Il vaccino AstraZeneca e i casi di trombosi, scoperto il "difetto" dei coaguli
Una ricerca appena pubblicata su Nature ha rivelato che le trombosi dopo il siero anglo-svedese sarebbero state innescate
Una ricerca olandese ha annunciato di aver scoperto le cause dei rari coaguli nel sangue che hanno causato centinaia di trombosi dopo la vaccinazione con AstraZeneca. Il team, guidato da Ishac Nazy, ha esaminato i casi di cinque persone in cui si era manifestato il raro evento avverso. La VITT, spiegano gli esperti, provoca una bassa conta piastrinica e coaguli di sangue nelle arterie o nelle vene. Simile alla trombocitopenia indotta da eparina (HIT), questa condizione è associata alla produzione di anticorpi contro PF4, una proteina coinvolta nella coagulazione del sangue.
Le trombosi dopo il vaccino
Gli studiosi hanno analizzato il sangue di cinque pazienti che avevano ricevuto una singola dose del vaccino AstraZeneca e avevano avuto la complicazione e scoperto che gli anticorpi ottenuti dal plasma di queste persone mostravano un legame più forte con PF4, il che potrebbe rappresentare il meccanismo alla base della VITT. "Abbiamo determinato che il legame degli anticorpi VITT anti-PF4 (n=5) era limitato a 8 amminoacidi di superficie, tutti localizzati all'interno del sito di legame dell'eparina su PF4, e il legame era inibito dall'eparina", scrivono i ricercatori. In pratica, le trombosi dopo il vaccino con AstraZeneca sarebbero state innescate da anticorpi che riconoscono alcuni aminoacidi su una proteina chiamata PF4; una volta che si aggregano alle piastrine, gli anticorpi formano un coagulo di sangue nelle vene o nelle arterie e scatenano la trombosi. Oltre a questo, però, il meccanismo può anche essere lievemente differente perché cambiano anche gli amminoacidi attaccati dagli anticorpi: sono di un certo tipo per i pazienti curati con eparina, di un altro tipo per chi si vaccina con AstraZeneca.
Gli esperti: "Risultati molto interessanti”
I risultati dello studio canadese sono stati accolti positivamente ma molti esponenti della comunità scientifica sia perché, da una parte, possono aiutare i medici a identificare rapidamente la VITT, sia perché possono avvicinare la ricerca alle cause delle trombosi gravi. Secondo Mortimer Poncz, capo della divisione di pediatria-ematologia del Children’s Hospital di Filadelfia lo studio potrebbe aiutare i medici a riconoscere in modo rapido i coaguli da vaccino e agevolare i ricercatori a comprenderne le cause”. Un altro specialista, Andreas Greinacher, professore di medicina trasfusionale presso la clinica universitaria tedesca di Greifswald, ha definito i risultati “molto interessanti” ritenendoli una buona pista da seguire per migliorare il trattamento delle trombosi indotte dai vaccini. .
I casi di trombosi nei giovani
Ricordiamo l'allarme causato dalla somministrazione con questo vaccino da inizio marzo con 395 casi di trombosi segnalati nel solo Regno Unito di cui 70 fatali. Gli effetti peggiori li hanno subìti i giovani con una media di 20 trombosi in persone tra 18 ed i 49 anni secondo i dati delle autorità inglesi sul numero complessivo dei casi. Invece, tra chi ha oltre 50 anni, si sono registrati dieci casi avversi ogni milione di prime dosi e 1,4 ogni milione di richiami. Questo mese, invece, le autorità europee hanno detto di aver avuto notizia di 479 potenziali trombosi su 51,4 milioni di dosi AstraZeneca, quindi poco meno di un caso ogni 100mila somministrazioni.
Trombosi anche con Johnson & Johnson
La coagulazione del sangue è stata collegata anche al vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson sebbene gli incidenti si siano verificati meno frequentemente rispetto ad AstraZeneca. Il motivo può essere essenzialmente uno: J&J è meno usato e diffuso rispetto al siero anglo-svedese ma la piattaforma è la stessa. Si tratta di vaccini ad adenovirus, cioè a vettore virale (come anche il russo Sputnik V), che utilizzano un virus per portare all'interno della cellula la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina Spike. Il sistema immunitario si attiva contro la proteina e produce degli anticorpi che, qualora il soggetto entrasse a contatto con il virus, lo proteggeranno dall'infezione.