Il cooperante nel letto di un ospedale periferico a Gaza ad aspettare il suo destino mentre rischia l'amputazione degli arti
La storia di Abood Wael, cooperante del progetto ‘Gaza is alive’, esperto di arte-terapia e studente di economia e commercio, colpito dalle bombe mentre aiutava gli altri
“Ora sono infortunato da una settimana, la mia salute sta peggiorando, non ci sono medicine, stanno bombardando vicino a noi. Mi sento male, sto morendo ogni secondo, ogni minuto. Non posso muovere i piedi o le dita. Per favore, abbiamo bisogno che voi facciate qualcosa per noi”, questo l’ultimo messaggio di Abood Wael, cooperante nel progetto europeo ‘Gaza is alive’ nel campo profughi di Nusserat, a Gaza, mandato ai suoi colleghi italiani.
Richiesta di aiuto dal letto di un ospedale
In un video condiviso qualche giorno fa ha il viso stanco e fatica a parlare. Nel suo letto d’ospedale chiede aiuto a chi dall’altra parte del mondo sta guardando il massacro di Gaza dallo schermo di un cellulare. A chi continua a chiedersi se ciò che sta accadendo sia giusto o meno. A chi continua a discutere se un cessate il fuoco sia davvero necessario. Lo scorso 10 novembre Abood Wael è stato colpito da un scarica missilistica partita da droni israeliani, la quale, frammentandosi, ha riempito il suo corpo di schegge. Il tutto è successo mentre prestava soccorso ad alcuni feriti sepolti sotto le macerie. Dopo il 7 ottobre, il giovane cooperante, infatti, si era subito impegnato per dare una mano alla popolazione in difficoltà e aveva deciso di far parte dell’ équipe dei soccorritori.
Il suo aiuto alla popolazione prima di essere ferito
Negli ultimi video che lo ritraggono ancora fuori dal letto d’ospedale, stava aiutando a distribuire l’acqua potabile. “Aboud Wael ha 26 anni, è un esperto in arte-terapia e ha fatto parte di laboratori di breakdance, graffiti, composizione musicale e hip hop - spiega Dario Fichera amico e collega di Abood - attraverso l’arte della danza ha sempre cercato di trasmettere alla popolazione palestinese, soprattutto ai bambini e alle bambine, quel senso di libertà soffocato dalla segregazione con la quale gli abitanti di Gaza sono costretti a fare i conti tutti i giorni dal 2007, anno della vittoria alle elezioni da parte di Hamas e di inizio dell’embargo israeliano nella striscia”.
Appassionato di calcio italiano
Il giovane prima dell’inizio dei massicci bombardamenti su Gaza, studiava economia e commercio e lavorava presso un distributore di carburante di fronte allo Shifa Hospital, per il rifornimento delle ambulanze della struttura. “E’ sempre stato appassionato di calcio italiano, tifa per il Napoli e il suo mito è Maradona”, continua Fichera.
Ora rischia l’amputazione di 2 arti
Adesso Abood Wael rischia diversi scenari clinici tra cui l’amputazione di due arti (il braccio sinistro e la gamba destra) o persino la morte. Non c’è modo di fare una diagnosi certa, ma in questo momento ha la febbre ed è sempre più debole, anche a causa del cibo che scarseggia da ormai più di un mese a Gaza. “Avrebbe bisogno della chirurgia o di cure intense - continua Dario Fichera - invece si trova nel letto di un ospedale periferico ad aspettare il suo destino”. L'assenza di anestetici e strutture mediche adeguate a Gaza rende necessario il suo trasferimento urgente verso strutture sanitarie capaci di gestire il suo quadro clinico.
La nascita di un comitato
Così è nato il ‘comitato per Abood Wael’ da parte di un gruppo di attivisti e attiviste coinvolti nel progetto europeo ‘Gaza is Alive 2019’ che si appella alla società civile, alle istituzioni, al Governo italiano, per diffondere il più possibile la sua storia e chiedere l’intercessione del Governo italiano per l’apertura immediata di un corridoio umanitario che permetta ai feriti gravi di essere curati nel più breve tempo possibile. L’appello è stato accolto e condiviso anche dall’europarlamentare Massimiliano Smeriglio. “Abood è la persona più dolce e buona del mondo. In questi anni, tutte le volte che ci siamo incontrati a Gaza, si è sempre presentato con una miriade di regali personalizzati”, conclude Fichera nella speranza che l’amico e collega Abood Wael torni presto a ballare e lavorare per una Gaza lontana da dolore e distruzione.