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[Il commento] Il caso del celibato del clero: si ripete il gioco di mettere Benedetto contro Francesco

Una nuova trama dei conservatori. Vagliando con onestà i fatti dei protagonisti è del tutto improbabile riuscire a mettere il papa emerito e quello regnante l’un contro l’altro. Anche perché hanno ben chiaro entrambi che esiste un solo papa

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
[Il commento] Il caso del celibato del clero: si ripete il gioco di mettere Benedetto contro Francesco

La migliore definizione di Ratzinger  l’ha data papa Francesco: “Benedetto XVI è un uomo che impersona la santità, un uomo di pace, un uomo di Dio”. Di altre belle cose Francesco ne ha dette più volte sul suo predecessore. Valga per tutte quella alla festa dei nonni del 2014 celebrata in piazza san Pietro presente il papa emerito con 30 mila nonni. “Ringrazio specialmente il papa emerito Benedetto XVI per la sua la presenza – parole di Francesco - . Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!". Del resto nell’ultimo saluto ai cardinali prima di formalizzare la sua rinuncia, Benedetto aveva assicurato “incondizionata reverenza e obbedienza” a chiunque fosse stato il successore scelto dal conclave. E’ rimasto di parola.

Ratzinger non è stato costretto alla rinuncia e Francesco non lo ha confinato in una prigione come fu per Celestino. Benedetto e Francesco sono due eccezionali figure al di sopra della media che si sono passate il testimonio di successore di Pietro in un momento particolarmente delicato, quando la Chiesa sta provando a trovare la via giusta in un cambiamento di epoca.

Grave operazione di destabilizzazione

Ora si resta perplessi di fronte a un’operazione mediatica che punta a far apparire Benedetto un ribelle al papa e una bandiera del fronte conservatore della Chiesa, lui, uno dei teologi di punta del concilio Vaticano II. Lui un uomo distaccato tanto dal potere da aver terremotato l’istituzione pontificale tirandola fuori dal museo delle cere di antiche sovranità per riportarla alla dimensione di primo servitore del Vangelo.

Ma si continua a crederlo e a presentarlo come un conservatore, dimenticando il merito di aver scoperchiato il crimine della pedofilia, lasciando a Francesco la possibilità di perfezionare la scelta della “tolleranza zero” nei confronti degli ecclesiastici colpevoli. Ora emerge un nuovo tentativo di presentarlo come censore di Francesco per impedirgli decisioni di qualsiasi genere sulla legge del celibato dei preti. Si lascia intendere che Francesco sia un imprevidente che vuole sovvertire la tradizione, mondanizzando la Chiesa. Ma si tratta di un timore inconsistente.

Francesco non ha mai pensato di cambiare la legge sul celibato dei preti. Lo ha ricordato il portavoce vaticano richiamando un’importante dichiarazione del papa ai giornalisti di ritorno dal viaggio in Panama. In quell’occasione citò Paolo VI che aveva dichiarato: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato“. “Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no”, aveva aggiunto il Pontefice regnante.

Papa Francesco, in quell’occasione, si era riferito a discussioni tra teologi circa la possibilità di concedere deroghe per alcune regioni del globo come le isole del Pacifico, precisando però che “non c’è decisione mia. La mia decisione è: celibato opzionale prima del diaconato, no. È una cosa mia, personale, io non lo farò, questo rimane chiaro. Sono uno ‘chiuso’? Forse. Ma non mi sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione”. E lo stesso Benedetto ha smentito di aver scritto un libro a quattro mani con il cardinale Sarah sul celibato ecclesiastico. Tanto più con l’intento di un’ammonizione preventiva a Bergoglio.

Piena soddisfazione verso l'operato di Francesco

Nel 2016 era uscito un altro libro di Benedetto XVI curato da Peter Seewald, il giornalista preferito da Ratzinger. Il volume dal titolo “Ultime conversazioni” girava intorno al grande gesto della rinuncia. E Ratzinger parlava anche del suo successore che non aveva previsto potesse essere Bergoglio, ma avendolo conosciuto meglio ne era felice. E non vedeva una rottura con il suo pontificato. “Se si prendono singoli episodi e li si isolano, si possono costruire contrapposizioni, ma ciò – diceva Ratzinger – non accade quando si considera tutto l’insieme. Forse si pone l’accento su altri aspetti ma non c’è alcuna contrapposizione”. Piena soddisfazione, dunque per quanto sta facendo Francesco? “Sì – è la riposta di Benedetto XVI -. C’è una nuova freschezza in seno alla Chiesa, una nuova allegria, un nuovo carisma che si rivolge agli uomini, è già una bella cosa”.

Se si tenesse in conto maggiore queste ultime conversazioni di Benedetto XVI non ci sarebbe stato spazio per un caso inesistente, fatto scoppiare ora ad arte sulla questione del celibato sì, celibato no. E anche il paventato disco verde di Francesco alla possibilità di ordinare preti diaconi permanenti già sposati in Amazzonia – votata e raccomandata dal recente sinodo - non muterebbe la legge generale e attuale che richiede ai preti di rito latino il celibato. Non si tratta di una legge di origine divina, ma di opportunità storica. I suoi benefici si sono rivelati superiori a quelli con un clero sposato.

Tanto rumore per nulla

E poi, nessuno nella Chiesa pensa che l’eventuale possibilità di un clero sposato, con la scelta facoltativa del celibato, significherebbe di per sé l’abolizione del celibato o di minore riconoscimento del suo valore evangelico.

In definitiva il rumore intorno a un libro firmato dal cardinale Sarah sul sacerdozio e celibato che uscirà domani in Francia con il titolo che in italiano suona: Dal profondo del nostro cuore, si sta rivelando uno dei tanti attacchi per frenare la riforma di Francesco. Si aspetta di conoscere tutti i tasselli di questa operazione editoriale entro la quale si è cercato di tirare dentro perfino Benedetto XVI.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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