Covid-19, la Ue pensa a una cassa integrazione europea contro la disoccupazione e prepara 100 miliardi
La Commissione starebbe lavorando a una misura per fornire sostegno a chi perde il lavoro. Ci sarebbe anche l’assenso dei due partiti di maggioranza del governo tedesco. Il plauso dei sindacati. Come dovrebbe funzionare
Mentre il confronto tra stati del Sud (Italia, Spagna e per certi versi Francia) e stati del Nord dell’Unione (Germania, Olanda e Austria) si fa serrato sulle misure da adottare a seguito dell’emergenza coronavirus, la Commissione europea starebbe per tirare fuori una carta vincente dal mazzo. Lo riporta, stando a un lancio di agenzia, il Financial Times online.
Si tratterebbe di un piano da circa 100 miliardi di euro per mettere gli Stati in condizione di tutelare i posti di lavoro. Un intervento insomma per attivare un sistema a garanzia dei lavoratori, tipo la cassa integrazione, che incontrerebbe il placet dei sindacati.
Un sostegno ai lavoratori
La misura in questione potrebbe finire sul tavolo dei ministri delle Finanze il 7 aprile, quando verranno discussi gli interventi contro la crisi da Covid-19. E potrebbe essere accolta favorevolmente, visto che ci sarebbe fin d'ora anche il consenso dei due partiti della grande coalizione tedesca, ovvero popolari e socialisti.
La misura, disegnata sul Kurzarbeit della Germania (lavoro a orario ridotto o tempo breve) o la Cig dell’Italia, dovrebbe intervenire fornendo un sostegno ai lavoratori in modo da scongiurare il licenziamento da parte delle aziende.
L'articolo 122 del Trattato
Dal punto di vista puramente tecnico – stando a quanto trapelato da fonti Ue – si potrebbe utilizzare il disposto dell’articolo 122 comma 2 del Trattato, secondo il quale uno stato membro può aver diritto a una assistenza finanziaria della Ue quando “si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo".
L’intervento di riassicurazione contro la disoccupazione potrebbe così consentire l’utilizzo delle risorse del bilancio dell’Unione Europea senza ricorrere a Mes o coronabond. E si potrebbero anche emettere titoli.
L’Europa potrebbe così mettere a disposizione dei Paesi membri dei prestiti per il finanziamento di cassa integrazione o sussidi di disoccupazione, e prevedere iniziative per favorire il rientro nel mondo del lavoro attraverso impieghi part-time e programmi di formazione.
In Commissione se n'era già parlato
Di una soluzione simile, del resto, si era parlato già in precedenza nell’ambito dell’Unione, e l'attuale Commissione aveva posto tra i suoi obiettivi la creazione di un sistema di intervento contro la disoccupazione. Adesso la violenta crisi sollevata dal coronavirus potrebbe dare una accelerata alla previsione.
Il modello secondo alcuni potrebbe basarsi su quello utilizzato in occasione della passata crisi finanziaria, con la creazione dell'Efsm (European financial stabilisation mechanism), organismo poi sostanzialmente sostituito dal Mes.
Il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, non era altro che un programma di finanziamento di emergenza, basato su fondi raccolti sui mercati finanziari e garantiti dalla Commissione europea, che utilizza il bilancio dell'Unione europea come garanzia.
L'intervista al Fatto di Gualtieri
Proprio oggi, in una intervista al Fatto Quotidiano, il nostro ministro delle Finanze parla del decreto di aprile che “stanzierà un importo significativamente superiore al precedente", da 25 miliardi, "sufficiente a fornire per tutta la durata della crisi il doveroso sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese. Roberto Gualtieri conferma l'estensione della Cig e l'intenzione di "rafforzare l'indennità per i lavoratori autonomi".
Per quanto concerne il varo di un reddito di emergenza, ci sarebbe l’allargamento della platea “a chi si trova in momentanea difficoltà economica ma è rimasto escluso da cassa integrazione e indennità".
Quanto al MES, Gualtieri sottolinea che "è stato concepito per affrontare choc asimmetrici, mentre questa è una crisi simmetrica che riguarda tutti quindi un suo uso sulla base dei meccanismi attuali, almeno da parte dell'Italia, è fuori discussione".
Il titolare del dicastero finanziario boccia anche l’idea di una nuova linea di credito precauzionale. "Più promettenti - sostiene - sono il potenziamento dell'azione della Bei e lo strumento temporaneo di assistenza a cui sta lavorando la Commissione facendo leva sul bilancio europeo. Ma servono soluzioni nuove che garantiscano parità di condizioni e definiscano una risposta comune e solidale adeguata".