Ucraina, Russia pronta ai colloqui ma avverte: "Imperativo riconoscere Crimea e territori presi". Putin dichiara un nuovo cessate il fuoco di tre giorni
Pressing degli Usa per la tregua. Il segretario di Stato americano si interroga sulla possibilità di continuare o meno "l'impegno" nel negoziato. Mosca attacca l'Europa.

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un cessate il fuoco di tre giorni in occasione dell'ottantesimo anniversario della vittoria sul nazifascismo. La notizia è stata diffusa dal Cremlino attraverso il suo canale ufficiale su Telegram.
I dettagli del cessate il fuoco dichiarato dalla Russia
Il cessate il fuoco avrà durata dalla mezzanotte tra il 7 e l'8 maggio fino alla mezzanotte tra il 10 e l'11 maggio; lo ha precisato il Cremlino in un comunicato ufficiale. "Per decisione del comandante in capo delle forze armate, Vladimir Putin – si legge nella nota – per ragioni umanitarie tutte le azioni militari saranno sospese durante questo periodo. La Russia auspica che anche la parte ucraina aderisca a questo cessate il fuoco". Il Cremlino ha inoltre sottolineato che "in caso di violazioni del cessate il fuoco da parte ucraina, le forze armate russe forniranno una risposta adeguata ed efficace".
La Russia ribadisce la disponibilità a negoziati di pace
La dichiarazione ufficiale aggiunge che "la parte russa ribadisce la propria disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, con l'obiettivo di eliminare le cause profonde della crisi ucraina e di favorire un'interazione costruttiva con i partner internazionali".
Colloquio Lavrov-Rubio: passi verso negoziati sull'Ucraina
Parallelamente, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio hanno avuto un colloquio telefonico. Durante la conversazione, entrambe le parti hanno evidenziato "l'importanza di consolidare i presupposti emergenti per avviare negoziati di pace sull'Ucraina", con l'obiettivo di stabilire "un percorso affidabile verso una pace sostenibile a lungo termine". La notizia è stata confermata da un comunicato ufficiale del ministero degli Esteri di Mosca.
Lavrov: "Riconoscimento internazionale di annessione regioni occupate"
Il riconoscimento come territori russi di Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia da parte della comunità internazionale "è un altro imperativo" per procedere a risolvere il conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in una intervista al quotidiano brasiliano O Globo. "Tutti gli impegni che Kiev assume devono essere vincolanti, contenere meccanismi per la loro attuazione ed essere definitivi", ha aggiunto.
Secondo Lavrov, l'Ucraina deve prima sollevare il bando ai negoziati con la Russia per poter dare il via a trattative dirette. "E' stata Kiev a ritirarsi dal processo negoziale nell'aprile del 2022. Lo ha fatto su richiesta dei suoi protettori occidentali. Nel settembre dello stesso anno, Volodymir Zelensky ha bandito i negoziati con la Russia. Un provvedimento legislativo che rimane in atto. Deve essere cancellato. Altrimenti i negoziati non possono riprendere", ha dichiarato.
Sfuriata di Trump contro Putin
I colloqui tra Zelensky, Trump e i leader dei volenterosi, a margine dei funerali del Papa, hanno in qualche modo reindirizzato la pressione diplomatica verso la Russia. Tanto che lo stesso presidente americano, nel volo di rientro da Roma, si è lasciato andare ad un'insolita sfuriata nei confronti di Putin, accusandolo di "prendere in giro" gli sforzi di pace con i suoi raid sui civili, e minacciando nuove sanzioni. "Vladimir Putin dovrebbe smettere di sparare e raggiungere un accordo", così Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo l'incontro con il presidente ucraino a San Pietro. Un incontro che è andato a bene. "Zelensky sta facendo un buon lavoro e vuole un accordo. Ha chiesto più armi".
Il nodo Crimea
Secondo quanto ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai giornalisti in un aeroporto del New Jersey, Volodymyr Zelensky potrebbe essere pronto a cedere la Crimea. Alla domanda se ritenesse che il leader ucraino fosse pronto a "rinunciare" alla penisola del Mar Nero, il tycoon ha infatti risposto: "Credo di sì" Zelensky ha dichiarato la scorsa settimana che l'Ucraina non poteva accettare il riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell'annessione della Crimea da parte della Russia, dopo che Trump lo aveva accusato di intransigenza sulla questione. Venerdì Zelensky ha insistito sul fatto che il territorio "appartenga al popolo ucraino". Nonostante questi commenti, il presidente degli Stati Uniti ha espresso ritrovata simpatia per la sua controparte ucraina, affermando che "vuole fare qualcosa di buono per il suo Paese" e che "sta lavorando sodo".
Mosca attacca l'Europa
Il faccia a faccia tra Zelensky e Trump, fortemente sostenuto anche dalla Santa Sede, ha ridato speranza agli ucraini di ottenere una pace che non sia una resa, ma il percorso continua ad essere pieno di incognite. Kiev in questa fase rilancia gli appelli ai partner per spingere Mosca ad accettare almeno una tregua, mentre il Cremlino prova a tenersi stretti gli americani assicurando che sulla soluzione del conflitto le posizioni sono "coincidenti in molti punti", mentre sono gli ucraini e gli europei a voler mettersi di traverso.
Rubio: "Settimana chiave"
Si apre oggi "una settimana cruciale per decidere se vogliamo continuare a impegnarci" nel negoziato per l'Ucraina. E' quanto ha detto il segretario di Stato americano Marco Rubio in un'intervista a Nbc News, dopo l'incontro a Roma tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky e le accuse del presidente americano a Vladimir Putin di non volere realmente una trattativa. "Non possiamo continuare a dedicare tempo e risorse a questo sforzo se non si concretizza..." ha ribadito. "Siamo vicini, ma non abbastanza", ha sostenuto Rubio, insistendo sul fatto che questi saranno giorni importanti. "Dobbiamo decidere se questa è un'impresa in cui vogliamo continuare a essere coinvolti - ha detto il segretario di Stato americano, ripetendo i concetti già espressi nei giorni scorsi - o se è giunto il momento di concentrarci su altre questioni che in alcuni casi sono altrettanto, se non più, importanti".