Aiuti insufficienti e bombardamenti continui anche al Sud di Gaza. La testimonianza di Tala
La ragazza palestinese racconta il dramma della guerra: "Tutti cercano acqua e cibo. Ogni giorno sono sempre di più i litigi per accaparrarsi da bere e da mangiare”
Ha una voce esausta Tala, una ragazza che dal nord di Gaza si è spostata al sud per cercare riparo. Sospirando racconta: “Per ora abbiamo abbastanza cibo ma non so i prossimi giorni come andranno. Tutti cercano acqua e cibo. Ogni giorno sono sempre di più i litigi per accaparrarsi da bere e da mangiare”. Sabato scorso infatti, migliaia di civili hanno fatto irruzione alla ricerca di cibo, acqua e altri beni di prima necessità nei magazzini degli aiuti umanitari forniti dalle Nazioni Unite.
La crisi umanitaria nella Striscia è in continuo peggioramento. Sono pochissimi i rifornimenti arrivati alla popolazione di Gaza dal 7 ottobre ad ora, si tratta di meno di cento camion che secondo le Nazioni Unite non coprirebbero neanche il fabbisogno di un solo giorno a Gaza, considerando che, già prima dell’attuale escalation, l'80% della popolazione faceva affidamento su 500 camion giornalieri di aiuti umanitari per soddisfare i propri bisogni primari. L'Agenzia per il soccorso delle Nazioni Unite (UNRWA) ha dichiarato che l’assalto di sabato è un preoccupante segnale del fatto che l'ordine civile sta iniziando a crollare, dopo tre settimane di incessanti bombardamenti e di assedio totale. “La gente è spaventata, frustrata e disperata”, dichiara UNRWA. E a confermarlo è chi quella situazione la sta vivendo. "Sono spaventata perchè ho paura che nei prossimi giorni potremmo morire di fame. La situazione qui è sempre più terribile. Spesso siamo costretti a bere acqua sporca o addirittura quella del mare”, racconta ancora Tala.
Ma al sud, il luogo che era stato dichiarato sicuro dalle autorità israeliane, non si rischia di morire “solo” di fame o di sete. Il rischio più grande sono le bombe, perchè anche lì i bombardamenti si sono intensificati. “Le bombe sono ovunque. I bombardamenti sono continui anche qui, sicuramente al nord sono di più ma anche qui viviamo costantemente con il rumore delle bombe. Bombardano soprattutto sui civili. Vogliono sempre più persone morte - continua Tala - comincio a pensare che il loro unico obiettivo sia di ammazzare sempre più civili di Gaza”.
Ma la tensione e la paura dei gazawi sia a nord che a sud della Striscia sembrano essere destinate ad aumentare dopo le ultime dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha rifiutato il cessate il fuoco: “La Bibbia dice che c’è un tempo per la pace e un tempo per la guerra. Questo è tempo di guerra, una guerra per un futuro comune. Oggi tracciamo una linea tra le forze della civiltà e le forze della barbarie. È tempo che tutti decidano da che parte stare”. Intanto tra le “forze della barbarie” ci sono persone come Tala, civili innocenti che da più di venti giorni un futuro faticano ad immaginarlo e che continuano a pagare il prezzo più caro di questa guerra.