Francesco, l’elogio della vecchiaia e i retroscena sulle sue dimissioni
Mentre si rincorrono false notizie su un suo possibile abbandono, il papa nell’udienza generale offre una riflessione sulla cosmesi, la medicina e la tecnica che illudono come la reincarnazione. Il colpo al mito dell'eterna giovinezza

Mentre il tentativo di accreditare per imminenti le dimissioni di Francesco si è già rivelato un bluff, il papa nella tredicesima catechesi sulla vecchiaia ha inferto oggi un colpo tremendo al mito dell’eterna giovinezza tipico del consumismo, alle fantasiose ipotesi di reincarnazione, rivalutando invece ancora una volta la vecchiaia come tempo di massima espressione del vivere bene.
Il colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo
L’inatteso elogio della vecchiaia con cui si infrange uno dei mantra più resistenti nella storia della cultura umana, il papa lo ha tessuto spiegando il colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo sul nascere di nuovo come condizione per vedere il Regno di Dio. “Non si tratta – spiega Francesco - di ricominciare daccapo a nascere, di ripetere la nostra venuta al mondo, sperando che una nuova reincarnazione riapra la nostra possibilità di una vita migliore. Questa ripetizione è priva di senso. Anzi, essa svuoterebbe di ogni significato la vita vissuta, cancellandola come fosse un esperimento fallito, un valore scaduto, un vuoto a perdere”. La nascita dall’alto che Gesù propone con la grazia di Dio non è un rinascere fisicamente un’altra volta. L’obiezione di Nicodemo viene fatta propria dalla maggioranza della gente che non sa cosa sia la nascita dall’alto proposta da Gesù. Il papa rovescia l’obiezione di Nicodemo e alla luce delle parole di Gesù scopre la missione propria della vecchiaia nella nostra epoca e ndela nostra cultura “che mostrano una preoccupante tendenza a considerare la nascita di un figlio come una semplice questione di produzione e di riproduzione biologica dell’essere umano, coltivano poi il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione – disperata – di una carne incorruttibile. Perché la vecchiaia è – in molti modi – disprezzata. Perché porta l’evidenza inconfutabile del congedo di questo mito, che vorrebbe farci ritornare nel grembo della madre, per ritornare sempre giovani nel corpo”.
Mito e tecnica
Il mito seduce la tecnica: “in attesa di sconfiggere la morte, possiamo tenere in vita il corpo con la medicina e la cosmesi, che rallentano, nascondono, rimuovono la vecchiaia. Naturalmente, una cosa è il benessere, altra cosa è l’alimentazione del mito. Non si può negare, però, che la confusione tra i due aspetti ci sta creando una certa confusione mentale. Confondere il benessere con l’alimentazione del mito dell’eterna giovinezza. Si fa tanto per riavere sempre questa giovinezza: tanti trucchi, tanti interventi chirurgici per apparire giovani. Mi vengono in mente le parole di una saggia attrice italiana, la Magnani, quando le hanno detto che dovevano toglierle le rughe, e lei disse: “No, non toccarle! Tanti anni ci sono voluti per averle: non toccarle!”. È questo: le rughe sono un simbolo dell’esperienza, un simbolo della vita, un simbolo della maturità, un simbolo di aver fatto un cammino. Non toccarle per diventare giovani, ma giovani di faccia: quello che interessa è tutta la personalità, quello che interessa è il cuore, e il cuore rimane con quella giovinezza del vino buono, che quanto più invecchia più è buono”. Se la vita nella carne mortale è una bellissima “incompiuta”, una iniziazione verso il Regno di Dio per cui siamo destinati, la vecchiaia è “la condizione, concessa a molti di noi, nella quale il miracolo di questa nascita dall’alto può essere assimilato intimamente e reso credibile per la comunità umana: non comunica nostalgia della nascita nel tempo, ma amore per la destinazione finale”.
L'elogio della vecchiaia
In questa prospettiva Francesco formula una sorta di elogio della vecchiaia che “ha una bellezza unica: camminiamo verso l’Eterno. Nessuno può rientrare nel grembo della madre, e neppure nel suo sostituto tecnologico e consumistico. Questo non dà saggezza, questo non dà cammino compiuto, questo è artificiale. Sarebbe triste, seppure fosse possibile. Il vecchio cammina in avanti, il vecchio cammina verso la destinazione, verso il cielo di Dio, il vecchio cammina con la sua saggezza vissuta durante la vita. La vecchiaia perciò è un tempo speciale per sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica di una sopravvivenza biologica e robotica, ma soprattutto perché apre alla tenerezza del grembo creatore e generatore di Dio”. Il papa dice parole importanti sulla tenerezza dei vecchi e chiede alla società di riaprire l’attenzione alla missione spirituale e culturale della vecchiaia che “ci riconcilia con la nascita dall’alto. “Osservate un nonno o una nonna come guardano i nipoti, come accarezzano i nipoti: quella tenerezza, libera da ogni prova umana, che ha vinto le prove umane e capace di dare gratuitamente l’amore, la vicinanza amorosa dell’uno per gli altri. Questa tenerezza apre la porta a capire la tenerezza di Dio. Non dimentichiamo che lo Spirito di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio è così, sa accarezzare. E la vecchiaia ci aiuta a capire questa dimensione di Dio che è la tenerezza. La vecchiaia è il tempo speciale per sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica, è il tempo della tenerezza di Dio che crea, crea una strada per tutti noi. Come mai questa cultura dello scarto decide di scartare i vecchi, considerandoli non utili? I vecchi sono i messaggeri del futuro, i vecchi sono i messaggeri della tenerezza, i vecchi sono i messaggeri della saggezza di una vita vissuta. Andiamo avanti e guardiamo ai vecchi”.
Non è certo il canto del cigno
Se fossero vere e non fake news le parole diffuse in alcuni media sulle imminenti dimissioni del papa, dovremmo immaginare queste parole così alte sulla vecchiaia come una sorta di suo testamento spirituale, il suo canto del cigno. Peccato per i venditori di chiacchiere non verificate che invece l’energico e bellissimo parlare della vecchiaia non è per Francesco l’anticamera della rinuncia, ma la spinta a ulteriori programmi di servizio alla pace e alla fraternità nel mondo. E’ già pubblicato ufficialmente il fitto calendario della sua agenda fino all’autunno. Non sarà un ginocchio, per quanto doloroso a fermare Francesco. Tanto più che non esistono tuttora norme ufficiali per regolare l’istituto dei papi emeriti che in futuro potrebbe infoltirsi. E forse, in materia, Francesco qualche idea ce l’avrebbe. Si attende che i pensieri si traducano in norme di garanzie per il sereno svolgersi della vita della Chiesa anche in emergenze dovute all’invecchiamento della popolazione e anche alla maggiore longevità di fasce sempre più ampie di popolazione.