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Una Turchia senza Erdogan è possibile. Perché le elezioni di Istanbul possono cambiare la storia

La vittoria del candidato dell’opposizione Erkem Imamoglu a sindaco è la maggiore sconfitta elettorale subita dal leader turco dal 2002

Alberto Negridi Alberto Negri   
Una Turchia senza Erdogan è possibile. Perché le elezioni di Istanbul possono cambiare la storia

L’entusiasmo dell’opposizione in Turchia è alle stelle. Il presidente Erdogan non è invincibile. La vittoria del candidato dell’opposizione Erkem Imamoglu a sindaco di Istanbul è la maggiore sconfitta elettorale subita da Erdogan dal 2002. Non basta forse a incrinare il suo poter _ restano in carcere centinaia di politici, giornalisti e oppositori _ ma rafforza l’idea che un giorno la Turchia potrebbe fare a meno di lui.

Appuntamento alle presidenziali

Nel 2023 ci saranno le presidenziali e oggi Imamoglu appare un possibile candidato: tutti sottolineano che proprio l’ascesa di Erdogan negli anni Novanta cominciò quando diventò sindaco di Istanbul, la metropoli del Paese con 16 milioni di abitanti, dove di produce circa un terzo del Pil di tutta la Turchia. Insomma questa vittoria sembra già costituire un trampolino di lancio per un politico che fino a qualche mese fa pochi conoscevano. Istanbul è la vetrina del Paese e proietta il suo sindaco in una dimensione non solo locale ma internazionale.

Chi è il politico che ha sconfitto Erdogan

Imamoglu, politico semisconosciuto, è stato capace di strappare la metropoli turca ai conservatori-islamisti che la amministravano da 25 anni. Una sorpresa per molti, incluso lo stesso Akp, il partito che ha dominato tutte le consultazioni elettorali. Quarantanove anni, laureato in Economia, il candidato del Partito repubblicano del popolo (Chp) era infatti noto solo come sindaco di Beylikduzu, una circoscrizione di Istanbul abitata da classi medio-borghesi. Originario di Trabzon, città sulla costa turca del Mar Nero, caratterizzata da componenti nazionaliste e fondamentaliste, Imamoglu, fin dall`inizio della sua candidatura a sindaco di Istanbul, si è presentato come moderato, deciso a dialogare con tutti i settori della composita società turca, anche con le minoranze religiose non musulmane.

Il motto e la moglie del vincitore

Il motto del candidato Chp “Andrà tutto bene”, è diventato virale sui social media. Così come è diventata assai popolare anche la moglie del vincitore. Nel suo discorso, Imamoglu ha ringraziato la moglie Dilek, considerata la vera artefice del suo successo. La coppia ha già conquistato la curiosità degli elettori. Lui che sognava il calcio professionista e lei che si è laureata dopo il matrimonio ed è una convinta sostenitrice dell’emancipazione femminile. La signora Dilek, 45 anni e tre figli, ha conquistato con i suoi lunghi capelli biondi e il look casual accompagnato da immancabili scarpe da tennis.

Ma non bisogna esultare troppo

A raffreddare l’atmosfera trionfalistica ci sono però alcune considerazioni da fare. La vittoria di Imamoglu è arrivata dopo che il primo voto era stato annullato il 31 marzo per irregolarità a seguito delle pressioni fatte dal presidente Erdogan. In poche parole il leader turco lo ha costretto a vincere due volte perché controlla in maniera ferrea le maggiori leve del potere: dalla magistratura alla polizia, dall’economia ai servizi, alle forze armate. E’ vero che la democrazia si è presa a Istanbul una bella rivincita ma la il Paese rimane nella morsa di Erdogan e del partito Akp che tenteranno in ogni modo di riaffermare la loro presa sul potere. Nelle carceri turche restano centinaia, forse migliaia di oppositori, tra giornalisti, politici, intellettuali e militanti. L’intera leadership del partito curdo Hdp che ha sostenuto Imamoglu è dietro le sbarre. La vittoria del nuovo sindaco serve a ricordare ai turchi, ma anche a noi europei, che giustizia deve essere ancora fatta e la strada della democrazia è ancora impervia.

Alberto Negridi Alberto Negri   
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