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Addio a Liz Truss, agnello sacrificale dell’Austerità. E’ stata punita per aver voluto proteggere imprese e famiglie

Ma il triste e malinconico regno di Truss è durato appena 45 giorni. E’ il più breve governo della secolare democrazia britannica. Chi pensava che i 115 giorni, 4 mesi scarsi, della meteora xx xx fossero pochi, ora avrà un nuovo record negativo

Simone Filippettidi Simone Filippetti   
Liz Truss
Liz Truss (Foto Ansa)

La signora Liz Truss era un nome sconosciuto ai primi di settembre, quando il partito Tory la scelse. Era passata un’intera estate dove i Conservatori inglesi, al governo da 12 anni, si erano scannati fino alla morte per scegliere il nuovo Primo Ministro, esponendo il partito anche a una dannosa guerra fratricida con continue rivelazioni di malefatte che i cittadini non dovrebbero mai sapere. Dopo mesi di cottura a fuoco lento, il premier Boris, eletto a furor di popolo nel 2019, l’uomo della Brexit dalla gabbia tecnocratica della Ue, del Covid senza mascherine e senza liberticidi GreenPass, della difesa dei valori europei in Ucraina era stato deposto. Non per merito dell’inesistente opposizione dei Laburisti, persi nei loro deliri su “politicamente corretto”, parità di genere e altre amenità da radical chic, ma per un insulso scandalo, che in Italia non farebbe nemmeno notizia, inscenato dal suo stesso partito, dove era inviso a molti.

Ma il triste e malinconico regno di Truss è durato appena 45 giorni. E’ il più breve governo della secolare democrazia britannica. Chi pensava che i 115 giorni, 4 mesi scarsi, della meteora xx xx fossero pochi, ora avrà un nuovo record negativo. Mai fare previsioni, è l’insegnamento della Storia, ma sarà molto difficile, se non impossibile fare peggio. Truss è stata la donna dei record: terza donna premier della storia inglese, unico premier dell’ultimo secolo che ha celebrato i funerali di un Sovrano, e premier più breve. Quale sarebbe la mostruosa colpa che ha fatto di Truss la donna che ha “ucciso per sempre il Partito Tory“? Quella di non aver ubbidito alla divinità della Finanza e di non esservi voluta piegare ai famelici mercati, ma di aver cercato di aiutare famiglie e imprese. Ma la classe media, nell’epoca della TurboFinanza e dei super banchieri, è un’eresia, anzi peggio un nemico da impoverire.

La Gran Bretagna del 2022 è un paese sull’orlo di una grave recessione: inflazione da Turchia, mutui insostenibili per il rialzo dei tassi, costo della vita inaudito, Pil anemico, caro bollette, stipendi al palo, negozi che già fanno i saldi di fine stagione a ottobre per attrarre clienti, e un posto di prima fila in trincea nella guerra in Ucraina. Con uno scenario così, non ci vuole uno scienziato per capire che bisogna dare una scossa elettrica. E così ha fatto la signora. Mal gliene incolse, però. All’inizio, è stata accusata di voler favorire i ricchi a scapito dei poveri. Truss è la Robin Hood al contrario: voleva abbassare le tasse ai paperoni con redditi sopra le 150mila sterline. L’ideologia e la facile propaganda hanno fatto premio sul pragmatismo. Svariate dottrine economiche spiegano che abbassare le tasse ai ceti inferiori non ha un effetto volano sufficiente sull’ economia: certo aiuta la singola persona o famiglia povera, ma l’impatto sul Pil nazionale è irrisorio. Molto più efficace, invece, è abbassare le tasse a chi ha una tassazione più elevata, perché si liberano molte più risorse che quei ricchi spendono, alimentando l’economia. Le tasse si abbassano a chi ne paga tante, in valore assoluto; non a chi ne paga già poche (o per niente). Sul concetto di ricchi, poi, ci sarebbe da discutere: se 150mila sterline sono una cifra da faraone in Galles o in Scozia, a Londra e nel sud del paese, dove si concentra la maggior ricchezza e anche il maggior carico fiscale, è uno stipendio da classe media, specie in una famiglia monoreddito. Le classi povere in UK, peraltro, sono già aiutate: godono, giustamente, di moltissimi sussidi, dalle case agli asili ai buoni pasto.

Ma tant’è: Truss è stata dipinta come l’amica dei Paperoni. Poi è stata presa di mira perché voleva aumentare la spesa pubblica. Per fare cosa? Per bloccare il caro bollette di famiglie e imprese per due anni, misura che in Italia la gente si sogna la notte. Ma, apriti cielo, la manovra finanziaria di emergenza non aveva le “coperture”, come se il bilancio di uno Stato possa essere gestito con la rigidità di un’azienda: è la vittoria della tecnocrazia, del rigore di bilancio e dell’aridità dei mercati, che guardano solo le colonne “entrate” e “uscite”. Truss voleva fare più debito pubblico. Certo oggi in UK è già al 100% del Pil, un livello mai visto. Ma se un Governo non fa debito quando il paese è in crisi, come successo con il Covid, quando lo dovrebbe fare? Forse quando l’economia galoppa? Se un paese è in difficoltà, l’Austerity è la peggiore decisione che si possa prendere.

Ma i mercati hanno sempre ragione, anche quando hanno torto, in una società impostata sul primato della Finanza. E così il mercato ha punito la Gran Bretagna: Sterlina a picco, titoli di stato a picco, il famigerato “spread” alle stelle. A poco è servito silurare il ministro del Tesoro, rimpiazzandolo con un fedelissimo della City e dei mercati che ha fatto una sterzata di 180 gradi, smantellando la spesa pubblica e introducendo l’austerità. Il destino di Truss era già segnato. In Italia è un film che i cittadini hanno già visto nel 2011 quando la “Crisi dello Spread” costrinse il Governo Berlusconi a fare quello che il Governo Truss ha fatto un giovedì di fine ottobre: capitolare. Dieci anni dopo, cambiano nomi, protagonisti e paesi, ma il modus operandi della Finanza, oggi vera clava politica, è lo stesso.


Se proprio bisogna attribuire una colpa imperdonabile alla Truss è quella di aver comunicato malissimo la sua manovra e una certa ingenuità politica. Avesse sondato il terreno prima di sganciare la sua “bomba” economica, placando così i “mercati”, oggi sarebbe ancora a Downing Street. Durante l’estate, erano in tanti a prevedere che lo spettinato, (apparentemente) pasticcione e inaffidabile Boris sarebbe stato rimpianto. Così è, ma nessuno si immaginava così presto. Adesso c’è chi addirittura prefigura un clamoroso ritorno proprio dell’ex primo ministro (che starà gongolando: mi avete fatto fuori e ora il paese è messo peggio di prima). Ma è invece più probabile un “ticket” tra l’attuale ministro del Tesoro Jeremy Hunt, l’uomo dell’Austerity; e Rishi Sunak, ex ministro del Tesoro ma soprattutto ex banchiere d’affari, l’uomo della City dentro ai Tory: la perfetta accoppiata tecnocratica. Negli anni a venire, la fulminea parabola di Liz Truss, la donna che voleva essere la nuova Tatcher e ha finito per essere il peggior Primo Ministro di sempre, sarà ricordata dagli storici come uno scientifico caso di Character Assassination, un “assassinio politico” di un leader scelto dalla base e malvoluto dalle elite.

Simone Filippettidi Simone Filippetti   
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