Arresti, raid israeliani e ronde dei coloni, Hala racconta la vita dei palestinesi in Cisgiordania e Israele
“Negli ultimi 11 giorni, il regime israeliano ha perpetrato un genocidio su Gaza, provocando l'uccisione di oltre 3.000 persone e più di 12.000 feriti"
“Negli ultimi 11 giorni, il regime israeliano ha perpetrato un genocidio su Gaza, provocando l'uccisione di oltre 3.000 persone e più di 12.000 feriti. Ha impedito l'ingresso di cibo, acqua, carburante e altre forniture necessarie, per cui chi sopravvive ai bombardamenti potrebbe non sopravvivere alla fame e alla sete. Gli attacchi aerei israeliani stanno colpendo tutto. Mentre scrivo, oltre 500 persone sono state uccise a causa di attacchi aerei israeliani su un ospedale”, racconta Hala Marshood, dottoranda in Sociologia e residente in Israele.
E’ una “palestinese del ‘48”, così vengono chiamati i palestinesi che dopo l’esodo del 1948 sono rimasti all’interno dei confini nazionali di quello che nel maggio dello stesso anno è stato proclamato Stato d’Israele. “Oltre a ciò che sta accadendo a Gaza, migliaia di lavoratori della striscia, che lavoravano all'interno della linea verde - quella che separa i territori palestinesi occupati da Israele - non sono potuti tornare indietro e sono stati umiliati, detenuti e lasciati in Cisgiordania senza alcun rifornimento d’acqua o cibo. Non sanno se e quando potranno tornare a Gaza, né se avranno una casa dove tornare. Ma soprattutto non sanno se ritroveranno i propri cari”.
La situazione è sempre più tesa anche per i palestinesi in Cisgiordania e in Israele. In diverse aree della West Bank, da una settimana a questa parte, è stata messa in atto una campagna di arresti di massa. Inoltre più di 50 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania nell'ultima settimana, 14 solo venerdì scorso, per mano delle forze di sicurezza o dei coloni israeliani.
“Gli arresti sono stati condotti anche contro i palestinesi di Gerusalemme e i palestinesi di cittadinanza israeliana, a volte per motivi futili come un post sui social media o una reazione a un post altrui - continua Hala Marshood - Una persona che conosco è stata arrestata per un "mi piace" sui social, e un'altra per aver postato un versetto del Corano. Alcune persone sono state minacciate di perdere il lavoro o di essere espulse dalle università. Qualsiasi espressione di solidarietà con il popolo di Gaza è più che mai criminalizzata. Credo che finora gli arrestati siano più di 100”.
A pagare il prezzo più alto di questa situazione sono senza dubbio i cittadini di Gaza, tuttavia quello che sta succedendo nei territori occupati della Cisgiordania e in Israele è di estrema gravità, in quanto potrebbe rappresentare la fine dei già pochissimi diritti riservati ai palestinesi che attualmente vivono sotto il regime d’apartheid israeliano.