Bufera sul governo per le navi vendute dall'Italia all'Egitto: "Schiaffo alla famiglia Regeni"
"Per quanto riguarda la costruzione di navi da pattugliamento in Egitto da parte di Fincantieri, ciò rappresenterebbe l’ennesima delocalizzazione di attività produttive all’estero, a scapito della cantieristica nazionale, del rilancio dell’occupazione nel settore della navalmeccanica e dell’indotto"
L’Italia ha venduto all’Egitto due fregate Fremm. Un affare o ancora una volta il nostro Paese si è dato la zappa sui piedi? Il dibattito è serrato, c’è chi dice che sia stato fatto un affare e chi invece sostiene il contrario. L'Egitto è al momento uno dei più importanti acquirenti di materiale bellico per l'Italia; le due fregate Fremm - un business da 1,2 miliardi di euro – sono state realizzate in Italia e vendute da Fincantieri, con il beneplacito di Palazzo Chigi per l'esportazione.
Le critiche
Le critiche provengono da ambienti politici di sinistra, ma anche da chi ha un background militare. "In occasione del 10 giugno, Festa della Marina, esprimo la mia vicinanza affettuosa al personale di ogni grado e specialità che serve con onore e disciplina la nostra Nazione. Questa ricorrenza è segnata tuttavia dall’amarezza per la notizia dell’imminente cessione all’Egitto di Nave Spartaco Schergat e Nave Emilio Bianchi, da poco intestate con solenne cerimonia a due eroiche medaglie d’oro della Marina, in cambio di una possibile esportazione di armamenti verso l’Egitto, i cui contorni sono tutti ancora da definire", ha detto l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di stato maggiore della Marina.
Il pericolo delocalizzazione
"Per il momento l’unica certezza è che due Fremm nuove fiammanti andranno all’Egitto invece che alla nostra Marina, a spese dell’Italia che anticiperà 1.1 miliardi di euro peraltro senza impegno per l’Egitto a ordinarne altre da costruire in Italia. Per quanto riguarda la costruzione di navi da pattugliamento in Egitto da parte di Fincantieri, ciò rappresenterebbe l’ennesima delocalizzazione di attività produttive all’estero, a scapito della cantieristica nazionale, del rilancio dell’occupazione nel settore della navalmeccanica e dell’indotto, con l’aggravante di dare vita a un polo cantieristico in Medio Oriente, in grado di fare concorrenza alla cantieristica italiana negli anni a venire", ha osservato De Giorgi.
Per De Giorgi, "la Pandemia ha evidenziato la vulnerabilità, per dipendenza dall’estero di capacità produttive strategiche, perdute a seguito di delocalizzazioni industriali. Un tema che si applica ai materiali essenziali per la salute pubblica, ma anche alla capacità industriale legata all’alta tecnologia, alla cantieristica militare e alla difesa nazionale in generale. Non è questo il momento d’indebolire la Marina mentre la situazione del Mediterraneo si fa sempre più pericolosa, così come è tempo di riportare gli investimenti industriali in Italia, con gli ovvi benefici in termini di PIL e di posti di lavoro".
Caso Giulio Regeni
Molti in Italia non vogliono dimenticare la reticenza egiziana sul caso Giulio Regeni. "La vendita delle due fregate militari della Marina Italiana all'Egitto porta con sé grossi rischi. Non solo gli sforzi internazionali dovrebbero andare verso la de-escalation militare nella regione, ma l'Egitto non è un nostro alleato: nel Mediterraneo abbiamo interessi diversi, con gli egiziani che fanno parte di un'asse regionale reazionaria e che in Libia sostengono il governo di Haftar, mentre l'Italia quello internazionalmente riconosciuto di Serraj. A ciò si aggiunge la mancanza di collaborazione da parte egiziana sia sulla vicenda di Giulio Regeni che quella di Patrick Zaky, a testimonianza di una scarsa attenzione verso le richieste italiane", ha commentato Lia Quartapelle del Pd, "è quindi sia una questione di interesse nazionale che di prestigio della nostra nazione: per farci rispettare ed avere giustizia, avremmo dovuto dire di no. Come Commissione d'Inchiesta sulla morte di Regeni abbiamo convocato all'unanimità il premier perché riferisca sulla vendita delle due fregate".
Le reazioni politiche
La scelta del Governo, senza nessuna comunicazione al Parlamento, di vendere allo Stato egiziano due fregate militari prodotte da Fincantieri non piace neppure a Luca Rizzo Nervo del Pd, “per altro – ha detto - una scelta che collide con i nostri interessi geopolitici e militari in quell'area. Le strategie di politica estera si inchinano e soccombono davanti alle politiche commerciali e agli interessi economici. Un fatto grave, una scelta sbagliata la vendita di armamenti ad un Paese che viola sistematicamente i diritti umani, di cui il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri Di Maio dovranno riferire nelle sedi istituzionali chiarendo, se possibile, tutte le enormi domande che questa incredibile scelta pone".
"E' comprensibile lo sdegno della famiglia - ha commentato oggi l'europarlamentare S&D Giuliano Pisapia - E' l'ennesimo errore e l'ennesima occasione persa. Gli italiani sono stanchi delle innumerevoli promesse non rispettate dalle autorità egiziane". E questo, aggiunge l'ex sindaco di Milano, vale anche per Patrick Zaky, lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato al Cairo e da allora in carcere. Critica anche la famiglia di Regeni. "Siamo offesi e indignati", hanno detto ancora Claudio e Paola Regeni.
"Apprendiamo dalla stampa che sarebbe stato dato il via libera alla vendita delle nostre fregate militari Fremm all'Egitto. Ritengo sia un fatto grave e, a nome del Movimento 5 Stelle, auspico ci sia quanto prima un ripensamento. Sono persuaso che, data la tragica vicenda del nostro concittadino Regeni, non si antepongano certi interessi alla ricerca della verità", ha sostenuto il senatore Gianluca Ferrara, capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Affari Esteri di Palazzo Madama. " L'Egitto è un nostro partner strategico nel Mediterraneo e vogliamo rimanga tale: per questo è necessario risolvere una volta per tutte questa vicenda, per normalizzare i nostri rapporti", ha concluso
Analisi Difesa
Secondo la rivista Analisi Difesa, “le due Fremm aprono la strada a ordini per altre fregate, pattugliatori, aerei da combattimento e da addestramento. Nei giorni scorsi il settimanale panarabo The Arab Weekly ha scritto che l’Italia potrebbe vendere all’Egitto ben 6 fregate Fremm (le 2 citate più altre 4 nuove) e 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, oltre a 24 caccia Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore complessivo di 10,7 miliardi di dollari”. "Pecunia non olet, il resto è solo polemica politica", ha sostenuto Luca Marco Comellini, segretario del Sindacato dei Militari.