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Francesco: "Per la pace meno armi e più lavoro". Le tre vie per raggiungere un obiettivo ancora lontano

Il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace n° 55 che si celebrerà il prossimo Capodanno mette in relazione speciale pace e lavoro, un’emergenza sociale resa ancora più drammatica dall'emergenza che stiamo vivendo

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Il lavoro resta la leva principale per garantire pace e sviluppo. Ne è convinto papa Francesco che nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace n° 55 che si celebrerà il prossimo Capodanno mette in relazione speciale pace e lavoro, un’emergenza sociale resa ancora più drammatica dalla pandemia.

La Giornata della pace

Paolo VI immaginò per il futuro del mondo una Civiltà dell’amore che andava costruita attraverso lo sviluppo integrale. In vista di tale obiettivo lanciò sul finire del 1967 con uno speciale Messaggio, l’idea di una Giornata Mondiale della pace da celebrarsi il giorno di Capodanno e raccomandò che tale iniziativa per non renderla formalistica celebrazione fosse uno stimolo per popoli e governi a operare per le condizioni che la pace la garantiscono. Dopo 55 anni si ha la sensazione che tra i progressi e regressi registrati nel mondo la pace resti ancora lontana. “Occorre sempre parlare di pace” affermava papa Montini nel primo Messaggio, ma non ci si può contentare di sole parole.

Francesco e lo sviluppo integrale

Per la giornata del prossimo primo gennaio, papa Francesco si ricollega con forza a Paolo VI che aveva individuato nello sviluppo dei popoli il nome nuovo della pace e propone di perseguire lo sviluppo integrale considerando le persistenti difficoltà della pace nonostante lo sviluppo tecnologico conseguito. Può apparire singolare che nel Messaggio di Francesco, una figura leader del mondo attuale dei braccianti, dei poveri e degli immigrati invitato per la prima volta a presentare con cardinali e monsignori il Messaggio alla stampa internazionale accreditata in Vaticano proponga una Rivoluzione spirituale quale premessa necessaria per un’affermazione dei diritti e della pari dignità di  tutta l’umanità, senza discriminazione dei poveri. Francesco in realtà propone un quadro impegnativo per tutti, popoli e governi per uscire dalle chiacchiere inconcludenti dove ognuno cerca il proprio interesse.  Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro – scrive Francesco nel suo messaggio – sono le tre vie per rendere fattibile e raggiungibile la pace. Infatti la condizione attuale del mondo non è per nulla rosea. “Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, - scrive in apertura del messaggio - si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale.

Il grido dei poveri e della Terra

Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace”. In particolare, commenta Aboubakar Soumahoro, richiamandosi al messaggio del papa, oggi “una delle principali sfide che siamo chiamati ad affrontare è il “grido dei poveri e della terra…ci sono quasi 100 milioni di persone in più (secondo la Banca Mondiale) a livello mondiale che vivono in stato di impoverimento a causa della pandemia da Covid-19. Sicuramente la Pandemia avrà acuito lo stato di impoverimento ma si tratta di una condizione già preesistente. Parliamo di persone che non riescono a soddisfare i propri bisogni vitali e di quelli delle proprie famiglie a causa delle crescenti disuguaglianze materiali….Accanto al “grido dei poveri e della terra”, occorre affrontare con urgenza anche lo smarrimento spirituale che crea, tra le altre cose, un vuoto di senso che coinvolge tutti (in modo intergenerazionale) e che genera nel contempo egoismo e individualismo in questa nostra società governata del dio danaro”. Perciò occorre coraggio “di avviare una Rivoluzione spirituale capace di calarsi nelle dinamiche della vita reale anche per ricostruire il senso di appartenenza alla stessa comunità umana.

L'insidia delle armi

Francesco, predicatore della concretezza e della trasparenza non nasconde l’insidia delle armi mai venuta meno. Infatti “negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. In altri termini, istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”.  Indicando le tre vie per la costruzione di una pace duratura Francesco tratta con particolare forza la questione lavoro oltre che la questione educativa e il dialogo tra le generazioni.

Il lavoro fattore indispensabile

Il lavoro – ribadisce - è “un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello”. Il lavoro oggi non se la passa per niente bene. “La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche. In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”.

La ricomposizione sociale

Il Messaggio per la pace si trasforma in qualche modo nella parte finale in una piattaforma di una possibile ricomposizione sociale intorno al lavoro visto come la base “su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità” puntando a scommettere più sul lavoro umano anziché sul progresso tecnologico.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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