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Gran Bretagna messa in quarantena dall’Europa: regalo di Natale per Boris

Il paese è stato isolato dal resto della Ue: è di fatto già una Hard Brexit. I “falchi” gongolano. Dovesse continuare il blocco stradale, la Gran Bretagna sarà costretta a un’autarchia di mussoliniana memoria

Simone Filippettidi Da Londra - Simone Filippetti   
Boris Johnson (Ansa)
Boris Johnson (Ansa)

Nel 1994, in piena Euro-Euforia, la Gran Bretagna si univa, anche fisicamente all’Europa: veniva inaugurato il Tunnel sotto la Manica che univa due secolari nemici, Regno Unito e Francia.

Dopo essere stata per 10mila anni, dall’ultima glaciazione, un’isola, il paese entrava, non solo metaforicamente, dentro la Ue (ma senza mai aver abbandonato la sua Sterlina). Venti anni dopo, per la prima volta nella storia, l’Eurotunnel è chiuso. La “Variante Inglese” del Covid, che ha costretto il premier Boris Johnson a ri-chiudere Londra per Natale, il terzo Lockdown in un anno e il secondo in due mesi. La Gran Bretagna è oggi tornata quello che è sempre stata per almeno duemila anni: un’isola, separata e irraggiungibile dall’Europa. A farne le maggiori spese son stati gli italiani: migliaia di expat, che da buoni ultimi, tornavano in Italia l’ultimo giorno prima che all’arrivo scattasse l’auto-isolamento, sono rimasti bloccati mentre avevano già un piede in aereo. In 31 mila sono riusciti invece a lasciare il Regno Unito nei giorni precedenti (e a loro verrà fatto un tampone per scongiurare che portino nel Belpaese la variante inglese).

Paese isolato 

Da domenica sera il paese è isolato: chiuso il tunnel sotto la Manica. La stazione di St.Pancras a Londra, da dove partono gli Eurostar, è deserta: sui tabelloni elettronici la scritta “Canceled” compare su tutti i treni per Parigi o Amsterdam o Bruxelles. Gli unici pendolini che circolano, quasi completamente vuoti, finiscono la loro corsa ad Ashford; o poco più avanti, sulla costa a Margate. Nessun aereo vola verso l’Europa, ma verso il resto del mondo sì. Peccato però che la Gran Bretagna importi il 90% del cibo che mangia non da Hong Kong o da New York, ma dalla Europa e via terra: migliaia di camion ogni giorno salgono sui traghetti a Calais e sbarcano a Dover. Con i traghetti fermi da due giorni, l’allarme cibo è reale: Sainsbury’s, una delle più grosse catene di supermercati, ha gettato gli inglesi nel panico. Gli scaffali rischiano di essere vuoti. Sotto Natale e con la Brexit alle porte è uno scenario da apocalisse, proprio mentre il Governo è in stallo sui negoziati con la Ue.

La Brexit è arrivata 

Ma ora dopo 4 anni di discussioni, di continue inversioni di marcia, di tre cambi di governo, di lunghi e inconcludenti negoziati, la Brexit è arrivata all’improvviso. Con le merci e le persone bloccate, per giunta sotto Natale, il paese sta sperimentando già l’apocalisse della Hard Brexit. Insomma si scrive Covid, ma si legge Brexit. Difficile non vedere un disegno politico, da entrambe le parti: il nuovo ceppo del virus, la cosiddetta “Variante Inglese” è in realtà nota da settembre. E nessuno ha mai lanciato nessun allarme. La bomba sganciata da Emmanuel Macron sulla Gran Bretagna domenica pomeriggio, con la chiusura dei porti francesi della Manica, tagliando fuori il paese, rischia di fare proprio il gioco dei Brexiter duri e puri. Il Regno Unito è piombato nell’isolamento con l’Europa: miglio regalo di Natale i falchi del No Deal non potevano desiderare. Di fatto, è come se il paese fosse già uscito senza un accordo e fosse scattata la temuta Brexit al buio. E allora tanto vale, far saltare il banco e ufficializzare una Hard Brexit. La medesima sera di domenica, a poche ore dall’isolamento, i tabloid inglesi già titolavano “La Ue mette in quarantena la Gran Bretagna”. Una punizione, insomma: la cattiva Bruxelles usa la scusa del virus per far assaggiare al paese cosa significa uscire dalla Ue. Ma punizione per punizione, ecco che la Hard Brexit diventa una strada fattibile. Perchè la temuta uscita senza rete ora si diluirebbe nel marasma generale del Covid. E Boris si presenterebbe da vincitore di fronte ai suoi elettori: non si è piegato ai diktat di Bruxelles. Il Regno Unito torna a essere un paese sovrano.

Il primo a tifare è Boris

Il primo a tifare per uno scenario di questo tipo è proprio Boris: il premier era finito in un cul de sac: lui ha sempre sotto sotto desiderato di fare la Hard Brexit e sbattere la porta in faccia alla Ue; ma ora non poteva più farlo. Con la tempesta del Covid, si rendeva conto di aver bisogno di un accordo con la Ue, di un minimo di paracadute. Ed ecco l’infinita trattativa con Bruxelles. Ma ora, la Francia, il paese più contrario a un accordo con UK, ha fatto saltare il tappo; ha sorpassato a destra tutti. Approfittando dell’emergenza sanitaria ha tagliato fuori la Gran Bretagna senza aspettare che fossero gli inglesi a farlo.

Per Boris è un atout: può così salvare capra (la Brexit) e cavoli (i suoi elettori). Un successo politico, ma il cui costo economico rischia di portare però il paese sull’orlo del baratro.

Dovesse continuare il blocco stradale, la Gran Bretagna sarà costretta a un’autarchia di mussoliniana memoria. Per i cosmopoliti londinesi, niente più prosecco, prosciutto spagnolo e branzini greci. Ma una ferrea dieta a base di Pale Ale, l’annacquata birra inglese, fish&chips e l’odiato (dai bambini) cabbage (cavolfiore).

Simone Filippettidi Da Londra - Simone Filippetti   
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