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Mani legate, teste mozzate e gettati in una fossa comune: così l'Idf ha ucciso (e cercato di occultare) i 15 operatori sepolti con le ambulanze

L'inchiesta dell'Onu ha appurato che gli operatori sono stati uccisi "nell'esercizio delle loro funzioni umanitarie". Erano 8 della Croce rossa, 6 della Protezione civile e uno delle Nazioni Unite. "Esecuzioni sommarie su operatori inermi", ha denunciato Whittall

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Un'immagine delle ambulanze semisepolte a Gaza (Ansa)
Un'immagine delle ambulanze semisepolte a Gaza (Ansa)

Sono stati uccisi mentre cercavano di raggiungere un luogo bombardato dagli israeliani, nei pressi di Rafah. Ma i 15 operatori umanitari non sono mai arrivati a destinazione. Sono stati giustiziati mentre correvano a sirene spiegate dall'Idf che, maldestramente, ha cercato di occultarne i cadaveri insieme ai mezzi di soccorso. La fossa comune è stata trovata a Al Hashashin, nei pressi di Rafah nel Sud della Striscia. Come in una scena di un film dell'orrore: un cadavere era senza testa, un altro legato alle gambe e un terzo con la parte superiore del corpo senza vestiti, come riferito dal portavoce della Protezione civile, Mahmoud Basal. Il ministero della Sanità di Gaza parla anche di corpi con le mani legate e ferite alla testa. Tutti sono stati uccisi a sangue freddo, secondo il rituale delle esecuzioni sommarie, e gettati in una fossa comune scavata sotto le loro ambulanze, ben marchiate con le insegne dei soccorsi. I mezzi della Mezzaluna Rossa e della Protezione Civile, tra cui un camion antincendio, e un'auto delle Nazioni Unite appaiono crivellati di colpi e parzialmente bruciati, rottami semisepolti. 

La denuncia dell'ennesimo crimine di guerra compiuto da parte dell'esercito israeliano in Palestina - che dopo le insistenze ha ammesso le sue responsabilità - arriva dalla Croce Rossa internazionale-Mezzaluna Rossa e dall'Onu che ha condotto un'indagine sull'agguato che risale allo scorso 23 marzo. La scoperta del sito e del suo terribile scrigno è stata fatta dopo sette giorni: fino al 30 è stato impedito alla Protezione civile palestinese di raggiungere la zona. 

"Trucidati nelle loro uniformi, tentativo di nascondere i cadaveri"

In tutto gli operatori umanitari uccisi sono 15 tra cui 8 paramedici della Mezzaluna Rossa (PRCS) - Mostafa Khufaga, Saleh Muamer e Ezzedine Shaath, il primo ufficiale Mohammad Bahloul, Mohammed Al-Heila, Ashraf Abu Labda, Raed Al Sharif and Rifatt Radwan recuperati il 30 maggio, mentre l'ufficiale dell'ambulanza Assad Al-Nassasra era ancora disperso -, sei membri delle squadre di ricerca e soccorso della Protezione Civile palestinese e un dipendente delle Nazioni Unite. Tutti indossavano ancora le divise delle loro funzioni. Basal ha spiegato che si tratta del peggiore attacco ai danni delle unità umanitarie palestinesi e che non ha eguali per l'efferatezza e per il tentativo dell'Idf di occultare i cadaveri seppellendoli sotto le ambulanze. Sulla stessa linea la valutazione della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna Rossa, che parla di un "attacco alle strutture di soccorso mai visto dal 2017", esprimendo tutto il rammarico possibile per gli operatori uccisi volontariamente "mentre svolgevano il loro lavoro di soccorso". "Gli operatori umanitari vanno difesi, come vanno difesi i civili", ha detto l'ente. 

Un'inchiesta avviata dall'Onu ha potuto certificare quanto accaduto. La fossa comune, ha detto Jonathan Whittall, responsabile dell'Ufficio per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite in Palestina, è stata individuata grazie a una luce di emergenza rimasta accesa in una delle ambulanze schiacciate. "Dopo ore di scavo - ha scritto su X in una serie di post il funzionario Onu - abbiamo recuperato il primo corpo, quello del vigile del fuoco, sotto il suo mezzo". E l'ultimo intervento fa il bilancio: "Il primo giorno dell'Eid, siamo tornati e abbiamo recuperato i corpi sepolti di 8 PRCS, 6 della Protezione Civile e 1 membro dello staff ONU. Sono stati uccisi nelle loro uniformi. Alla guida dei loro veicoli chiaramente contrassegnati. Indossando i loro guanti. Mentre erano in viaggio per salvare vite. Questo non sarebbe mai dovuto accadere".

 

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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