Francesco sogna con i giovani un avvenire di pace: il papa conclude la GMG in Portogallo
Il papa conclude la GMG a Lisbona scegliendo la pace, evoca l’Ucraina e annuncia un Giubileo per i giovani a Roma nel 2025. La prossima GMG a Seoul nel 2027
Il commiato di papa Francesco al milione e mezzo di giovani venuti a Lisbona da ogni continente alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) è una mobilitazione per la pace. Ne ha parlato fin dal primo giorno. Era prevedibile più volte e con particolare passione nei quattro giorni di sua presenza alla Giornata. Fin dal primo giorno; era prevedibile che fosse il mandato conclusivo in una situazione di crisi mondiale.
“In particolare - ha detto prima dell’Angelus al termine della messa nel parco Tejo gremito all’inverosimile - accompagniamo con il pensiero e con la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante. Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete a me, anziano, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace”. La GMG è stata un grande dialogo di Francesco con i giovani: tra loro esiste una grande tacita intesa confermata nei 10 anni di pontificato iniziato proprio con la trasferta in Brasile nell’estate 2013 per la GMG di Rio. Dialogo su due binari: una fede rinnovata e gioiosa, tenuta giovane con un ritorno al Vangelo e un’apertura al mondo in crisi economica, ecologica, senza pace e contrario all’accoglienza di poveri e migranti. Fin dal primo giorno a Lisbona Francesco ha ribadito le sue priorità nei due ambiti che lo assorbono ogni giorno: rapporti internazionali logorati e rapporti interni alla Chiesa impegnata nella riforma dopo il tempo degli scandali, liberandola dal clericalismo e dalla mondanità spirituale.
“Annunciare il Vangelo senza proselitismo, ma con amore” aveva chiarito ai vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali. “E uno dei segni che alcuni movimenti ecclesiali stanno andando male è il proselitismo. Quando un movimento ecclesiale o una diocesi, o un vescovo, o un prete, o una suora, o un laico fa proselitismo, questo non è cristiano. Cristiano è invitare, accogliere, aiutare, ma senza proselitismo. Il Vangelo, infatti, è un annuncio di vita nel mare della morte, di libertà nei gorghi della schiavitù, di luce nell’abisso delle tenebre”. Si tratta insomma di ringiovanire il volto della Chiesa ma “senza trucco” quanto piuttosto con un rapporto rinnovato con Gesù del vangelo per raccontarlo in forma credibile alle donne e agli uomini del nostro tempo.
“Ci sono tante oscurità nella società di oggi da tutte le parti. Abbiamo la sensazione che sia venuto a mancare l’entusiasmo, il coraggio di sognare, la forza di affrontare le sfide, la fiducia nel futuro; e, intanto, navighiamo nelle incertezze, nella precarietà soprattutto economica, nella povertà di amicizia sociale, nella mancanza di speranza. A noi, come Chiesa, è affidato il compito di immergerci nelle acque di questo mare calando la rete del Vangelo, senza puntare il dito, senza accusare, ma portando alle persone del nostro tempo una proposta di vita, quella di Gesù: portare l’accoglienza del Vangelo, invitare alla festa, in una società multiculturale; portare la vicinanza del Padre nelle situazioni di precarietà, di povertà che crescono, soprattutto tra i giovani; portare l’amore di Cristo dove la famiglia è fragile e le relazioni sono ferite; trasmettere la gioia dello Spirito dove regnano demoralizzazione e fatalismo”. Francesco ha scommesso sui giovani e con i giovani promosso iniziative che possono garantire il futuro senza osteggiare le riforme come i cattolici tradizionalisti. Valgano per tutte il sinodo dei giovani, l’economia di Francesco, un patto educativo globale. Senza ricordare questi impegni già operativi, nella messa di fine GMG il papa ha ribadito le sue speranze affidate ai giovani. “A voi giovani che avete vissuto questa gioia – stavo per dire questa gloria, e in effetti una specie di gloria lo è, questo nostro incontro –; a voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela – un po’ di pessimismo ci assale a volte –; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo – e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”.
Accattivante ed esigente Francesco lo è stato perfino nell’omelia spiegando il Vangelo della trasfigurazione di Gesù, modello centrale di vita per i giovani. Come Lui, noi “diventiamo luminosi, brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui. Amare come Gesù: questo ci rende luminosi, questo ci porta a fare opere di amore. Non t’ingannare, amica, amico, diventerai luce il giorno in cui farai opere di amore... State attenti agli egoismi mascherati da amore! Ascoltalo, perché Lui ti dirà qual è il cammino dell’amore. Ascoltalo”. Sul fronte della pace e dell’ecologia Francesco si è speso anche in questi giorni in Portogallo: invitando alla preghiera incessante per la pace come ha fatto a Fatima, ma anche prospettando l’opportunità di curare più la diplomazia di pace che le spinte per la guerra.
Forse resteranno ancora indigesti a lungo e, pertanto sterili, i suoi interrogativi rivolti ai governi, ma in particolare all’Occidente e all’Europa: “Nell’oceano della storia - aveva ammonito al suo arrivo - stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace. Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? …Si investe più sulle armi che sul futuro dei figli. Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza”. Per la pace è la consegna finale di Francesco ai giovani come frutto della GMG 2023: “Tornando a casa, continuate a pregare per la pace. Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le diverse nazionalità, le lingue, le storie possono unire anziché dividere. Siete la speranza di un mondo diverso. Grazie di questo. Avanti!”.