Le terribili condizioni di detenzione descritte dall'anarchica milanese Ilaria Salis
La trentanovenne è detenuta da febbraio scorso in Ungheria. Adesso rischia 11 anni di reclusione per lesioni provocate a esponenti di estrema destra.
Detenuti legati sia ai polsi che alle caviglie, scarafaggi, topi e cimici nelle celle, malnutrizione, una sola ora d’aria al giorno, assenza di igiene personale e impossibilità di parlare con i familiari per più di sei mesi. Sono queste le condizioni di detenzione alla quali è stata sottoposta Ilaria Salis nel carcere ungherese dove è attualmente reclusa. Lo scrive in una lettera di 18 pagine inviata all’ambasciata italiana in Ungheria che a sua volta l'ha trasmessa in copia a Eugenio Losco, legale della donna insieme a Mauro Straini. La trentanovenne Iaria Salis, anarchica di Milano, è detenuta da febbraio scorso in Ungheria. Adesso rischia 11 anni di reclusione per lesioni provocate a esponenti di estrema destra. Lesioni che sarebbero guarite in sette giorni, senza che fosse fatta denuncia dalle parti offese dal reato.
L'arresto
Le lesioni di cui è accusata Ilaria Salis sono avvenute a febbraio 2023 durante una contromanifestazione nella capitale ungherese in occasione del raduno annuale del cosiddetto 'Giorno dell'onore', durante il quale si celebra un battaglione nazista che, nel 1944, ha tentato di impedire l'assedio di Budapest da parte dell'Armata Rossa. Nella stessa città Salis dovrà affrontare il processo che inizierà il 29 gennaio del prossimo anno. Fino ad ora, durante gli interrogatori, Salis si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Per gli stessi fatti avvenuti lo scorso febbraio è stato arrestato anche Gabriele Marchesi, lui adesso è agli arresti domiciliari ma il 5 dicembre è prevista l’udienza per decidere il suo eventuale trasferimento in Ungheria, in base al mandato d’arresto europeo (MAE). Marchesi, però, si è già pronunciato in modo contrario per quanto riguarda l’estradizione.
La lettera di Salis
Nella sua lettera, Ilaria Salis, scrive che dall'11 febbraio è stata spostata ben undici volte di cella, celle che per ogni detenuto hanno uno spazio di 3,5 metri quadrati. Per quasi sette mesi, racconta, le è stato vietato qualunque contatto con il mondo esterno, compresi i genitori che ha visto per la prima volta ad agosto. I colloqui con gli avvocati, inoltre, avvengono con la costante presenza di una guardia carceraria. In 24 ore è prevista una sola è un'ora d’aria ma, come scrive Salis, spesso coincide con l’ora della doccia e quindi, in alcuni giorni, devi scegliere se rinunciare alla doccia o all’ora d’aria. Salis riporta che i detenuti sono obbligati a lavorare senza sosta per soli 50 euro al mese. Anche gli alimenti sono molto scarsi: il carrello dei pasti passa solo a colazione e a pranzo, la cena è costituita da un pezzo di pane e una scatoletta di carne o di pesce.
Condizioni inumani e degradanti
Stando al racconto di Ilaria Salis il carcere sarebbe infestato di cimici e scarafaggi, ma la donna lamenta anche la presenza di topi nelle celle. La trentanovenne dichiara che da quando è stata arrestata non ha mai ricevuto il pacco con gli oggetti per l'igiene personale che, in quanto donna, assume un’importanza ancora più significativa. Le sono arrivati per la prima volta solo quando il Consolato italiano è stato autorizzato a consegnarle un primo pacco. Salis sarebbe stata costretta a indossare abiti sporchi, inclusa la biancheria, per circa 5 settimane. Nel suo racconto dice anche che più volte è stata costretta a muoversi e a salire le scale con piedi e mani immobilizzati. Stando al suo racconto in carcere i detenuti sarebbero legati sia dai polsi che per le caviglie attraverso due cavigliere di cuoio chiuse da due lucchetti e unite tra loro da una catena lunga circa 25 centimetri. Durante il trasporto dei detenuti sarebbe stato usato anche un guinzaglio di cuoio, fissato a una manetta e tenuto all'estremità dall'agente di scorta. Sono evidenti le terribili condizioni a cui è sottoposta la concittadina Ilaria Salis in Ungheria, nonostante ciò resta incarcerata a Budapest nell’attesa del processo che avverrà fra due mesi.