Tutti contro gli Usa per il veto all'Onu, Israele ringrazia. Haaretz: "Il più alto numero di vittime civili di sempre"
Dopo il favore dell'amico Biden, Israele intensifica i raid. Le vittime a Gaza sono già 17.700. Le proteste di tutti i Paesi contro le posizioni di Biden.
Glii usa bloccano la risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza e israele, come diretta conseguenza, intensifica il fuoco sulla striscia, dove già si contano oltre 17.700 vittime. Dopo più di due mesi di guerra, nonostante le pressioni interne per la liberazione degli ostaggi, il presidente Benjamin Netanyahu continua nella sua missione di eradicazione di Hamas dalla Striscia.
Anche il suo principale alleato, gli Stati Uniti, afferma che esiste un "divario" tra ciò che le autorità israeliane dicono e ciò che stanno facendo. Nonostante ciò Joe Binden ha dato una sponda all'alleato israeliano che sente di poter agire impunemente. La risoluzione è stata sostenuta da 13 membri del Consiglio, mentre il Regno Unito si è astenuto, a riprova delle crescenti preoccupazioni internazionali per la disperata situazione umanitaria a Gaza.
Netanyahu: "La posizione degli Usa è giusta"
La posizione degli Usa è "giusta", ha detto Netanyahu sul veto espresso dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell'Onu. "Gli altri Paesi devono comprendere - ha aggiunto - che è impossibile sostenere l'eliminazione di Hamas da una parte, e dall'altra fare appello per lo stop della guerra che impedirebbe quella eliminazione". Israele - ha concluso - "proseguirà la sua giustificata guerra volta all'eliminazione di Hamas e per raggiungere il resto degli obiettivi che sono stati stabiliti".
La condanna di Hamas e Anp
Hamas e l'Autorità palestinese, che governano rispettivamente Gaza e Cisgiordania, hanno condannato il veto americano in un momento in cui, le donne e i minori sono le principali vittime di una guerra che sa più di mattanza, guidata dalla cieca vendetta e dall'intenzione di scacciare i "terroristi".
Hamas ha definito la posizione Usa "immorale e disumana", e ha affermato che costituisce "partecipazione diretta" ai "massacri". Per il premier dell'Autorità palestinese, Mohamed Shtayyeh, la decisione americana è "una vergogna" e "dà un altro assegno in bianco all'occupazione per massacrare, distruggere e sfollare". Russia e Cina hanno criticato la scelta Usa e l'Iran ha avvertito che il veto americano espone il Medio Oriente al rischio di una "esplosione incontrollabile" della situazione.
Nel Sud di Gaza, un bombardamento israeliano a Khan Younis ha provocato questa mattina sei morti e altre cinque persone sono rimaste in un altro attacco a Rafah, ha fatto sapere ministero della Sanità di Hamas. Israele bombarda Gaza dal 7 ottobre, in risposta all'attacco lanciato dai miliziani di Hamas contro il suo territorio e in cui sono state uccise circa 1.200 persone, per lo più civili, e rapite altre 240.
Del numero totale degli ostaggi, circa 138 rimangono prigionieri. L'offensiva, che dal 27 ottobre prevede anche operazioni di terra, ha ridotto in macerie l'enclave palestinese dove secondo il segretario generale Onu, Antonio Guterres, tutto il sistema di aiuti umanitari "rischia il collasso". Secondo le Nazioni Unite, più della metà delle case sono state distrutte o danneggiate e 1,9 milioni di persone, l'85% della popolazione, è sfollata.
Le ragioni del veto Usa
Dal 9 ottobre, Israele ha imposto un assedio quasi totale alla Striscia. I bombardamenti si sono fermati solo durante la tregua di una settimana entrata in vigore il 24 novembre e durante la quale le parti in guerra hanno scambiato ostaggi con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Mercoledì, Il segreteario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ha invocato l'Articolo 99 della Carta Onu per convocare una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, svoltasi ieri e dedicata alla situazione catastrofica nella Striscia.
La risoluzione, presentata dagli Emirati Arabi Uniti e appoggiata da 97 Paesi, chiedeva un cessate il fuoco immediato come anche il rilascio di tutti gli ostaggi. Per il vice rappresentante Usa all'Onu, Robert Wood, il documento era dissociato dalla "realtà" e "non avrebbe mosso un ago sul terreno". Per Washington, il testo non denunciava a sufficienza le azioni di Hamas. Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha ringraziato Washingron e spiegato che un cessate il fuoco "potrebbe impedire il crollo dell'organizzazione terroristica Hamas, che sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l'umanità e le permetterebbe di continuare a governare la Striscia di Gaza".
I paesi arabi incontrano Blinken
Dal canto loro, un gruppo di Paesi arabi, tra cui il Qatar che ospita la leadership politica di Hamas, ieri ha visto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a Washington e ha ribadito l'appello all'amministrazione Biden a fare pressing su Israele, perché accetti una tregua. Gli Usa "rischiano l'isolamento", secondo la Bbc. La Casa Bianca è stata sommersa di critiche anche dalle organizzazioni per i diritti umani, da Human Rights Watch ad Amnesty International che hanno parlato di "complicità" e di "assenza di leadership globale".
Israele afferma di aver adottato misure per proteggere i civili e accusa Hamas di utilizzare la popolazione come scudi umani. "Man mano che i combattimenti continuano, sempre più persone verranno uccise e la sofferenza di coloro che sopravvivranno non potrà che peggiorare. Per gli Stati Uniti, potrebbe essere una questione di tempo prima che le richieste di cessate il fuoco diventino troppo forti per essere ignorate", ha avvertito l'emittente britannica.
Haaretz: dalle bombe su Gaza il più alto numero di vittime civili di sempre
Ma è il giornale Haaretz a smentire quanto sta sostenendo il governo israeliano. La campagna di bombardamenti aerei israeliani sulla Striscia di Gaza ha causato, in termini percentuali, "il più alto numero di vittime civili di tutte le guerre del XX secolo", è la stima emersa da uno studio del quotidiano. I dati, si legge, mostrano che "nelle tre precedenti campagne a Gaza, tra il 2012 e lo scorso anno, il rapporto tra le morti civili e il totale degli uccisi negli attacchi aerei si aggirava intorno al 40%, sceso poi al 33% all'inizio di quest'anno". Nelle prime tre settimane dell'attuale operazione "la percentuale di civili rispetto al totale delle morti è salita al 61%", afferma Haaretz che parla di dati "senza precedenti".