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La proposta shock del governo inglese: affrontare il Covid 19 ricorrendo all’immunità di gregge. Di cosa si tratta

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
Boris Johnson e Patrick Vallance
Boris Johnson e Patrick Vallance

Creare la cosiddetta immunità di gregge prima della prossima stagione invernale per sconfiggere il coronavirus. E’ la ricetta che in Gran Bretagna si vorrebbe applicare per rispondere all’emergenza. A sostenere la validità di questa mossa c'è soprattutto Sir Patrick Vallance, primo consigliere scientifico dell'esecutivo di Boris Johnson, ma anche altri esperti e parecchi media. Vallance sostiene che il Covid-19 è destinato a diventare "probabilmente un virus stagionale annuale", e dunque occorre scaglionare nel tempo le misure più restrittive. In mancanza di una diffusione del virus abbastanza estesa, l’epidemia potrebbe tornare insomma mettendo a dura prova il sistema sanitario in un momento in cui potrebbe trovarsi sotto stress.

Ma cos’è l’immunità di gregge?

Si tratta in pratica della protezione che si crea allorché la vaccinazione di una parte significativa della popolazione finisce col fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l'immunità. Per renderla più comprensibile a tutti – come spiegavano due noti esperti su Huffingtonpost qualche giorno fa - basta pensare ad una foresta. Se gli alberi sono molto vicini e uno di loro prende fuoco questo si propagherà sicuramente a quelli vicini. Ma se alcuni alberi intorno vengono tagliati, e la foresta diventa molto rada,  potrà andare a fuoco qualche singolo albero, ma le fiamme non si diffonderanno a dismisura. Se ci sono molte persone vaccinate o immunizzate, è come se ci siano delle piante tagliate: non sono più infettabili e non saranno raggiunte dal fuoco del virus, quindi l’incendio non si estenderà.

Misure graduali

La cosa più sensata, insomma,  sarebbe controllare il tutto con misure graduali, in modo che il picco arrivi un po' per volta, verso la stagione estiva, fino a toccare complessivamente il 60% della popolazione e favorire così la immunità di gregge, o di branco che dir si voglia, spiega l’accademico di  Downing Street. Diluendo l'impatto sia sul sistema sanitario (provato anche da quelle parti da anni di tagli) sia sull'economia.

L'ex ministro Hunt

In Inghilterra però non tutti credono nel successo della scelta. L’ex ministro della Salute Jeremy Hunt per esempio – come riportato dall’Agi – l'avrebbe stigmatizzata, rincarando la dose sull’atteggiamento attendista e il rinvio di misure più decise, come la chiusura delle scuole o la lotta agli assembramenti.

La risposta di Vallance

Vallance ha però risposto che il governo intende “cercare di spalmare il picco, non eliminarlo completamente". In sostanza l’intento sarebbe evitare che “tutti si prendano il virus in breve tempo intasando i servizi sanitari”. Invece, “visto che la stragrande maggioranza della popolazione ha una malattia blanda”, procrastinando le misure fortemente restrittive, si può “costruire una sorta di immunità di gregge in modo che più persone siano immuni al virus e si riducano i contagi mentre proteggiamo le persone più vulnerabili". 

Ad avviso del consigliere  di Johnson "se sopprimi qualcosa in modo molto radicale, quando allenti le misure c'è un effetto di rimbalzo e questo arriva al momento sbagliato". Vallance ritiene che in mancanza di un vaccino, l’immunità di gregge che consente alla popolazione di proteggere gli immunodepressi grazie all’acquisizione di anticorpi da un virus da parte della maggioranza della popolazione, potrà essere sviluppata solo tra molti mesi. Intanto però - si legge sull'Agi - si rischia un picco epidemico, con centinaia di malati nelle terapie intensive e il rischio di morte per molti di loro.

Patrick Vallance

Il pericolo 

Gli scettici fanno notare che la soluzione di puntare solo sull'immunità di gregge è molto pericolosa. In genere questa si ottiene quando il 90-95% della popolazione è immunizzato. Se l’obiettivo del governo britannico è di appiattire la curva, con l’arrivo dell’onda epidemica, potrebbe essere necessario, anche da quelle parti, apportare delle restrizioni come quelle italiane. Questo in attesa di una terapia efficace o di un vaccino che permetterebbe - notano alcuni - di ottenere un'immunità per il Covid19 senza mettere a repentaglio la salute di tanti.

Allo stato attuale, tuttavia, il governo Johnson ha disposto l'auto isolamento per una settimana solo per chi evidenzia febbre alta e tosse. Non è stata prevista invece la chiusura delle scuole, se non per singoli casi eclatanti, e ci si è limitati a consigliare la sospensione delle gite scolastiche, nonostante il premier abbia parlato di “pandemia che continua a diffondersi nel mondo e nel Regno Unito”.

"Sorprendente e preoccupante"

L’ex ministro Hunt,  sconfitto da Boris Johnson nel ballottaggio per la leadership Tory di un anno fa, definisce l’orientamento del governo "sorprendente e preoccupante. Siamo a quattro settimane dallo scenario dell'Italia e mi sarei aspettato il ricorso a ogni cosa possibile per rallentare la diffusione del virus fra la gente", dichiara alla Bbc. Posizioni discordanti sono state messe in campo anche da altri esperti che temono si stia dando priorità all’economia rispetto alla salute, mentre altri ancora ritengono invece la posizione sensata, incontrando l'appoggio di parte dei mezzi di comunicazione.

Il parere di Burioni e Pregliasco

Ma cosa ne pensano in Italia? Nel citato intervento su Huffpost, il virologo Roberto Burioni fa notare che esiste un problema: riguardo all’immunità di gregge “non sappiamo ancora se l’infezione da parte del coronavirus conferisce l’immunità. Non sappiamo se le persone che hanno contratto il virus, una volta guarite, possono essere infettate di nuovo”. Mentre un altro esperto, Fabrizio Pregliasco, osserva che “l’immunità di gregge si verifica quando un gran numero di persone ha gli anticorpi e quindi è protetta dalla malattia. Cosa che generalmente viene garantita con la vaccinazione. E in questo caso non è ancora disponibile, ed è ancora da dimostrare se effettivamente i soggetti siano non più suscettibili”.

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
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