L'appello di Papa Francesco: "La guerra è sempre una sconfitta, fermatevi"
All’Angelus il Pontefice convoca un altro giorno di digiuno, preghiera e penitenza per la pace il 27 ottobre

Fratelli fermatevi! E’ l’appello vigoroso che ancora una volta papa Francesco rivolge all’Angelus domenicale rivolto a quanti sono coinvolti nel sanguinoso conflitto israelo-palestinese. Unito all’appello per il rilascio degli ostaggi di Hamas e per impedire una crisi umanitaria nella striscia di Gaza. Solo in apparenza può sembrare un appello ripetitivo e tuttora inascoltato. Il papa infatti ne dà una motivazione profonda e speciale che aiuta a uscire da una visione di interessi settoriali della vita umana chiarendo il senso del celebre detto tramandato dal vangelo: dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Cittadini responsabili che contribuiscono alla società, impegnandosi per il bene comune, ma consapevoli che tutto appartiene al Signore: così la vita dei cristiani. Lo ricorda Papa Francesco all'Angelus di questa domenica in cui la liturgia ripropone le parole di Gesù: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Gesù le dice “per parlare dei rapporti tra Chiesa e Stato, tra cristiani e politica”.
Con un punto di partenza limpido: “Siamo del Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano… non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun Cesare di turno”. Questa prospettiva libera da una condizione vissuta in maniera schizofrenica. A volte anche noi pensiamo così: “Una cosa è la fede con le sue pratiche e un’altra cosa la vita di tutti i giorni. E questo non va. Questa è una “schizofrenia”, come se la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via”. E questo, secondo Francesco, significa che “dobbiamo restituire alla società quanto ci offre attraverso il nostro contributo di cittadini responsabili, avendo attenzione a quanto ci viene affidato, promuovendo il diritto e la giustizia nel mondo del lavoro, pagando onestamente le tasse, impegnandoci per il bene comune, e così via.
Allo stesso tempo, però, Gesù afferma la realtà fondamentale: che a Dio appartiene l’uomo, tutto l’uomo e ogni essere umano”. Se si tiene questa prospettiva si coglie anche il senso dell’insistenza del papa sulla pace e del suo non stancarsi a esortare perché nessuno, tanto meno la politica, si rassegni alla guerra che rappresenta una sconfitta sempre e per tutti. Mettere al primo posto il conflitto e gli interessi anziché la fraternità da mantenere o ricomporre, comporta sempre una difficoltà insormontabile per una pace giusta nelle contese e negli scontri violenti e sanguinosi come questa nuova guerra tra Israeliani e Palestinesi.
Il fallimento sostanziale del vertice del Cairo, conclamato dalla stampa internazionale, concluso senza neppure riuscire a stilare un comunicato comune, mostra che il principio di fraternità è tuttora fuori dall’orizzonte delle cancellerie occidentali e arabe, fuori dalla sensibilità delle grandi potenze, le sole che potrebbero fermare la guerra. “Ancora una volta – è risuonato l’appello di Francesco nel dopo Angelus - il mio pensiero va a quanto sta accadendo in Israele e in Palestina. Sono molto preoccupato, addolorato, prego e sono vicino a tutti coloro che soffrono, agli ostaggi, ai feriti, alle vittime e ai loro familiari.
Penso alla grave situazione umanitaria a Gaza e mi addolora che anche l’ospedale anglicano e la parrocchia greco-ortodossa siano stati colpiti nei giorni scorsi. Rinnovo il mio appello affinché si aprano degli spazi, si continuino a far arrivare gli aiuti umanitari e si liberino gli ostaggi. La guerra, ogni guerra che c’è nel mondo – penso anche alla martoriata Ucraina – è una sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, è una distruzione della fraternità umana. Fratelli, fermatevi! Fermatevi!”.
Quasi per affrettare la pace che sembra non arrivare mai, il papa convoca a una nuova giornata di preghiera: “Ricordo che per venerdì prossimo, 27 ottobre, ho indetto una giornata di digiuno, di preghiera e di penitenza, e che quella sera alle ore 18.00 in San Pietro vivremo un’ora di preghiera per implorare la pace nel mondo”. Un’ora aperta a cristiani di ogni confessione. Un cammino lungo della pace perseguito anche dalla coscienza missionaria della Chiesa. “Oggi – ha ricordato Francesco - si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, che ha per tema “Cuore ardente, piedi in cammino”. Due immagini che dicono tutto”. Nel senso che anche per fare la pace sono necessari cuori ardenti e piedi in cammino. Una visione che fatica a trovare consenso politico in misura sufficiente per garantire la pace ovunque nel mondo.