Francesco: pace in tutte le terre ferite dalla guerra
All’Angelus, il Papa ristabilito in salute, annuncia una Giornata Mondiale dei Bambini nel 2024 e sollecita COP28 a conclusioni concrete sul clima.
Papa Francesco ristabilito quasi completamente della sua bronchite, riappare alla finestra del Palazzo Apostolico per l’Angelus domenicale e rilancia il suo appello per la pace: “Chiediamo pace, che i cuori si pacifichino, che ci sia la pace!”. Un appello a conclusioni concrete da COP28, preceduti dall’annuncio di una Giornata Mondiale dei Bambini a cominciare dal prossimo anno. Appelli entro il contesto della festa dell’Immacolata, una solennità mariana molto sentita dal popolo cristiano in tutto il mondo che a Roma, dal tempo di Pio XII, prevede la visita del papa nella Basilica di Santa Maria Maggiore e alla Madonnina di Piazza di Spagna. Francesco neppure oggi mancherà di onorare questa consuetudine, donando una rosa d’oro alla Madonna Salus Populi Romani e, poi, recitando una preghiera alla Vergine in Piazza di Spagna in presenza di una gran folla e delle autorità cittadine.
“Ed ora – ha detto un rinfrancato Jorge Bergoglio dopo la recita della preghiera mariana e la benedizione ai tanti fedeli in Piazza san Pietro - ho la gioia di annunciare che il 25 e 26 maggio del prossimo anno celebreremo a Roma la prima Giornata Mondiale dei Bambini. L’iniziativa, patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, risponde alla domanda: che tipo di mondo desideriamo trasmettere ai bambini che stanno crescendo? Come Gesù, vogliamo mettere i bambini al centro e prenderci cura di loro. Oggi pomeriggio mi recherò prima a Santa Maria Maggiore e poi in Piazza di Spagna a pregare la Madonna. Chiedo a tutti, specialmente ai fedeli di Roma, di unirsi spiritualmente a me in questi gesti di affidamento alla nostra Madre, pregando in particolare per la pace, la pace in Ucraina, la pace in Palestina e Israele, e in tutte le terre ferite dalle guerre. Chiediamo pace, che i cuori si pacifichino, che ci sia la pace!”.
Emerge dalle parole del Papa un segno unitario e primario del suo pontificato: la pace che presuppone e si realizza nella fratellanza, non ridotta a pia aspirazione, ma divenendo progetto da trasmettere alle nuove generazioni. I bambini sono gli adulti del futuro educati – nel pensiero del papa - a completare il disegno di pace universale che le generazioni precedenti non hanno concluso o voluto. Mai del resto Francesco ha dimenticato di lanciare messaggi e inviti accorati per superare conflitti e divergenze per vivere in pace. Anche negli ultimi giorni ha sollecitando quasi ogni giorno uno una iniziativa politica capace di sanare i conflitti armati o d’interessi che impediscono perfino alla COP28 riunita a Dubai di segnare una svolta efficace nel contrasto alla crisi climatica. Scorrendo il calendario degli ultimi giorni si registrano appelli quasi quotidiani del papa per la pace.
Due in particolare. “Voi – ha detto agli ambasciatori del Kuwait, Nuova Zelanda, Malawi, Guinea, Svezia e Ciad ricevuti per la presentazione delle rispettive Lettere credenziali - cominciate la vostra missione in un momento particolarmente tribolato, segnato dal moltiplicarsi di conflitti armati, in quella che da tempo ho chiamato una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Alla luce della portata globale dei conflitti in corso, la Comunità internazionale si trova a dover affrontare, attraverso gli strumenti pacifici della diplomazia, la sfida della ricerca di soluzioni complessive alle gravi ingiustizie che tanto spesso ne sono causa… Il nobile e paziente lavoro diplomatico, a cui vi dedicate, deve non solo cercare di prevenire e risolvere i conflitti, ma anche consolidare la pacifica convivenza e lo sviluppo umano dei popoli, favorendo il rispetto della dignità umana, difendendo i diritti inalienabili di ogni uomo, donna e bambino e promuovendo modelli di sviluppo integrale economico e umano”.
E poi ha aggiunto la questione climatica: “In proposito, la Santa Sede esprime la sua particolare preoccupazione per il futuro della nostra casa comune, specificamente per gli effetti che il cambiamento climatico e la devastazione degli ambienti naturali possono avere sui membri più vulnerabili della famiglia umana. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP28, che in questi giorni si svolge a Dubai e alla quale intendevo essere presente, possa costituire uno storico passo avanti nel rispondere con sapienza e lungimiranza a queste chiare e presenti minacce al bene comune universale. Come ho affermato nel Discorso indirizzato alla Conferenza, «l’ora è urgente. […] il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo».
Preghiamo che i responsabili delle nazioni si uniscano nell’adottare misure concrete che ci permettano di consegnare alle generazioni future un mondo più simile al fertile giardino che il Creatore ha affidato alla nostra cura e amministrazione”. Sino alla fine dei lavori, tuttora lontani da conclusioni condivise, Francesco spinge per un esito concreto della COP28. La pace rimane una stella polare anche per i cattolici e le loro associazioni e aggregazioni. L’impegno per la pace ha ripetuto al Movimento dei Focolari in occasione dell’80mo di fondazione “oggi è tanto importante. Dopo due millenni di cristianesimo, infatti, l’anelito all’unità continua ad assumere, in tante parti del mondo, la forma di un grido straziante che chiede risposta. Chiara [ fondatrice dei Focolari – ndr] l’ha sentito durante la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, e ha deciso di dare tutta la sua vita perché quel “testamento di Gesù” potesse realizzarsi. Oggi, purtroppo, il mondo è ancora dilaniato da molti conflitti e continua ad aver bisogno di artigiani di fraternità e di pace tra gli uomini e tra le nazioni… Sappiamo che solo dall’amore nasce il frutto della pace. Per questo vi chiedo di essere testimoni e costruttori della pace che Cristo ha realizzato con la sua croce, sconfiggendo l’inimicizia. Pensate che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ad adesso, non sono finite le guerre. E noi non siamo consapevoli del dramma della guerra”.
Il Papa ha quindi ripetuto loro una “confidenza” che ricorda una sua sensazione ripetuta già in altre circostanze. “Quando sono andato nel 2014 a Redipuglia per il centenario della Prima Guerra, e ho visto quel cimitero, ho pianto, ho pianto. Quanta distruzione! E tutti i 2 novembre vado a celebrare in qualche cimitero, anche l’ultima volta nel Cimitero del Commonwealth, e vedo l’età dei soldati: 22, 24, 18, 30… Tutte vite spezzate. Per la guerra. E la guerra non finisce. E nella guerra tutti perdono, tutti. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi. E se per un anno non si facessero armi, potrebbe finire la fame nel mondo. È terribile questo. Dobbiamo pensare a questo dramma”.