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Gli Usa e la Francia con Haftar: l'Italia è pronta a saltare sul carro del vincitore in Libia

Al Sarraj è un leader debole e non ha più il sostegno di Trump. Il premier Conte vuole un'altra sconfitta dopo la caduta di Gheddafi nel 2011

Alberto Negridi Alberto Negri, editorialista   
Gli Usa e la Francia con Haftar: l'Italia è pronta a saltare sul carro del vincitore in Libia

Si profila un'altra sconfitta italiana dopo la caduta di Gheddafi nel 2011 e forse noi siamo già pronti a saltare sul carro del vincitore. Sulla Libia l’Italia appare sempre più isolata, soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Francia che, nonostante l'apparente riavvicinamento a posizioni europee, continua a sostenere l'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. E allora il premier Conte da Pechino cerca di riposizionare l'Italia: "Non sostengo un singolo attore libico, riteniamo che la soluzione militare assolutamente non sia affidabile".

Al Sarraj è un leader debole

E questo poco dopo una telefonata di Sarraj da Tripoli in cui il premier libico assicurava Conte che "continueranno a combattere fin quando le forze dell'aggressore si ritireranno". Il blitz del generale per conquistare rapidamente la capitale di Al Sarraj, un leader debole sostenuto dalle milizie islamiste, dalla Turchia e dal Qatar, è fallito ma prosegue l’accerchiamento diplomatico di un governo riconosciuto dall'Onu ma che in realtà è osteggiato da grandi potenze e attori regionali. Un fronte, costituito da Usa, Russia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi che, prima o poi, intende spazzare via il gruppo di potere a Tripoli appoggiato dai Fratelli Musulmani, i grandi perdenti delle primavere arabe.

La collaborazione con la Cia del generale Haftar

Ci sono segnali negativi: il portavoce di Haftar chiede all’Italia di chiudere l’ospedale di Misurata, nonostante il nostro ministero della Difesa abbia negato ogni coinvolgimento dei militari italiani negli scontri in Libia. Mentre la tv araba Al Jazeera sostiene che una nave, violando l'embargo internazionale, sarebbe approdata al terminale di Ras Lanuf in Cirenaica per rifornire di armi il generale Haftar che, ricordiamolo, è sì libico ma si è anche guadagnato la cittadinanza americana e una collaborazione con la Cia durante gli anni dell’esilio negli Stati Uniti.

Trump spiazza l'Italia

Donald Trump avrebbe scaricato ormai il premier libico Fayez al Sarraj e dato disco verde all'uomo forte della Cirenaica Khalifa Haftar e al suo assalto a Tripoli: un’inversione di rotta che sconfessa il segretario di Stato Mike Pompeo. Per l’Italia si tratta di uno smacco notevole: viene completamente spiazzata dopo che gli Usa avevano più volte promesso a Roma la famosa "cabina di regia" della crisi libica. Non solo. Trump avrebbe dato personalmente il via libera ad Haftar e alla sua offensiva sulla capitale libica in una telefonata il 15 aprile scorso, secondo l'agenzia Bloomberg, che cita come fonti tre dirigenti americani. Ma già una precedente chiamata del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton aveva lasciato Haftar con l'impressione di un sostegno Usa alla campagna su Tripoli con il suo Esercito nazionale libico. Un segnale quasi inequivocabile della presa di posizione Usa era venuta dalla fuga di marines dalle spiagge di Tripoli: una sorta di via libera all’offensiva di Haftar.

Conte incontre il presidente egiziano Al Sisi

In queste ore il premier italiano Conte ha incontrato a Pechino il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi proprio per discutere della crisi libica. Un precedente incontro tra i due al vertice euro-arabo di Sharm el Sheikh in febbraio si era risolato con un nulla di fatto, sia sulla Libia che sul caso Regeni. E’ difficile che Al Sisi cambi la sua posizione, se non facendo dichiarazioni cosmetiche che lasciano le cose come stanno. Il sostegno di Trump a Haftar è avvenuto dopo che il generale Al Sisi aveva incontrato il presidente americano il 9 aprile scorso alla Casa Bianca, sollecitandolo a sostenere il generale libico. Il presidente americano ha avuto anche un colloquio con il principe di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed, un altro sostenitore di Haftar, proprio il giorno prima che la Casa Bianca diffondesse il comunicato sulla telefonata con Haftar.

L'indebolimento della posizione dell’Onu

La prova dell’isolamento italiano ma anche dell'indebolimento della posizione dell’Onu a favore di Sarraj è lo stallo al Consiglio di sicurezza. Gli Usa all’inizio della crisi avevano sostenuto una risoluzione britannica per chiedere lo stop dell’offensiva di Haftar, poi hanno cambiato posizione e si sono allineati sulla Russia: da allora tutto è bloccato. L'Ue è riuscita ad approvare un appello alla fine delle ostilità ma non ha nominato Haftar dopo che la Francia ed altri Paesi si erano opposti. Gli interessi in gioco, dal petrolio a quelli militari, e le alleanze trasversali, sullo sfondo della contrapposizione tra i filo islamisti di Tripoli e Misurata e i loro avversari, stanno tagliando fuori l’Italia. La conferma che la caduta del Colonnello Gheddafi nel 2011 è stata la più grande sconfitta del Paese dalla Seconda guerra mondiale.

Alberto Negridi Alberto Negri, editorialista   
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