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"Libano e Hezbollah accettano proposta di tregua Usa". Cosa prevede l'accordo. In arrivo inviato della Casa Bianca

Il quotidiano al Jumhoriya, contrario alle posizioni dell'organizzazione filoiraniana, ha rivelato maggiori dettagli sulla proposta americana: un ritiro reciproco di Hezbollah oltre il fiume Litani e dell'Idf dai villaggi libanesi

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Il Libano e Hezbollah hanno accettato la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco con Israele, con alcuni commenti sul contenuto, ha dichiarato un alto funzionario libanese, descrivendo lo sforzo come il più serio per porre fine ai combattimenti. Lo riferiscono i media israeliani citando Reuters.

Le risposte alla tregua 

Ali Hassan Khalil, assistente del presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, afferma che il Libano ha consegnato lunedì la sua risposta scritta all'ambasciatore statunitense in Libano e che l'inviato della Casa Bianca Amos Hochstein si sta recando a Beirut per proseguire i colloqui. Hezbollah, movimento armato sostenuto dall'Iran, ha appoggiato il suo alleato di lunga data il presidente del Parlamento Berri nel negoziare un cessate il fuoco.

"Il Libano ha presentato i suoi commenti sul documento in un clima positivo", ha affermato Khalil, rifiutandosi di fornire ulteriori dettagli. "Tutti i commenti che abbiamo presentato confermano la precisa adesione alla Risoluzione (Onu 1701 con tutte le sue disposizioni". Khalil sostiene che il successo dell'iniziativa ora dipende da Israele, affermando che se Israele non volesse una soluzione, "potrebbe creare 100 problemi"-

 

I punti dell'accordo

Il quotidiano al Jumhoriya, contrario alle posizioni dell'organizzazione filoiraniana, ha rivelato maggiori dettagli sulla proposta americana: un ritiro reciproco di Hezbollah oltre il fiume Litani e dell'Idf dai villaggi libanesi, il ritorno degli sfollati di entrambe le parti e un significativo rafforzamento delle forze Unifil e dell'esercito libanese. Secondo il libanese Nadaa al Watan, dovrebbe essere poi istituito un comitato internazionale con la partecipazione di Usa, Francia, Gran Bretagna e un Paese arabo di cui non sono ancora state definite le competenze. A Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha confermato che sono stati "compiuti progressi nell'accordo sulla tregua".

Riflettori puntati su Gaza e la sorte degli ostaggi

Con il premier Benyamin Netanyhu che, parlando alla Knesset, ha ribadito che presto decine di ostaggi potrebbero tornare a casa. Tuttavia, secondo fonti ai media, il primo ministro israeliano avrebbe detto, in un colloquio confidenziale, che 50 rapiti sono ancora vivi mentre gli altri 50 sarebbero morti. Secondo fonti di Axios il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, è stato in Turchia sabato, dove ha incontrato l'omologo Ibrahim Kalin proprio per discutere dei negoziati sugli ostaggi e sul cessate il fuoco nella Striscia. Proprio nel Paese di Erdogan si sarebbero trasferiti diversi alti funzionari di Hamas che vivevano in Qatar, tra cui - secondo fonti israeliane - il capo negoziatore Khalil al Hayya. Funzionari del ministero degli Esteri di Ankara hanno tuttavia smentito lo spostamento dei membri dell'ufficio politico del gruppo islamista dopo che Washington ha chiesto ai qatarini di espellerli.

Causa Usa contro Iran

Nel frattempo dagli Usa è arrivata la notizia che un avvocato che rappresenta le famiglie delle vittime americane dell'attacco del 7 ottobre ha intentato causa presso una corte federale degli Stati Uniti contro l'Iran, Hamas, Hezbollah, la Jihad islamica palestinese e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Alla corte è stata presentata una nuova prova del coinvolgimento della repubblica islamica nell'attacco: documenti segreti dimostrano come i pasdaran iraniani abbiano trasferito milioni a Hamas. Secondo il New York Times, la quota mensile di 7 milioni di dollari era stata richiesta per prepararsi all'attacco del 7 ottobre.

 

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