La Corte di Giustizia Ue conferma la multa da 2,4 miliardi a Google. Apple pagherà le tasse all'Irlanda
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La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha respinto l'appello presentato da Google e Alphabet contro la sanzione di 2,4 miliardi di euro imposta dalla Commissione Europea. Questa sanzione era stata inflitta nel 2017, quando l'esecutivo dell'UE aveva stabilito che Google aveva abusato della propria posizione dominante nel mercato delle ricerche online all'interno dello Spazio economico europeo, privilegiando il proprio servizio di comparazione di prodotti rispetto a quelli della concorrenza. Già nel novembre 2021 il Tribunale aveva rigettato un ricorso simile presentato dalla società.
La reazione di Google
Un portavoce di Google ha espresso delusione per la decisione della Corte, sottolineando come la sentenza riguardi un insieme di circostanze molto specifiche. Ha inoltre affermato che, fin dal 2017, l'azienda ha implementato modifiche per rispettare le direttive della Commissione Europea, ottenendo risultati positivi: negli ultimi sette anni, le modifiche hanno generato miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione di prezzi.
La sentenza contro Apple e i ruling fiscali irlandesi
In un'altra sentenza di rilievo, la Corte UE ha annullato una decisione del Tribunale in merito ai ruling fiscali concessi dall'Irlanda ad Apple, confermando la decisione della Commissione Europea del 2016. Secondo la Commissione, tra il 1991 e il 2014, Apple ha ricevuto aiuti di Stato illegali sotto forma di vantaggi fiscali per un totale di 13 miliardi di euro. In particolare, le autorità irlandesi avevano permesso ad alcune filiali di Apple di essere costituite come società di diritto irlandese, pur non essendo residenti fiscalmente in Irlanda. La Corte ha stabilito che tali vantaggi fiscali rappresentavano un aiuto di Stato illegale, e ha ordinato all'Irlanda di recuperare i 13 miliardi di euro non versati. La sentenza ribadisce la correttezza dell'approccio della Commissione, secondo cui le attività delle filiali irlandesi di Apple dovevano essere confrontate con quelle di altre entità all'interno del gruppo Apple, piuttosto che con la società madre statunitense.
Le reazioni di Vestager e del governo irlandese
Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Europea, ha celebrato la decisione come una vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale, evidenziando che i 13 miliardi di tasse non pagate da Apple dovranno ora essere trasferiti allo Stato irlandese. Ha sottolineato inoltre che questa sentenza rafforza il principio secondo cui i profitti generati nell'Unione Europea devono essere tassati nell'UE. Il governo irlandese, attraverso il premier Simon Harris, ha confermato che rispetterà la sentenza e procederà a recuperare le somme dovute. La decisione avrà un impatto rilevante, considerando che l'Irlanda offre regimi fiscali particolarmente favorevoli per le aziende, e il quartier generale europeo di Apple è situato proprio nella Repubblica d'Irlanda.
Possibili risvolti della vicenda
Le due sentenze rafforzano il potere della Commissione Europea nel contrastare pratiche commerciali e fiscali ritenute sleali all'interno dell'Unione. La decisione contro Google potrebbe aprire la strada a ulteriori azioni normative contro altre aziende tecnologiche che sfruttano la loro posizione dominante per limitare la concorrenza, costringendole a rivedere le loro strategie nel mercato europeo. D'altra parte, per Google, pur essendo un colpo significativo, le misure correttive già adottate potrebbero limitare ulteriori conseguenze economiche e legali. La sentenza su Apple e l'Irlanda segna un punto di svolta nella lotta contro i regimi fiscali favorevoli concessi da alcuni Stati membri a grandi multinazionali. Questa decisione potrebbe portare a una maggiore armonizzazione delle politiche fiscali a livello europeo, spingendo altri Paesi a rivedere le proprie pratiche per evitare il rischio di future sanzioni. Inoltre, l'Unione Europea dimostra di voler perseguire con fermezza le aziende che tentano di eludere le regole fiscali, rafforzando così la trasparenza e l'equità fiscale nel mercato unico. Le ripercussioni potrebbero influenzare anche altre grandi multinazionali che hanno beneficiato di accordi fiscali simili in passato.