Francesco indica la strada per la pace: "La precondizione è il perdono"
A questo scopo si recherà il 22 e 23 settembre a Marsiglia per prendere parte al terzo incontro del Mediterraneo che avrà come tema centrale le migrazioni e la solidarietà
Pace e migranti restano due emergenze drammatiche e non risolte e sono al centro dell’azione e dell’attenzione di Papa Francesco che, in tutti modi, sollecita le grandi potenze e i piccoli Stati a imboccare le vie del dialogo accantonando le guerre e gli egoismi nazionali. A questo scopo si recherà il 22 e 23 settembre a Marsiglia per prendere parte al terzo incontro del Mediterraneo che avrà come tema centrale le migrazioni e la solidarietà tra tutti i Paesi dell’area. Al meeting che si svolge dopo il primo a Bari e poi a Firenze, prenderanno parte 70 vescovi e 120 giovani provenienti dalle cinque sponde del Mediterraneo: Nord Africa, Vicino Oriente, Mar Egeo e Mar Nero, Penisola Balcanica e l’Europa meridionale. Gli studenti e i giovani professionisti invitati sono di tutte le nazionalità e religioni, israeliani e palestinesi, greci e turchi, algerini e marocchini, europei meridionali.
Perdono precondizione della pace
Il papa non indica ricette politiche ma batte e ribatte sulle premesse indispensabili per rendere possibile la pace e la soluzione del problema migratorio. Il perdono è la precondizione della pace possibile. In modo particolare di quanti si dicono cristiani. Lo spunto viene suggerito a Francesco dal vangelo domenicale che oggi parla di perdono. Quante volte – chiede l’apostolo Pietro a Gesù – dovrò perdonare al mio fratelli se pecca contro di me? Sette volte? No, risponde Gesù, ma settanta volte sette, cioè sempre, al modo di Dio che perdona sempre.
“Il messaggio di Gesù – avverte Francesco - è chiaro: Dio perdona in modo incalcolabile, eccedendo ogni misura. Lui è così, agisce per amore e per gratuità. Dio non si compra, Dio è gratuito, è tutto gratuità. Noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano... Fuori del perdono, infatti, non c’è speranza; fuori del perdono non c’è pace. Il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società”. E’ con questa sensibilità che andrebbero lette le tante iniziative del papa e della Santa Sede per soccorrere i migranti, le vittime delle guerre, i poveri di ogni provenienza.
“Venerdì mi recherò a Marsiglia – comunica Francesco - per partecipare alla conclusione dei Rencontres Méditerranéennes, una bella iniziativa che si snoda in importanti città del Mediterraneo, riunendo responsabili ecclesiali e civili per promuovere percorsi di pace, di collaborazione e di integrazione attorno al mare nostrum, con un’attenzione speciale al fenomeno migratorio. Esso rappresenta una sfida non facile, come vediamo anche dalle cronache di questi giorni, ma che va affrontata insieme, in quanto essenziale per il futuro di tutti, che sarà prospero solo se costruito sulla fraternità, mettendo al primo posto la dignità umana, le persone concrete, soprattutto le più bisognose. Mentre vi chiedo di accompagnare questo viaggio con la preghiera, vorrei ringraziare le autorità civili e religiose, e quanti stanno lavorando per preparare l’incontro a Marsiglia, città ricca di popoli, chiamata a essere porto di speranza. Già da ora saluto tutti gli abitanti, nell’attesa di incontrare tanti cari fratelli e sorelle”.
Pace e migrazioni nei pensieri del papa
In queste parole ci sono spunti a quanti politici si dedicano senza esiti a risolvere la pace e il fenomeno sempre più ampio delle migrazioni. Prima del che fare, occorre scegliere chi essere come politici, come popoli per promuovere soluzioni coerenti con l’essere. Se interessa il business prima della fraternità, non ci saranno soluzioni eque ma ci si affiderà al conflitto a tempo indeterminato o a soluzioni provvisorie per tamponare l’emergenza senza risolvere il problema. Il papa appare più realista del previsto: nell’attuale babele delle lingue e degli interessi, i credenti possono almeno ricorrere alla preghiera “per il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”. Cercando nel frattempo di creare condizioni di ascolto tra chi è in guerra direttamente o indirettamente. La rete prepolitica degli incontri svolti dal cardinale Zuppi in veste di inviato di Francesco a Kiev, Mosca, Washington, Pechino e ulteriori incontri con i Governi interessati mirano a focalizzare nelle cancellerie e nella riflessione dei leader governativi gli elementi umanitari indispensabili per decidersi a deporre le armi e aprire negoziati come un guadagno auspicabile per l’intera umanità. Quanto concreto sia il richiamo di Francesco è apparso nell’incontro con ufficiali e militari carabinieri in Piazza san Pietro a 80 anni dall’uccisione nazista del vice brigadiere Salvo D’Acquisto.
“A voi, che siete quotidianamente impegnati a servizio della giustizia e della legalità – e quanto bisogno di legalità c’è oggi! – vorrei dire che tutto questo trova la sua ragione e il suo fine ultimo nell’amore. La giustizia, infatti, non tende semplicemente a comminare delle pene a chi ha sbagliato, ma a ristabilire le persone nel segno del rispetto e del bene comune. È grande, in tal senso, la vostra missione. Vorrei dire che voi Carabinieri siete chiamati non solo a “fare il vostro dovere”, applicando regolamenti e procedure, ma a rendere più giusta e umana la società. È bello perciò che siate persone appassionate come Salvo D’Acquisto; servitori dello Stato e del bene comune, che combattono l’ingiustizia, difendono i più deboli, offrono un senso di protezione alle nostre città… Certo, tutto ciò richiede sacrificio e impegno, disciplina e disponibilità, senso di responsabilità e dedizione. Penso a quelli di voi che si trovano immersi in contesti difficili, in cui la giustizia viene spesso calpestata, chiamati a lottare contro ogni genere di illegalità, contro la criminalità organizzata e contro un senso di impunità a volte purtroppo radicato, contro la mentalità mafiosa. Penso a quelli di voi che svolgono compiti di carattere investigativo, mettendo sofisticate tecnologie a servizio di una ricerca paziente, meticolosa e competente, perché la menzogna venga smascherata. Penso ancora a quelli di voi che, in luoghi di conflitto e in contesti internazionali, sanno tendere la mano alla popolazione locale, diventando artigiani di pace attraverso la mediazione, la promozione umana e la costruzione silenziosa del bene”.