Onu: "Indagine sulle violazioni di guerra. Si rischia la morte per fame". Palestina: "Genocidio"
"Pochi morti tra i militari e troppi tra i civili". E alla morte sotto le bombe rischia di aggiungersi la morte per fame. I soccorsi seguendo le urla, solo 5 ambulanze

Nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza c'è già uno sconfitto: il diritto internazionale. E l'Onu, tra veti incrociati e accuse reciproche tra i membri, cerca di ricordarne a tutti l'esistenza. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk ha così chiesto un'inchiesta internazionale, denunciando le violazioni di un conflitto asimmetrico nel quale ci sono pochi morti tra i militari e troppi tra i civili.
"Accuse estremamente gravi di violazioni multiple e profonde del diritto internazionale umanitario, chiunque le abbia commesse, richiedono indagini rigorose e piena responsabilità", ha dichiarato Turk a Ginevra, nel corso di un briefing sulla situazione agli Stati membri, sottolineando che che "è necessaria un'indagine internazionale" e dicendosi preoccupato per "l'intensificazione della violenza e la grave discriminazione contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est". Per Turk "è evidente che da entrambe le parti alcuni vedono l'uccisione di civili come un danno collaterale accettabile o come un'arma di guerra deliberata e utile. Questo è un disastro umanitario e un attacco ai diritti umani".
Parole nel vuoto. L'ambasciatrice israeliana alle Nazioni Unite a Ginevra Meirav Eilon Shahar ha chiuso ogni porta. Il diritto internazionale, ha scandito, non è "un patto suicida" che consente alle "organizzazioni terroristiche" di "beneficiare di un costante sostegno internazionale". Immediata e durissima la risposta dell'ambasciatore palestinese Ibrahim Khraishi.
"Dovreste svegliarvi in questa stanza. Questo è un massacro, un genocidio, e lo vediamo in tv. Non può continuare". I civili, a Gaza, non hanno scampo. Dopo l'esodo dal nord l'esercito israeliano ha lanciato volantini su Khan Younis, nel sud della Striscia, ordinando loro di spostarsi nella parte occidentale della città per la loro sicurezza. Ma, ha commentato l'Alto commissario, "siamo stati assolutamente chiari sul fatto che al momento non consideriamo sicura alcuna parte di Gaza". E infatti l'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, ha reso noto che un altro suo operatore é stato ucciso nell'area di Gaza City. Con lui salgono a 103 i dipendenti dell'Agenzia uccisi nel conflitto, il numero più alto di operatori umanitari delle Nazioni Unite uccisi in un conflitto nella storia dell'organizzazione. Tanto che il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, ha denunciato "un tentativo deliberato di strangolare il nostro intervento e paralizzare le operazioni dell'Unrwa".
Rischio di morte per fame
E alla morte sotto le bombe rischia di aggiungersi la morte per fame. "Con l'inverno che si avvicina velocemente, i rifugi insicuri e sovraffollati e la mancanza di acqua pulita, i civili si trovano ad affrontare l'immediata possibilità di morire di fame", ha avvertito la direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale dll'Onu, Cindy McCain.
A livello di buone intenzioni un piccolo passo avanti l'aveva fatto ieri il Consiglio di Sicurezza, adottando una bozza di risoluzione che chiede "pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l'accesso agli aiuti ai civili" e il rilascio degli ostaggi. Immediata la bocciatura da parte di Israele che ha ribadito la sua linea: finché gli ostaggi non vengono rilasciati non se ne parla.
I soccorsi seguendo le urla, solo 5 ambulanze
La speranza di vita di centinaia di palestinesi a Gaza passa anche per una stanza nella Cisgiordania, dove su una scrivania c'è un computer per le emergenze. Ma il telefono squilla sempre meno, e non è una buona notizia: "Abbiamo perso i contatti con la centrale operativa sul territorio, che è stata smantellata", spiega Giovanna Bizzarro, rappresentante italiana per la Croce Rossa in Palestina, impegnata all'interno della sala che da Ramallah coordina gli aiuti medici e umanitari nella Striscia. Nonostante tutto la gente a Gaza, con un automatismo dei tempi passati, continua a digitare il numero di emergenza 101 chiedendo di liberare chi è intrappolato dalle macerie, bloccato in casa o perché si avverte la puzza dei corpi in strada: l'operatrice risponde, ascolta, scuote la testa. Sa che lì un'ambulanza non potrà mai arrivare. Non resta più nulla dell'apparato di comunicazione tra la centrale della Mezzaluna Rossa e i feriti della Striscia, messo su a fatica nel tempo, anni prima del 7 ottobre 2023: ora tra le macerie polverose ci si può affidare solo all'orecchio teso degli operatori, almeno per quelli che ancora hanno i mezzi di soccorso.
Tutti contro Netanyahu, 'deve essere destituito'
Contestato nelle strade, indebolito nei sondaggi, criticato sovente in alcuni studi televisivi, il premier Benyamin Netanyahu adesso deve vedersela anche con i venti di fronda nel suo partito. Quel Likud che pure é celebre per l'assoluta fedeltà dei dirigenti verso il 'leader supremo'. Ad esprimere sentimenti di delusione nei suoi confronti è stata una ex ministra, Galit Distal Atbaryan. "Provo una collera enorme nei suoi confronti. mi brucia dentro", ha sbottato in uno scambio di messaggi su Whatsapp che doveva restare privato e che é invece rimbalzato con clamore sui siti. Di recente Atbaryan si era dimessa sentendosi superflua nella veste di ministro dell'informazione. "È da mesi che fremo nei suoi confronti, perché ha consentito a quei mostri (Hezbollah e Hamas, ndr) di prosperare durante i suoi governi, a nord e a sud. E dire che si presentava come Mister Sicurezza".
Nella speranza che con la guerra qualcosa si sia in messo in moto nella politica interna, il leader centrista Yair Lapid ha quindi suggerito di sostituire con un nuovo esecutivo quello attuale che si poggia su partiti di estrema destra.
"Netanyahu - secondo Lapid - ha perso la fiducia dei cittadini, della comunità internazionale e perfino dei nostri responsabili alla sicurezza".
Israele: fatti 2 attacchi sotterranei, effetti devastanti
Mentre a Gaza proseguono le operazioni in superficie, l'esercito ha anche lanciato due attacchi dentro infrastrutture sotterranee in cui si nascondevano dirigenti di Hamas. Lo ha rivelato il portavoce militare Daniel Hagari. Un attacco ha preso di mira Ahmed Ghandor, un comandante di brigata, e Ayman Syam, un responsabile del progetto di missili. Il secondo e' stato diretto contro Rawhi Mushta e Samekh al-Saraj (vicini al leader locale Yihya Sinwar) e contro Issam Dalis, primo ministro di Hamas a Gaza. ''L'effetto delle deflagrazioni e' stato devastante'', ha precisato Hagari. ''Hamas ha preferito finora tenere segreta la cosa''.