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Una foto getta scompiglio nella campagna elettorale del Regno Unito

L'immagine, scattata con un cellulare, ritrae un bambino di quattro anni disteso su di un letto improvvisato con un giaccone e un cappotto: uno scatto che mostra un mondo

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   

A tre giorni dalle elezioni nel Regno Unito che potrebbero decidere il destino del paese per il prossimo futuro, una foto getta scompiglio nella campagna elettorale. Contrariamente a quello a cui ci ha abituato la scena politica e di corte della Gran Bretagna, non si tratta di un’immagine compromettente che sottintenda una liaison pericolosa o addirittura un possibile scandalo sessuale, come nel recente caso del Principe Andrea.

La fotografia, scattata con un cellulare, ritrae un bambino di quattro anni disteso su di un letto improvvisato con un giaccone e un cappotto. Potrebbe essere l’immagine di un bambino addormentato su un traghetto in un lungo viaggio verso qualche isola o in un aeroporto in attesa di un volo che non arriva mai. Se non fosse che in primo piano vi è una maschera per ossigeno con relativa sacca e tubicino che la collega all’erogatore. Siamo in un ospedale. L’ospedale di Leeds, una città del nord dell’Inghilterra, una volta importante centro industriale oggi riconvertito con successo al terziario avanzato. La foto è stata scattata e resa pubblica dalla madre del bambino per denunciare il trattamento riservato a suo figlio.

La polmonite di Jack

Il bambino, Jack, è stato portato in ospedale dalla madre preoccupata per una malattia che si protraeva ormai da sei giorni. A Jack è stata rapidamente diagnosticata una polmonite, assegnato un letto e somministrate le prime cure. Dopo poche ore però il posto si è reso necessario per un altro paziente e il bambino è stato spostato nel corridoio dove la madre gli ha approntato un giaciglio di emergenza. Emergenza conclusasi quattro ore dopo quando è stato trovato un nuovo letto.

Scandalizzata dalle traversie subite da suo figlio la madre di Jack, che ha lodato infermieri e medici per la loro disponibilità, ha deciso di rendere pubblica la storia per denunciare la mancanza di fondi e di posti letto nella sanità britannica. E così lunedì 9 dicembre, a soli tre giorni dalle elezioni, il Daily Mirror, uno dei principali tabloid inglesi, ha pubblicato a tutta pagina la foto del piccolo Jack con la scritta a caratteri cubitali “Disperato”.

Una manna per i laburisti di Jeremy Corbin che hanno fatto della denuncia delle condizioni critiche in cui versa il servizio sanitario britannico, il National Health Service (NHS), uno dei punti di forza della loro campagna elettorale. E un imprevisto di quelli che si preferirebbe ardentemente evitare per il primo ministro in carica, il conservatore Boris Johnson.

Il bambino all'ospedale di Leeds

“La guardi ora, questo è Jack”

La faccenda forse non avrebbe avuto la rilevanza che ha assunto se Boris Johnson non ci avesse messo poi del suo. Nel corso di un’intervista di pochi minuti, fatta lo stesso 9 dicembre durante un tour elettorale, un giornalista di ITV, Joe Pike, porge più volte il proprio telefonino al candidato conservatore per mostrargli la foto del Daily Mirror, chiedendogli insistentemente un commento mentre il primo ministro divaga su assunzioni in polizia e sanità. “Sto parlano di questo ragazzo, Primo Ministro. Come si sente guardando quella foto?”.

E ancora: “Perché non la guarda ora? La guardi ora, questo è Jack”. E qui accade l’imprevedibile, il primo ministro prende il telefonino del giornalista e se lo mette in tasca, continuando nel frattempo a fare dichiarazioni sul servizio sanitario nazionale dall’inconfondibile sapore elettorale. Pike attende pazientemente qualche secondo e poi, sempre ripreso dalle telecamere, richiede indietro il telefonino e costringe finalmente l’imbarazzato Johnson a guardare la fotografia e a commentarla.

Il video ha avuto quasi 10 milioni di visualizzazioni in meno di due giorni e ha assestato un colpo a Boris Johnson, fornendo nuovo materiale a tutti coloro che lo accusano di essere elitario, privo di empatia verso la gente comune e di non avere idea delle difficoltà che essa si trova a dover affrontare ogni giorno. Accuse riassunte in poche parole in un tweet lapidario di Jeremy Corbin: “È che proprio non gli interessa”.

Un voto che vale un referendum

L’intera vicenda, foto e video, potrebbe essere il classico scivolone dell’ultimo minuto che potrebbe mettere a rischio un risultato probabile, ma non certo. All’inizio della campagna elettorale il divario tra i due partiti era netto, i conservatori sembravano destinati a una facile vittoria e a ottenere un’ampia maggioranza in Parlamento. Col passare delle settimane, tuttavia, il divario ha cominciato ad assottigliarsi. L’algido laburista Corbyn ha lentamente, forse troppo lentamente, cominciato a trovare i toni e i ritmi giusti recuperando terreno e drenando consensi alla terza forza del paese, gli europeisti liberal-democratici (lib-dem), che erano invece partiti con il vento in poppa. I pronostici, complice la sostanziale dissoluzione del partito dell’antieuropeista Nigel Farage, sono ancora di una vittoria di Johnson a cui basterebbe conquistare nove seggi in più di quelli che già aveva, ma il grado di incertezza è cresciuto.

Le previsioni sono rese difficili anche dal fatto che in queste elezioni le posizioni tradizionali dei partiti hanno poca rilevanza. Il voto è alla fine quasi un secondo referendum sulla Brexit. Chi la vuole, costi quel che costi, voterà probabilmente per Johnson. E lo farà sia che il suo voto tradizionalmente vada ai conservatori sia che vada ai laburisti. Chi è incerto o è pro europeo voterà per l’ampio fronte che si contrappone ai conservatori, costituito da laburisti, lib-dem e Scottish National Party, il partito indipendentista scozzese. Oppure potrebbe astenersi.

Brexit contro sanità

La trasformazione del voto in una sorta di secondo referendum è il frutto non solo della contingenza politica, ma anche dell’abilità del candidato conservatore il cui messaggio, ripetuto incessantemente, quasi ossessivamente, è semplice, chiaro e per molti assai accattivante: “Get Brexit Done”, portiamo a casa la Brexit. È un terreno che gli è favorevole, ed è per questo che i laburisti, la cui posizione sull’uscita dalla UE rimane ancora piuttosto misteriosa, hanno provato a spostare il dibattito su un tema sensibile per molti elettori del Regno Unito, la sanità.

Tuttavia, nonostante il servizio sanitario versi in condizioni difficili e le responsabilità dei conservatori a riguardo siano piuttosto chiare, il messaggio laburista, pur rivelatosi giorno dopo giorno sempre più efficace, non è finora riuscito a scalzare il “Get Brexit Done” del primo ministro. Uno slogan ribadito con una certa ironia nel video natalizio di Johnson, parodia della scena dei cartelli del film “Love Actually” e certamente più efficace del video vagamente egocentrico di Corbyn. Il quale d’altronde, c’è da dirlo, non ha mai brillato per simpatia e capacità comunicativa.

Video

È possibile che la foto dell’ospedale di Leeds e la disastrosa intervista di Johnson possano avere ripercussioni sul voto del 12 dicembre. Entrambe colpiscono i conservatori nel loro punto debole, il servizio sanitario, che è invece il tema di punta dei laburisti e al contempo distolgono l’attenzione degli elettori dalla Brexit negli ultimi decisivi giorni della campagna elettorale. Se tutto ciò possa valere o meno nove seggi lo si saprà solo la mattina di un fatidico venerdì 13.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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