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Gaza, un altro neonato morto per il freddo: sono sei in una settimana. L'Unicef: "Condizioni disperate"

Il piccolo di appena un mese è deceduto poche ore dopo suo fratello gemello. L'agenzia Onu: "Lutti evitabili". Sono 800 in tutto i piccoli morti prima di compiere un anno dall'inizio della guerra. L'Oms: "Israele smetta di bombardare gli ospedali"

Antonella A. G. Loidi An. Loi   
Bambini tra le tende a Gaza (Ansa)
Bambini tra le tende a Gaza (Ansa)

Ancora bambini morti, non solo sotto le bombe ma il freddo. Gaza chiude così il suo annus horribilis di distruzione e morte ininterrotte per mano israeliana. I centri abitati della Striscia sono stati rasi al suolo e la gran parte della popolazione di Gaza è costretta a vivere nelle tende o, peggio, all'aperto. Oltre alle bombe è il freddo l'ulteriore spietato nemico di questi giorni. E le vittime sono sempre di più bambini. Ieri è morto Ali al-Batran, nella Striscia di Gaza centrale, il fratello gemello del neonato deceduto poche ore prima in una tenda a Deir al-Balah, portando a sei il numero di neonati morti in una settimana a causa delle basse temperature e delle condizioni atmosferiche difficili per le piogge e gli allagamenti. L'impossibilità di riscaldarsi e la mancanza di cibo e medicine sono i danni collaterali di questa guerra sanguinosa. 

E' l'agenzia di stampa Wafa a raccontare, insieme a fonti mediche, che Ali al-Batran, gemello di Jumaa, è morto all'ospedale dei martiri di Al-Aqsa dove ieri il padre aveva portato i due figli nati solo un mese prima. Nall'arco di una settimana sono morti anche altri quattro piccoli, tutti tra i 4 e i 21 giorni. Tra questi c'era anche Sila, il cui cuoricino ha smesso di battere dopo solo tre settimane. Nella Striscia le temperature scendono molto durante la notte e i bambini, non vestiti adeguatamente e costretti a vivere in tende di fortuna poco o niente riscaldate, sono i più vulnerabili. 

Il racconto della madre dei due gemellini morti di freddo

La madre della bambina, Nariman al-Najmeh, alla Bbc ha raccontato di essersi svegliata la mattina e di aver visto la piccola immobile. Il padre, svegliato dalla moglie, "gli ha scoperto il viso e l'ha trovato blu, che si mordeva la lingua e aveva del sangue che gli usciva dalla bocca". Mahmoud - questo il nome dell'uomo - ha raccontato che il freddo nella Striscia "è pungente e duro. Per tutta la notte, a causa del freddo, ci stringiamo, rannicchiandoci l'uno accanto all'altro. La nostra vita è un inferno. È un inferno a causa degli effetti della guerra, la mia famiglia è stata martirizzata e la nostra situazione è insopportabile", ha spiegato.

Nariman ha raccontato che la sua famiglia è dovuta sfollare almeno dieci volte e che la zona dove si trovano adesso, il campo profughi di al-Mawasi, a Khan Younis, è stato dichiarato "zona umanitaria" e quindi sicura dall'Idf. Ma nonostante ciò le bombe sono cadute almeno due volte, a luglio e a settembre, causando la morte di centinaia di rifugiati palestinesi. Qui, come in tutta la Striscia, manca tutto: dai servizi igienici al cibo e beni di prima necessità, tra cui le medicine. L'alto numero di bambini vittime degli effetti di questo terribile conflitto indigna l'Onu e le agenzie specializzate come l'Unicef che ha sottolineato come cresce il numero di neonati nati sani e morti per le conseguenze del freddo. Il direttore Edouard Beigbeder ha spiegato che questi lutti sarebbero del tutto "evitabili", e "mettono a nudo le condizioni disperate e in peggioramento in cui versano le famiglie e i bambini di Gaza".

"Ospedali come campi di battaglia"

Intanto, secondo quanto riportato dal ministero della Salute della Striscia, salgono oltre 45mila i palestinesi morti dall'inizio della guerra, 14 mesi fa. La stragrande maggioranza sono civili e tra questi donne, anziani e migliaia di bambini. Almeno 800 sono stati uccisi prima di aver compiuto un anno di età

Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è tornato a chiedere a Israele di cessare i raid militari sugli ospedali di Gaza, che negli ultimi giorni si sono intensificati. "Gli ospedali di Gaza sono tornati a essere campi di battaglia e il sistema sanitario è gravemente minacciato – ha scritto ieri Ghebreyesus su X –. Ripetiamo: fermate gli attacchi agli ospedali. La gente di Gaza ha bisogno di accedere all’assistenza sanitaria. Gli operatori umanitari hanno bisogno di accedere per fornire assistenza sanitaria. Cessate il fuoco!".

Antonella A. G. Loidi An. Loi   
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