Boris chiude di nuovo la Gran Bretagna: l’equazione impossibile tra salute ed economia
Il Governo annuncia un secondo Lockdown nazionale dal 5 Novembre al 2 Dicembre

La sera del 31 Ottobre, i bambini in Gran Bretagna si mascherano da mostri e fantasmi. Bussano alle porte delle case dove “minacciano” le persone in cambio di caramelle e cioccolata al suono dello spaventoso “Trick or Treat?” (Dolcetto o Scherzetto?). Halloween, che viene da All Hallows Even (la sera di Ognissanti), è una festa del mondo anglo-sassone ormai diventata un fenomeno commerciale globale.
Ma quest’anno i bambini, e i loro genitori, al posto del tradizionale e atteso dolcetto trovano uno scherzetto di pessimo gusto: una nuova Quarantena. La Gran Bretagna abbasserà per la seconda volta la saracinesca dal 5 novembre fino al 2 dicembre. E’ durata solo 5 mesi la riapertura: la settimana prossima chiuderanno per la seconda volta nell’anno orribile 2020. Ma di fronte a un milione di casi di Covid, non c’era altra scelta. Il numero di contagi, 24mila in più solo nel giorno del 30 ottobre, sale a così forte velocità che il numero di morti rischia di finire fuori controllo.
Here we go again, “ci risiamo”, è una classica espressione inglese. In televisione, davanti alle telecamere della BBC, è riapparso Boris Johnson come a marzo quando ogni giorno annunciava il bollettino di contagi e morti.
Il tutto appare come un immenso DeJaVù, con due eccezioni non da poco, però: scuole (primarie e secondarie) e college (università) rimarranno aperte. Il messaggio che arriva dall’Inghilterra è chiaro: l’istruzione stavolta non si tocca. Già gli studenti hanno perso 3 mesi di anno scolastico in primavera. Fermarsi ancora sarebbe deletereo per la loro formazione scolastica. Nonostante le difficoltà e nonostante le polemiche, visto che proprio le scuole sono uno dei principali focolai, la Gran Bretagna tiene dritta la barra: le scuole, e soprattutto le Università, sono un asset strategico del paese. Cambridge e Oxford sono tra le principali voci dell’export e del pil inglese.
Fosse stato per lui, Boris non avrebbe chiuso di nuovo. Ha una fetta del suo partito riottosa alla serrata: una grossa parte dei Tory teme di più la recessione che il virus. Timore fondato visto che già ora una terribile recessione che si sta abbattendo sul paese: il Pil crollato di oltre il 20% nel secondo trimestre. E ora la nuova chiusura farà ripiombare l’economia ancor più nel baratro. Ma il premier si è dovuto piegare alla inamovibile e ferrea legge dei posti letto: 8.600 letti occupati per il virus al 26 ottobre. Erano 450 la scorsa estate. La conseguenza la capisce anche un bambino: se non si chiude, e si abbassano contagi e dunque ricoveri, gli ospedali del paese vanno incontro al collasso. Le stime più pessimistiche parlano di 4mila morti al giorni senza un’altra Quarantena.
Nemmeno un seguace dell’immunità di gregge come lo spettinato Boris, il Donald Trump d’Europa, può fare diga di fronte a numerosi così spaventosi sulla salute, l’argomento più sensibile in ogni democrazia. Il conto lo pagherà lo Stato, che poi è il contribuente: il debito pubblico del Regno Unito supererà i 2mila miliardi di sterline, esploso a dismisura per sostenere l’economia; e il rapporto debito/pil sfonderà la soglia psicologica del 100%, cosa mai successa dalla Seconda Guerra Mondiale. La seconda chiusura, ora, darà un’altra mazzata a un’economia già in difficoltà. In strada a Londra, su un cartello giallo, dove un ragno appeso a un filo si calava, si legge: “Non c’è bisogno di Halloween. Il 2020 fa già paura così com’e”.