Il governo brasiliano respinge la mano tesa dell'Europa: no all'offerta di 20 milioni
Lo riporta il quotidiano Lo Stato di San Paolo. Il presidente Bolsonaro mette in dubbio i dati internazionali sugli incendi. Ma c'è anche chi ha riserve sulla posizione Ue: "A parole l'Europa vuole salvare l'Amazzonia, nei fatti un po' meno"

Il Brasile respinge la mano tesa dell'Europa. Il governo brasiliano ha dichiarato ieri sera che rifiuterà l'offerta del G7 di 20 milioni di dollari di aiuti per la lotta agli incendi in Amazzonia. Lo riporta il quotidiano Lo Stato di San Paolo. Secondo il giornale brasiliano, Palacio do Planalto non ha al momento indicato il motivo del rifiuto. In precedenza il ministro dell'Ambiente brasiliano Ricardo Salles aveva al contrario dichiarato che l'aiuto del G7 sarebbe stata gradita. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro mette in dubbio i dati internazionali sugli incendi in Amazzonia, affermando che la situazione rientra nei limiti normali.
Incendi + 145%
Tra gennaio e agosto 2019 il numero di incendi in Amazzonia è aumentato del 145% rispetto allo stesso periodo del 2018. Quest'anno il 75% dei focolai si è verificato in aree che nel 2017 erano coperte dalle foreste e che successivamente sono state deforestate o degradate per lasciare spazio a pascoli o aree agricole. Lo dice in una nota Greenpeace. Una squadra brasiliana dell'associazione ha sorvolato gli stati di Rondônia e Pará, documentando gli incendi con nuove immagini. Negli stati di Rondônia e Pará, sottolinea Greenpeace, gli incendi mostrano chiaramente l'avanzata dell'agricoltura industriale nella foresta, spesso per far spazio a pascoli per il bestiame e colture, soia in particolare, destinate alla mangimistica. Dei 6.295 focolai registrati tra 16 e il 22 agosto, il 19% si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a diversi Popoli Indigeni.
''Le fiamme che stanno consumando l'Amazzonia non sono un problema solo per il Brasile, ma per l'intero Pianeta. Con l'aumentare degli incendi, infatti, aumentano anche le emissioni di gas serra, favorendo ulteriormente l'innalzamento della temperatura globale e, conseguentemente, il verificarsi di eventi meteorologici estremi che rappresentano un grave pericolo per la fauna selvatica e la vita di migliaia di persone. Agire per porre fine alla deforestazione dell'Amazzonia deve essere un obiettivo globale e un obbligo per chi guida il Paese" conclude Marcio Astrini, di Greenpeace Brasile.
L'attacco a Macron
Intanto il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è tornato oggi ad attaccare il suo collega francese, Emmanuel Macron, segnalando che il suo Paese "non può accettare" che si lancino "attacchi gratuiti e fuori luogo" contro il modo in cui gestisce l'Amazzonia, né che "travesta le sue intenzioni dietro all'idea di una 'alleanza' dei Paesi del G7 per 'salvare' l'Amazzonia, come se fossimo una colonia o una terra di nessuno". Bolsonaro ha lanciato il suo nuovo affondo contro Macron su Twitter, dopo aver detto di aver parlato con il presidente colombiano, Ivan Duque, con il quale "abbiamo discusso della necessità di stabilire un piano comune, fra la maggior parte dei paesi che fanno parte dell'Amazzonia" che permetta di gestire la foresta pluviale "con garanzie per la nostra sovranità e le nostre ricchezze naturali". "Altri capi di Stato si sono solidarizzati con il Brasile", ha aggiunto il presidente brasiliano, sottolineando che "in fin dei conti il rispetto della sovranità di qualsiasi paese è il minimo che ci si può aspettare in un mondo civile". Durante lo scorso week end, Bolsonaro ha detto che ha parlato con i capi di Stato e di governo di Ecuador, Cile, Argentina e Spagna, "che hanno espresso la loro solidarietà con il Brasile" a causa della "campagna di notizie false che stiamo affrontando", sottolineando che "si sono messi a disposizione per aiutarci nella lotta contro gli incendi in Amazzonia".

La gara di solidarietà
Ed è partita la gara di soliderietà per la regione che brucia: I Paesi del G7 hanno deciso di sbloccare un aiuto urgente di 20 milioni di dollari per sostenere i Paesi dell'Amazzonia nelle attività di contrasto agli incendi. A questo finanziamento se ne aggiunge un altro "a medio termine per il piano di rimboschimento". Anche Leonardo DiCaprio scende in campo: la fondazione ambientalista Earth Alliance, che l'attore americano ha contribuito a creare, ha già sviluppato un fondo di emergenza con 5 milioni di dollari.I fondi sono destinati alle comunità indigene e ad altri partner locali che lavorano per proteggere la biodiversità dell' Amazzonia contro la diffusione dei roghi. Maxi donazione di 10 milioni di euro da Lvmh, il gruppo francese del lusso guidato da Bernard Arnault.
Parole e fatti
C'è però chi non crede alla buona fede della Ue. "A parole l'Europa vuole salvare l'Amazzonia, nei fatti un po' meno - si legge per esempio su Wired in un articolo di Giancarlo Sturloni - L’Unione Europea ha raggiunto un accordo di libero scambio con il Brasile che minaccia di aggravare la deforestazione e la crisi climatica globale: che senso ha allora schierarsi in difesa delle foreste pluviali? Gli incendi in Amazzonia negli stati brasiliani di Rondônia e Pará. Mentre l’Amazzonia continua a bruciare e il mondo si indigna per lo sfruttamento selvaggio delle sue risorse naturali, l’Unione Europea difende un accordo di libero scambio con il Brasile che secondo la comunità scientifica rischia di accelerare la deforestazione e violare i diritti delle popolazioni indigene. A fine giugno, senza troppo clamore, l’Ue ha infatti concluso un importante trattato commerciale con i paesi del Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fa parte anche il Brasile. L’accordo abbatterà molti dazi e favorirà l’esportazione verso l’Europa di carne bovina e soia geneticamente modificata per l’alimentazione animale, che sono la causa principale della deforestazione in Amazzonia".
L’appello degli scienziati
"La comunità scientifica internazionale considera l’intesa Ue-Mercosur una minaccia per l’ambiente e per i diritti delle popolazioni indigene, al punto che lo scorso aprile 600 ricercatori hanno firmato un appello pubblicato dalla rivista Science per chiedere all’Unione Europea di negoziare un accordo più sostenibile. Gli scienziati denunciano inoltre che nel 2017 l’Ue ha importato ferro dal Brasile per tre miliardi di euro, senza curarsi del fatto che le miniere brasiliane non rispettano gli standard di sicurezza per i lavoratori e sono anch’esse causa di deforestazione. Secondo Fern, un’organizzazione non governativa europea per la protezione delle foreste e dei diritti delle persone che vi abitano, 'l’accordo avrà conseguenze devastanti per il clima e sacrifica le foreste e i diritti umani sull’altare del commercio'”.