Chernobyl colpita da un drone russo: danni gravi alla cupola del reattore
Un attacco con droni Shahed-136 ha perforato la copertura del reattore 4 di Chernobyl: danni strutturali, fiamme e costi milionari mettono a rischio la sicurezza nucleare globale

Un attacco con droni kamikaze russi ha colpito il cuore simbolico della catastrofe nucleare più grave della storia moderna. La cupola del reattore numero 4 di Chernobyl, costruita per contenere le radiazioni sprigionate nel disastro del 1986, è stata gravemente danneggiata da un drone Shahed-136 lo scorso febbraio. Il raid, rimasto segreto fino a pochi giorni fa e svelato da The Guardian, ha provocato un enorme squarcio di circa 15 metri nel tetto della New Safe Confinement, visibile a chilometri di distanza per via delle fiamme. Si tratta di una struttura dal valore stimato in 1,5 miliardi di euro, realizzata con il supporto dell’Unione Europea e degli Stati Uniti per sigillare definitivamente i residui radioattivi. L’attacco rientra in una strategia russa che punta sempre più spesso a colpire infrastrutture dall’alto valore simbolico e strategico nel territorio ucraino.
Milioni di euro di danni e fondi insufficienti
L’impatto non è stato solo simbolico: il tetto è stato perforato e le fiamme si sono propagate per oltre due settimane prima di essere completamente domate. Secondo quanto riportato, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e le autorità ucraine assicurano che non vi sono state perdite radioattive. Tuttavia, il danno economico è pesante.
Il fondo internazionale di emergenza, creato per la sicurezza del sito, dispone di appena 25 milioni di euro, una cifra lontana dai decine di milioni necessari per riparare i danni. Fonti diplomatiche e tecniche hanno dichiarato al Guardian che gran parte delle spese ricadranno probabilmente su governi occidentali, già coinvolti nella realizzazione dell’opera con finanziamenti massicci.
Zelensky accusa Mosca: “Terrorismo ambientale”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l'attacco "un crimine contro la sicurezza nucleare globale", accusando la Russia di "voler lasciare un’eredità tossica anche alle generazioni future". Le parole del leader ucraino riflettono una crescente preoccupazione per l’uso di armi che non si limitano a causare vittime immediate, ma puntano a danneggiare ecosistemi e infrastrutture ambientali critiche. Dal canto suo, il Cremlino ha negato ogni responsabilità, parlando di “propaganda ucraina per screditare Mosca”. Il sito di Chernobyl, diventato negli anni simbolo di rinascita ambientale e turismo della memoria, è oggi una zona militarizzata e strategicamente sensibile, tornata sotto il controllo di Kyiv dopo l’occupazione russa del 2022.
Rischi futuri per l’ambiente e la salute pubblica
Le conseguenze dell’attacco potrebbero manifestarsi nel tempo. “Non è una bomba che esplode oggi, ma un’esposizione continua al rischio domani”, ha spiegato un ingegnere coinvolto nella costruzione originale della cupola. Secondo gli esperti, il metallo danneggiato rischia di corrodersi nel giro di pochi anni, compromettendo la tenuta della barriera che isola le polveri radioattive ancora presenti nel reattore. Se la struttura non verrà ripristinata in tempi brevi, le conseguenze ambientali e sanitarie potrebbero estendersi ben oltre i confini dell’Ucraina.
Il timore è che la durabilità della cupola – pensata per resistere almeno un secolo – sia ora compromessa. E senza un intervento urgente, la minaccia radioattiva potrebbe tornare ad affacciarsi in Europa.
Le reazioni internazionali e gli scenari futuri
Mentre l’AIEA monitora la situazione, le diplomazie occidentali sono chiamate a reagire. Non solo sul piano economico, ma anche con una riflessione politica più ampia: l’attacco dimostra che la guerra in Ucraina può toccare anche i nervi scoperti della sicurezza nucleare europea. La possibilità che Chernobyl, già fragile per natura, diventi bersaglio di nuove offensive, alimenta un senso di allarme crescente tra esperti e istituzioni.