Gaza nel sangue, sottostimato il numero di vittime: sarebbero già oltre 70mila. Gli Usa sanzionano la Corte dell'Aja
Una ricerca pubblicata da Lancet rivela che il 3% della popolazione di Gaza sia morta per mano israeliana a partire dal 7 ottobre 2023. "Dati ufficiali sottostimati del 41%"
Mentre l'accordo per arrivare a un cesate il fuoco nella stremata Striscia di Gaza arranca, uno studio della rivista scientifica Lancet sostiene che le vittime palestinesi dall'inizio della guerra (7 ottobre del 2023) sarebbe fortemente sottostimato. La guerra tra Israele e Hamas è già indicata come la più costosa in termini di vittime civili dell'età contemporanea, ma potrebbe esserlo ancora di più. Mentre gli Stati Uniti sanzionano la Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) che ha spiccato un mandato di cattura contro il premier israeliano Netanyahu e l'ex ministro degli Esteri Gallant, la rivista scientifica sottolinea come il numero di morti indicato dal ministero della Sanità di Gaza sia sottostimato di almeno il 40%. Le vittime sarebbero già oltre le 70mila, di cui il 59% donne, bambini e anziani. L'analisi statistica riportata da Lancet è stata realizzata da un gruppo di scienziati della London School of Hygiene & Tropical Medicine guidato dall'epidemiologa Zeina Jamaluddine.
Quindi dal 7 ottobre 2023 fino al 30 giugno 2024 le vittime della guerra a Gaza sarebbero state 64.260, un numero nettamente superiore ai 37.877 morti riportati per lo stesso periodo dal ministero della Salute palestinese (che nel suo ultimo bilancio aggiornato al 9 gennaio 2025 ha riferito un totale di 46.006 morti in 15 mesi di guerra). I calcoli dei ricercatori mostrano come alle cifre ufficiali dei decessi per lesioni traumatiche, già oltre 70 mila come detto, si debbano aggiungere i decessi non correlati a traumi, ma causati dall'interruzione dell'assistenza sanitaria, dall'insicurezza alimentare, dalla carenza di acqua e servizi igienici e dalle malattie.
Morto a Gaza il 3% della popolazione
Complessivamente, conclude lo studio, le violenze a Gaza avrebbero causato la morte di circa il 3% della popolazione: il 59% delle vittime erano donne, bambini e anziani.
Il metodo statistico utilizzato dai ricercatori è quello di cattura-ricattura che sovrappone i dati provenienti da più fonti per arrivare a stime dei decessi quando non tutti i dati vengono registrati. Gli studiosi hanno analizzato anche i registri dell'obitorio, un sondaggio online e i necrologi sui social media.
I dati: ecco perché si è arrivati a una sottostima così marcata
Le fonti usate per lo studio includevano i registri dell’obitorio dell’ospedale del Ministero della Salute palestinese, un sondaggio online e i necrologi sui social media. Perché, quindi, si è arrivati a una sottostima così marcata? La prima ragione si trova nel deterioramento dell’infrastruttura sanitaria di Gaza e nella conseguente incapacità di contare i morti nel mezzo delle violenze in corso. "L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già condannato l’elevato numero di civili uccisi nella guerra a Gaza – afferma Jamaluddin – e le nostre scoperte suggeriscono che il numero di decessi per lesioni traumatiche è sottostimato di circa il 41%. Questi risultati sottolineano l’urgente necessità di interventi per salvaguardare i civili e prevenire ulteriori perdite di vite umane".
Gli Usa sanzionano la Corte penale internazionale dell'Aja
E' la Camera dei deputati degli Stati Uniti ad aver votato un provvedimento sanzionatorio contro la Corte penale internazionale dell'Aja rea di aver spiccato un mandato di cattura contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu e l'ex ministro degli Esteri, Yoan Gallant, per i crimini di guerra commessi a Gaza. Il provvedimento chiede la "condanna nei termini più forti" dei mandati di arresto e prevede sanzioni nei confronti della Corte per ogni sforzo volto a "indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi persone protetta" dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Nè gli Stati Uniti né Israele hanno aderito al trattato di Roma che ha istituito la Cpi di cui fanno parte 125 Paesi, tra cui l'Italia. L'ultimo ad aver effettuato l'ingresso è l'Ucraina: la sua partecipazione decorre dal primo gennaio di quest'anno.