"Kim Jong-un, il nemico (quasi) utile dell'Occidente. Vi spiego cosa c'è dietro la pace fra le due Coree"

Per l'economista Loretta Napoleoni, il vertice di Panmunjom "non era poi così così imprevedibile. E Kim non è quel che sembra"

'Kim Jong-un, il nemico (quasi) utile dell'Occidente. Vi spiego cosa c'è dietro la pace fra le due Coree'

Sembrano davvero lontane le minacce  nucleari degli ultimi mesi, quando Kim Jong-un mostrava i muscoli al mondo e Trump rispondeva dal Palazzo di vetro additando la Corea del Nord come il primo degli stati canaglia. Nella giornata storica dell’incontro fra i leader delle due Coree, Kim non appare più come uno squilibrato dittatore pronto a tutto, come la narrazione occidentale lo descriveva.  Si mostra nel suo volto più rassicurante, quando conviene con il suo omologo Moon Jae-in sulla necessità di intraprendere il percorso del disarmo e dell’avvio di una nuova fase di cooperazione e di pace con i cugini del sud. Ma chi è davvero Kim Jong-un? Quello su cui siede è davvero "l’impero del male" descritto dai media occidentali o la minaccia che fino a ieri rappresentava non è servita piuttosto a reggere una logica di contrapposizione ncessaria a giustificare la sorveglianza militare statunitense nel quadrante asiatico dell’oceano Pacifico altrimenti poco spiegabile? Che Kim sia per l’occidente nemico quasi utile è la tesi dell’economista Loretta Napoleoni,  che abbiamo raggiunto nei suoi uffici a Londra. Il nemico necessario è appunto il titolo del suo ultimo libro, edito da Rizzoli.

La stretta di mano fra i leader delle due Coree rappresenta un evento straordinario, impensabile fino a qualche mese fa. Che scenari si aprono ora nello scacchiere asiatico?
“L’evento è sicuramente storico, ma a dispetto di quanto dicono i media occidentali non era poi così imprevedibile, perché fa parte di una strategia che Kim ha pianificato da almeno 2 anni, e che prevedeva uno sviluppo per step.  Nel 2017 il leader nord-coreano aveva fatto un discorso programmatico annuale nel quale aveva annunciato che avrebbe spinto al massimo il processo di proliferazione per raggiungere lo status di potenza  nucleare, cosa che ha fatto. Nel discorso 2018 il focus si è spostato sulla modernizzazione e  sullo sviluppo economico. Questo incontro dunque fa parte di questa nuova strategia, che può esistere solo in virtù dello status acquisito di potenza nucleare. Possiamo discutere se abbia o meno le testate nucleari miniaturizzate per i missili a lunga gittata, ma ormai è chiaro che  la posizione della Corea del Nord non è quella dell’Iran: è una potenza nucleare riconosciuta, né più né meno che l’India o il Pakistan. Questo status permette a Kim  di negoziare per ottenere quello che vuole: in questo caso lo sviluppo economico. L’unione economica e commerciale fra il sud e il  nord che consoliderà inoltre il suo regime perché produrrà maggior benessere diffuso e maggior consenso tra la popolazione”.

Dunque  l’arma nucleare come unico mezzo di  dissuasione contro eventuali colpi di mano dall’esterno.
“Esatto. E’ un elemento essenziale alla sopravvivenza del regime, per questo nonostante l’avvio del percorso di pace comprenda una generica denuclearizzazione c’è da scommettere che Kim la tirerà per le lunghe e alla fine non la farà, come non l’ha fatta nessuno”

Questo è il punto finale di un processo in cui hanno influito, in modo diverso e con finalità opposte anche le grandi potenze come la Cina e gli Stati Uniti.
“Il ruolo della Cina è fondamentale. La visita di Kim un mese fa in Cina è molto significativa in questo senso. Kim ha sicuramente il consenso ed il beneplacito Xi Jinping, che si è sempre mosso con discrezione dietro le quinte. Ma la sua è una presenza ingombrante, soprattutto per gli Usa. D’altro canto l’atteso incontro con Trump è un altro tassello importante perché senza gli Stati uniti il processo di pace non potrebbe andare avanti. Ma bisogna aspettare, Trump è imprevedibile  e non siamo ancora alla fine di questo processo . Io penso che siamo  all’85%  vicino all’ accordo di pace però c’è ancora un margine di incertezza”

Se per gli Usa il vero competitor è il gigante asiatico,  e se è vero che questo è lo scacchiere in cui si giocano i ruoli d’influenza del futuro,  non c’è un rischio di ridimensionamento di Washington nel momento in cui il processo di pace dovesse andare a buon fine?
“Quello che succederà è questo: Kim la tirerà per le lunghe sulla non meglio definita “denuclearizzazione” e Trump starà al gioco perché più va avanti il gioco delle parti più la presenza degli Stati Uniti nel Pacifico può avere un senso.  Con una Corea del Nord completamente denuclearizzata e pacifica viene meno la necessità della presenza delle portaerei Usa davanti alle sue coste.  E’ una situazione che potrebbe durare alcuni anni, sicuramente fino alla rielezione di Trump. Se in questo lasso di tempo Kim  riuscirà a consolidare lo sviluppo economico e la modernizzazione del  paese la sua leadership ne uscirà rafforzata, anche a livello internazionale e questo gli darà la garanzia del mantenimento del regime”.

Chi è davvero Kim? Un dittatore sopra le righe e imprevedibile o piuttosto un personaggio molto accorto, fine conoscitore delle diplomazie occidentali e abile stratega che ha portato avanti una partita macchiavelliana?
“Kim è sicuramente un grande stratega, ed è anche un uomo che ha giocato su quest’immagine mediatica, sapendo quale fosse il suo impatto nel mondo mediatizzato oggi. E’ un uomo pragmatico,  incarna la figura del dittatore moderno: sa mantenere la sua posizione senza creare gli attriti che ha creato Stalin a suo tempo. Non credo però  che  farà delle aperture nello stile di governo , come possiamo intenderle noi occidentali. Non ci sarà una transizione verso la democrazia come non c’è stata neanche in Cina: ci sarà invece una modernizzazione a livello economico, secondo il modello di Pechino”

I rapporti col Giappone come potrebbero evolvere?
Il grande sconfitto rischia di essere proprio il Giappone. Una nazione che a livello economico si trova in difficoltà da diverso tempo. E’ chiaro che un accordo e una riunificazione della Corea a livello economico sarebbe una minaccia enorme per il paese del Sol Levante. La Corea dal punto di vista  delle risorse e degli approvvigionamenti dal retroterra ha più potenzialità del Giappone che rimane isolato con il suo alleato statunitense dall’altra parte del pacifico. Se così sarà in 10 anni la Corea supererà la potenza economica nipponica.