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L'affondo di Francesco: "Se non cambia le attuali politiche migratorie l’Europa democratica è a rischio"

Il Papa ha indicato alla politica la via del cambiamento per una democrazia europea capace di solidarietà con i poveri e i migranti. E incoraggia i giovani a diventare sognatori di un mondo nuovo

Carlo Di Ciccodi Carlo di Cicco   
Il papa insieme ai bambini profughi di Lesbo (Foto Ansa)
Il papa insieme ai bambini profughi di Lesbo (Foto Ansa)

Se non cambia le attuali politiche migratorie rendendole accoglienti, giuste, solidali, l’Europa democratica è a rischio. Anzi non sopravviverà. Sotto il vento crescente dei sovranismi e degli estremismi il pericolo di perdere la propria anima è molto concreto. Mai Francesco era stato così chiaro e determinato a pungolare le istituzioni internazionali, europee in particolare, a liberarsi dei sedimentati egoismi, aprendosi al dialogo e all’accoglienza, dando cittadinanza alle diversità, riconoscimento civile pieno ai poveri e agli emarginati. Vincendo la tentazione – oggi sempre più pericolosa – di affidarsi ai muri e al filo spinato per garantire gli egoismi nazionalisti e le politiche ipocrite verso gli immigrati e i diritti umani. Se mai avesse avuto un fondamento l’accusa mossa strumentalmente a Francesco dai tradizionalisti, i discorsi pronunciati a Cipro e in Grecia hanno confermato il suo essere un papa divisivo. Anzi non può più nasconderlo.

Resta tuttavia fondamentale cogliere con quale intento Francesco non teme di parlare apertamente contro i soprusi della politica, dell’economia, della tecnica per non accusar lui di essere divisivo, ma i suoi avversari di voler mantenere il predominio dell’odio e degli egoismi. Mentre la politica pare dimenticare le sue responsabilità e si logora in balletti che perpetuano un mondo diviso, violento, disuguale, Francesco alimenta sogni, speranze, chiama alla fraternità e alla responsabilità civile e religiosa.

La politica che pensa alla carriera di pochi anziché al bene comune che gli eletti dal popolo dovrebbero garantire, ormai è logora e può solo aggravare i mali sociali. In particolare il papa ha messo il dito sulla piaga delle migrazioni, o meglio, dei migranti considerati dagli Stati europei e comunque benestanti, ombre vane fuor che nell’aspetto - per dirla con Dante – di cui si pensa come ricacciarli in mare o al di là dei confini, anziché di come accoglierli, rispettarli, integrarli. Non sono loro infatti – ricorda Francesco – ad attentare al nostro benessere, ma le politiche egoiste che creano disparità sociali prima ancora dell’arrivo dei migranti. La sua richiesta ai governi dell’Europa è molto chiara e diretta: mettere in agenda rapidamente una seria politica migratoria comune e solidale.

L'incontro con i giovani

Se per un verso i discorsi sulla politica egoista oggi prevalente sono stati duri e perfino taglienti e spigolosi, il papa ha concluso il viaggio incontrando i giovani per aprire la certezza di un futuro migliore e solidale. Saranno i giovani a correggere gli sbagli dell’oggi purché vivano la loro giovinezza liberi dalla omologazione tecnologica. A ogni giovane Francesco ripete: “Non accontentarti di pubblicare qualche post o qualche tweet. Non accontentarti di incontri virtuali, cerca quelli reali, soprattutto con chi ha bisogno di te: non cercare la visibilità, ma gli invisibili. Questo è originale, rivoluzionario. Uscire da se stesso per incontrare l’altro. Ma se tu vivi prigioniero in te stesso, mai incontrerai l’altro, mai saprai cosa è servire. Servire è il gesto più bello, più grande di una persona: servire gli altri. Tanti oggi sono molto social ma poco sociali: chiusi in sé stessi, prigionieri del cellulare che tengono in mano. Ma sullo schermo manca l’altro, mancano i suoi occhi, il suo respiro, le sue mani. Lo schermo facilmente diventa uno specchio, dove credi di stare di fronte al mondo, ma in realtà sei solo, in un mondo virtuale pieno di apparenze, di foto truccate per sembrare sempre belli e in forma. Che bello invece stare con gli altri, scoprire la novità dell’altro! Interloquire con l’altro, coltivare la mistica dell’insieme, la gioia di condividere, l’ardore di servire!”. Parole che calzano a meraviglia per parlare in un altro modo, oltre la denuncia, anche dell’emergenza migranti, linea guida di tutto il viaggio apostolico numero 35.  Migranti non come pericolo, concorrenti, estranei da cui difendersi, ma fratelli per cui aggiungere un posto a tavola.

“Sognate la fraternità!” è stata la consegna esistenziale del papa ai giovani. “La salvezza sta in mare aperto, - ha precisato Francesco - sta nello slancio, nella ricerca, nell’inseguire i sogni, quelli veri, quelli ad occhi aperti, che comportano fatica, lotta, venti contrari, burrasche improvvise. Per favore, non lasciarsi paralizzare dalle paure, sognare in grande! E sognare insieme! Come per Telemaco, ci sarà chi cercherà di fermarvi. Ci sarà sempre chi vi dirà: 'Lascia perdere, non rischiare, è inutile'. Questi sono gli azzeratori di sogni, i sicari della speranza, gli inguaribili nostalgici del passato”. Parole che segnano la consegna per ogni adulto chiamato alla responsabilità personale, la consegna alla politica intesa come servizio e non come mezzo per arricchire se stessi. L’unico pericolo di fallimento del viaggio del papa resta la facilità con la quale si è abituati a convivere con l’ipocrisia sociale che loda gli eroi ma preferisce ricordarli morti.

Il discorso del papa ai giornalisti: la sin tesi

Europa e migranti sono due temi principali del viaggio che Francesco ha ripetuto anche nel colloquio con i giornalisti sull’aereo di ritorno da Atene a Roma. “I governanti sanno quanti migranti sono capaci di ricevere. Questo è loro diritto. Questo è vero. Ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può accogliere oltre un certo numero, deve entrare in dialogo con altri Paesi, che si prendano cura gli altri, ognuno. Per questo è importante l’Unione Europea. Perché può fare l’armonia fra tutti i governi per la distribuzione dei migranti. Pensiamo a Cipro, o alla Grecia. O anche a Lampedusa, alla Sicilia. Arrivano i migranti e non c’è l’armonia tra tutti i paesi per mandare questi qui, o là, o là. Manca questa armonia generale”.

Per Francesco “l'indebolimento della democrazia si ha per il pericolo dei populismi che non sono popolarismi, e per il pericolo di questi riferimenti a potenze internazionali economici, culturali… questo è quello che mi viene in mente ma io non sono un politico di scienza, io parlo dicendo quello che mi sembra”. Il documento dell’Unione europea sul Natale è un anacronismo…una moda di una laicità annacquata”. Parlando dell’Unione europea, Francesco ribadisce che sia necessario “prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche. Questo potrebbe arrivare a dividere i Paesi e a (far) fallire l’Unione europea”.

Carlo Di Ciccodi Carlo di Cicco   
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