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Gaza, Hamas: "Tregua forse prima della fine dell'anno se Trump ferma Netanyahu". Israele e il nodo Barghouti

In un'intervista a un quotidiano saudita un alto funzionario del gruppo estremista dice che l'accordo sarà in 3 fasi. Al centro della trattativa anche il popolare leader di Fatah. Witkoff inviato dal neo presidente in Medio Oriente

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Gaza in macerie (Ansa)
Gaza in macerie (Ansa)

Un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi potrebbe concretizzarsi entro la fine dell’anno. Questa prospettiva è stata anticipata venerdì sera da un alto funzionario israeliano alla rete Channel 12 e confermata sabato da un leader di Hamas al quotidiano saudita Al-Sharq. Intanto, al Cairo si sono riuniti importanti diplomatici mediorientali e statunitensi per discutere della tregua e della liberazione dei rapiti, ancora trattenuti a Gaza da oltre 435 giorni.

Il ruolo dell’Egitto e l’importanza della soluzione a due Stati

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha affrontato il tema con il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, e con l’inviato statunitense per il Medio Oriente, Brett McGurk, come riportato dall’ufficio presidenziale. “L’incontro ha affrontato gli sviluppi della situazione regionale e ha esaminato gli sforzi per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco e sullo scambio dei prigionieri a Gaza”, spiega una nota ufficiale. Al Sisi ha sottolineato l’urgenza di inviare aiuti umanitari alla Striscia in vista dell’inverno, ribadendo inoltre l’importanza della soluzione dei due Stati per la pace e la stabilità in Medio Oriente. Ai colloqui erano presenti anche il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Aty, il capo dei servizi Hassan Rashad e l’ambasciatrice americana al Cairo, Herro Mustafa Garg.

Il nodo dei prigionieri: il caso Barghouti e le richieste di Israele

Nonostante l’ottimismo del funzionario di Hamas, che ha definito “eccellente” la possibilità di raggiungere un’intesa, una fonte egiziana di rilievo ha rivelato al quotidiano libanese al Akhbar che Israele avrebbe bocciato la richiesta di liberare tra i prigionieri palestinesi anche Marwan Barghouti, un importante leader di Fatah detenuto con cinque ergastoli per la sua responsabilità in tre attacchi terroristici mortali durante la Seconda Intifada. Israele proporrebbe liste alternative, comprese persone arrestate di recente, rallentando la definizione dell’accordo. Inoltre, Gerusalemme insisterebbe affinché alcuni detenuti rilasciati non rientrino in Cisgiordania o a Gaza, ma vengano trasferiti all’estero.

Ostacoli alla svolta e il bilancio degli ostaggi ancora a Gaza

Questo compromesso potrebbe sbloccare la situazione, ma le speranze di una svolta imminente, annunciate da giorni, risultano ora ridimensionate. Sul campo, Israele stima che 96 dei 251 ostaggi sequestrati il 7 ottobre siano ancora a Gaza, insieme ai corpi di almeno 34 vittime. Hamas ha liberato finora 105 civili durante la tregua di fine novembre, e quattro ostaggi erano stati rilasciati in precedenza per motivi umanitari. L’esercito israeliano ha salvato otto ostaggi e recuperato 38 corpi, tra cui tre persone uccise per errore dai militari nel tentativo di fuggire dai rapitori.

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