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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie l'eredità Francesco. Riforme da portare avanti. Possibile assalto dei "restauratori"

Il prossimo Papa, il 266° successore di Pietro, erediterà una strada già tracciata, ma dovrà avere la forza di portare avanti le riforme secondo le proprie priorità, senza perdere l’equilibrio tra innovazione e autorevolezza

di Fausto Gasparroni   
Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie l'eredità Francesco. Riforme da portare avanti. Possibile...

Il principale, grande nodo che i cardinali riuniti nella Cappella Sistina dovranno sciogliere sarà l’individuazione del successore di Papa Francesco, in grado di raccogliere la sua importante eredità spirituale e riformatrice. I numerosi cantieri avviati dal Pontefice – che lui stesso definiva “processi” – restano aperti e rappresentano il vero banco di prova del prossimo pontificato. L’obiettivo è non fermarsi e, soprattutto, non tornare indietro.

Quando, dodici anni fa, Benedetto XVI si dimise, la Chiesa era nel mezzo di una crisi profonda, tra scandali come il primo Vatileaks, rivelazioni su abusi sessuali e forti resistenze interne. Ratzinger aveva avviato un percorso di “tolleranza zero”, ma la sua rinuncia aveva evidenziato la fragilità della Chiesa istituzionale. Ai cardinali fu allora chiesto di eleggere un Papa che potesse rifondare la Chiesa e rilanciarne la missione evangelizzatrice.

Jorge Mario Bergoglio, eletto come risposta a quella necessità, ha portato avanti dodici anni di pontificato segnati da riforme profonde: dalla trasparenza finanziaria alla riorganizzazione della Curia, con il coinvolgimento diretto di laici e donne, fino all’impegno per la protezione dei minori. La sua testimonianza personale di vicinanza agli ultimi, ai migranti, agli emarginati, il suo instancabile impegno per la pace e il dialogo interreligioso, hanno ridisegnato il volto della Chiesa.

Molte delle riforme di Papa Francesco si collegano direttamente agli intenti del Concilio Vaticano II, mai pienamente realizzati a causa di resistenze interne. Tra queste spicca l’ultimo grande progetto: quello della Chiesa sinodale. Un percorso che, oltre ai due sinodi già svolti, prevede una fase di attuazione triennale culminante in una grande “assemblea ecclesiale” programmata per ottobre 2028.

Il prossimo Papa, il 266° successore di Pietro, erediterà una strada già tracciata, ma dovrà avere la forza di portare avanti le riforme secondo le proprie priorità, senza perdere l’equilibrio tra innovazione e autorevolezza. Serviranno visione, carisma, capacità di governo e la volontà di proseguire il cammino iniziato da Francesco.

Naturalmente, non mancheranno resistenze. Alcuni cardinali, infatti, vorrebbero un ritorno a una Chiesa più conservatrice. Tra i temi più contestati: la comunione ai divorziati risposati, le benedizioni alle coppie omosessuali, e l’apertura verso le altre religioni. Un fronte di opposizione esiste e sarà rappresentato anche da figure come Gerhard Ludwig Mueller, ex prefetto della Dottrina della Fede e critico esplicito della linea bergogliana.

Anche se l’80% dei cardinali elettori (108 su 135) è stato creato da Papa Francesco, il Conclave resta imprevedibile. Si tratta infatti di un collegio variegato, con molti membri che non si conoscono tra loro, e al cui interno convivono posizioni molto diverse. L’esito finale è tutt’altro che scontato.

Al di là delle ipotesi e dei nomi favoriti dai media, non è escluso che il prossimo Papa possa essere una figura a sorpresa, in grado di incarnare con carisma la visione di una Chiesa moderna, sinodale e vicina ai bisogni del mondo.

di Fausto Gasparroni   
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