L'attacco di Francesco alle politiche europee: "L'esclusione dei migranti è schifosa e criminale"
Canonizzando il vescovo Scalabrini e il laico Zatti, il papa propone società accoglienti e rinnova l’appello per la pace in Ucraina
Parole tanto dure nei confronti di politiche attualmente prevalenti nei confronti dei migranti Francesco non le aveva mai dette. L’ esclusione dei migranti, a suo dire è schifosa, peccaminosa e criminale. Giudizio senza appello calato nel mezzo di una gremita celebrazione in Piazza san Pietro in occasione della canonizzazione di due figure sociali significative: il vescovo Giovanni Battista Scalabrini apostolo dei migranti agli inizi del Novecento e il laico salesiano Artemide Zatti, una vita al servizio dei malati in zone popolari argentine. Nell’omelia il papa ha spiegato il senso del camminare insieme e del ringraziare contenuto nel Vangelo dei dieci lebbrosi guariti da Gesù. Uno di questi malati guariti, un samaritano, “una sorta di eretico per i giudei” fu l’unico che tornò a ringraziare Gesù per la guarigione. Il discorso dell’accoglienza ovunque e verso tutti il papa lo ha rivolto specialmente ai cristiani tenuti a vivere il Vangelo.
Fratelli e sorelle, - le parole di Francesco - verifichiamo se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo, siamo capaci di camminare insieme agli altri, siamo capaci di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni. Ma camminare insieme – cioè essere “sinodali” – è anche la vocazione della Chiesa. Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme, preti e laici, a servizio del Vangelo; se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo? Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare. Per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti.
Dal generico discorso sull’accoglienza il papa ha messo a fuoco un’accoglienza che è diventata problematica e divisoria perfino nell’ambito politico. “E oggi – ha sottolineato Francesco - nel giorno in cui Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno. “No, non li escludiamo, li mandiamo via”: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto”.
Si è trattato in realtà una domanda che include un giudizio di merito rispetto alle attuali politiche europee ferme a progetti restrittivi nei confronti dei migranti. Quasi non bastasse il papa ha legato alle migrazioni anche l’espansione della Chiesa dell’origine. “I due Santi oggi canonizzati ci ricordano l’importanza di camminare insieme e di saper ringraziare. Il Vescovo Scalabrini, che fondò due Congregazioni per la cura dei migranti, una maschile e una femminile, affermava che nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza: «Proprio a causa delle migrazioni forzate dalle persecuzioni – egli disse – la Chiesa superò i confini di Gerusalemme e di Israele e divenne “cattolica”; grazie alle migrazioni di oggi la Chiesa sarà strumento di pace e di comunione tra i popoli».
Francesco non dimentica l'Ucraina
E poi un cenno chiaro aggiunto a braccio sull’Ucraina. “C’è una migrazione, in questo momento, qui in Europa, che ci fa soffrire tanto e ci muove ad aprire il cuore: la migrazione degli ucraini che fuggono dalla guerra. Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina! “. Scalabrini “guardava oltre, guardava avanti, verso un mondo e una Chiesa senza barriere, senza stranieri. Da parte sua, il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza. Si racconta di averlo visto caricarsi sulle spalle il corpo morto di uno dei suoi ammalati”. All’Angelus che ha chiuso la messa solenne il papa è tornato sulla questione della guerra che in Ucraina sta mettendo a rischio la pace mondiale. Una situazione già sperimentata dall’umanità durante la crisi dei missili a Cuba nell’ottobre del 1962. “A proposito dell’inizio del Concilio, 60 anni fa, non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo. Perché non imparare dalla storia? Anche in quel momento – ha rammentato Francesco - c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica”.