di tutto il mondo, compresa l'Italia. Washington è ancora l'unica parte che supporta gli israeliani senza condizioni".
Attaccato un convoglio di Medici Senza Frontiere
Intanto Medici Senza Frontiere (Msf) riferisce di un familiare di un membro dello staff ucciso e un alto rimasto ferito in un "attacco" contro un convoglio dell'organizzazione umanitaria che cercava di evacuare 137 persone intrappolate da una settimana a causa degli scontri intorno all'ospedale di al-Shifa, a Gaza. L'attacco - precisa Msf in una nota in cui condanna "con la massima fermezza questa aggressione deliberata" - è avvenuto il 18 novembre. Il convoglio di Msf, "composto da cinque mezzi con il simbolo dell'organizzazione ben riconoscibile (anche sui tetti)", è partito alle 9 del mattino di ieri con 137 persone, composte da membri dello staff palestinese di Msf e i loro familiari, tra cui 65 bambini. Il convoglio ha lasciato i locali di Msf (guesthouse, ufficio e clinica situati vicino all'ospedale al-Shifa) in direzione del sud di Gaza per raggiungere un luogo più sicuro. Dall'11 novembre queste persone erano intrappolate a causa dei combattimenti e da allora Msf ha ripetutamente chiesto una loro evacuazione in sicurezza. Msf chiede ancora una volta di consentire con urgenza l'evacuazione del suo staff e di migliaia di altre persone, intrappolate dai combattimenti e che vivono in pessime condizioni nel nord di Gaza - si conclude la nota - Msf chiede un cessate il fuoco immediato, l'unico modo per ottenere corridoi di evacuazione sicuri per migliaia di civili".