Hamas: "No a una tregua che non ponga fine alla guerra". Netanyahu: "Non accettiamo diktat"
Il gruppo palestinese in cambio del rilascio del definitivo rilascio dei circa 130 ostaggi vuole "una esplicita" fine dell'offensiva sulla Striscia, ma Israele è contrario. Appello delle famiglie degli ostaggi a Netanyahu: "Fate l'accordo"
Le trattative al Cairo per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi restano ancora in bilico. La bozza di accordo tra Israele e Hamas per la fine della guerra è "la migliore" dall'avvio dei negoziati e la sua "accettazione è imminente". Lo ha detto un funzionario arabo a Sky news Arabia. Tuttavia la stessa fonte ha espresso timori che "entrambe le parti possano fare una svolta di 180 gradi e tornare al punto di partenza". Il punto di dissenso è quello noto: Hamas in cambio degli ostaggi vuole "una esplicita" fine della guerra nella Striscia, mentre Israele è totalmente contrario.
"No a una tregua che non ponga fine alla guerra"
Hamas ha gelato i colloqui dopo alcuni spiragli positivi su una possibile intesa. I mediatori parlavano di "progressi significativi" ma un alto funzionario israeliano ha frenato gli entusiasmi accusando il gruppo palestinese di "vanificare gli sforzi" per l'intesa insistendo sulla precondizione di mettere fine alla guerra. Un alto funzionario di Hamas ha infatti sottolineato che il gruppo "non accetterà in nessuna circostanza" una tregua a Gaza che non includa esplicitamente la fine completa dell'offensiva sulla Striscia. E ha accusato il premier israeliano Benyamin Netanyahu di "ostacolare personalmente" gli sforzi per raggiungere un accordo di tregua a causa di "interessi personali".
Netanyahu: "Non accettiamo diktat"
Da parte sua, lo Stato ebraico "non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei propri ostaggi". "E' Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi", ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo che "Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti". Ma Hamas, ha aggiunto, "è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Israele non può accettarlo". "Pertanto - ha sottolineato - Israele non accetterà le richieste di Hamas, che significano la resa, e continuerà a combattere finché tutti i suoi obiettivi non siano raggiunti"."Nel corso dei negoziati - ha detto il premier smentendo le ricostruzioni apparse sui media - Israele ha dimostrato la volontà di fare molta strada. Un lungo cammino che il segretario di Stato Usa Blinken e altri hanno definito 'straordinariamente generoso'. "Ma mentre Israele ha mostrato questa volontà, Hamas è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze dalla Striscia, porre fine alla guerra e lasciare Hamas intatta". Netanyahu ha poi ribadito che se Israele accettasse questa posizione ci sarebbe "un nuovo 7 ottobre che è solo questione di tempo". "Arrendersi alle richieste di Hamas - ha aggiunto - sarebbe una terribile sconfitta per Israele. Sarà una vittoria enorme per Hamas, per l'Iran, per l'intero asse del male". "E questa debolezza non farà altro che avvicinare la prossima guerra e allontanare il prossimo accordo di pace", ha concluso il premier.
Appello delle famiglie degli ostaggi a Netanyahu: "Fate l'accordo"
Alla vigilia di Yom ha-Shoah - che in Israele ricorda l'Olocausto - le famiglie degli ostaggi a Gaza si sono rivolte al premier Benyamin Netanyahu chiedendo che si faccia l'accordo su Gaza. "A poche ore da Yom ha-Shoah, vogliamo ricordare - hanno detto - che avete promesso ogni anno 'mai più'. E' vostro dovere ignorare qualsiasi pressione politica e la storia non vi perdonerà se mancherete l'opportunità, poiché il ritorno degli ostaggi è una condizione necessaria per la resurrezione nazionale".
Le garanzie dagli Stati Uniti sul cessate il fuoco
Il nodo resta quindi sempre lo stesso, ma la delegazione di Hamas arrivata al Cairo continua a discutere lo schema generale dell'intesa con i mediatori egiziani e del Qatar. Nelle informazioni contraddittorie sull'andamento dei colloqui, Barak Ravid del sito Axios aveva riferito della possibilità di Hamas di portare a termine la prima fase dell'accordo (il rilascio umanitario di ostaggi) senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra. Secondo il quotidiano saudita Asharq, in cambio la fazione palestinese avrebbe solide garanzie dagli Stati Uniti sul cessate il fuoco, il completo ritiro dell'Idf dalla Striscia dopo le prime due fasi dell'intesa e la promessa che l'esercito israeliano non continuerà i combattimenti dopo il definitivo rilascio dei circa 130 ostaggi ancora a Gaza.
Iran: "Ora il cessate il fuoco a Gaza è più probabile"
Le probabilità di un cessate il fuoco a Gaza sono aumentate dopo i tentativi e le pressioni su Israele da parte dell'opinione pubblica regionale e internazionale: lo ha detto oggi in Gambia il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, come riporta l'Irna. "Ci auguriamo che la guerra a Gaza finisca e che i diritti dei palestinesi siano garantiti", ha affermato Amirabdollahian. "Il terreno dovrebbe anche essere preparato per l'invio di aiuti umanitari a Gaza e per il ritorno nelle loro case dei palestinesi sfollati", ha aggiunto.