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[Il commento] Vince ancora Netanyahu e ora il Bibistan è pronto a inghiottire i palestinesi

Con una certa probabilità Israele cercherà, forte dell’appoggio americano, di annettere una parte dei territori occupati con la guerra del 1967

Alberto Negridi Alberto Negri   
[Il commento] Vince ancora Netanyahu e ora il Bibistan è pronto a inghiottire i palestinesi
Vince ancora Netanyahu e ora il Bibistan è pronto a inghiottire i palestinesi

E’ nato il “Bibistan”, è la sentenza un po’ realistica e un po’ polemica del quotidiano israeliano Haaretz, che non ha mai amato il primo ministro Benjamin Netanyahu detto “Bibi”. Se con questa vittoria non entra nel cuore di tutti gli israeliani, ebrei e arabi, il discusso ma vincente premier - alle prese tra breve con le vicende giudiziarie di corruzione - entra sicuramente nella storia perchè si prepara a ricoprire la carica di capo del governo superando con questo quinto mandato persino Ben Gurion, il carismatico padre della patria.

Niente da fare per l’opposizione del partito dell’ex generale Benny Gantz, nonostante avesse gettato nella mischia elettorale tre capi di stato maggiore pur di convincere l’elettorato. L’elettorato della destra non crede che i generali possano risolvere i problemi del Paese e non ha alcuna intenzione di intavolare una trattativa di pace con i palestinesi.

Gioisce per la vittoria Donald Trump che ha aiutato non poco e fino all’ultimo il premier, ormai per gli Usa il vero “guardiano” della regione: il riconoscimento di Gerusalemme capitale, quello dell’annessione del Golan e a poche ore dal voto l’inserimento dei pasdaran iraniani nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.

“La vittoria di Netanyahu è un buon segno per la pace, abbiamo chance migliori ora che Bibi ha vinto”, sostiene il presidente americano. Non è d’accordo Saeb Erekat dell’Olp: “Gli israeliani hanno votato contro la pace e per continuare l’occupazione dei Territori palestinesi”.

In realtà le cose potrebbero andare anche peggio di quanto immagina Erekat. Il Bibistan potrebbe inghiottire anche i territori palestinesi. Con una certa probabilità il governo Netanyahu cercherà, forte dell’appoggio americano e personale di Trump, di annettere una parte dei territori occupati con la guerra del 1967, come è già avvenuto con il Golan siriano.

Non solo Netanyahu non ha alcuna intenzione di mettere fine all’occupazione dei territori palestinesi, ma farà diventare le colonie parte integrante dello Stato ebraico, senza curarsi delle reazioni internazionali e di ogni violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

A lui della comunità internazionale non importa nulla: per Netanyahu non ci sono sanzioni come per la Russia o per l’Iran. Può fare quello che vuole, vendere anche il porto di Haifa ai cinesi: tanto il suo amicone Trump, che tanto rimprovera italiani ed europei per i rapporti con Pechino e mette dazi anche all’aria che esportiamo, sta zitto e gli lascia fare quel che gli pare. Si chiama doppio standard e in Medio Oriente significa che Israele viene prima di tutto, a volte anche degli stessi interessi americani.

Di fronte a prospettive del genere è facile attendersi anche la reazione palestinese e di Hamas che potrebbe divorarsi in futuro le organizzazioni più moderate come Al Fatah.

L’ipotesi di un negoziato basato sul principio due popoli, due stati, si allontana sempre di più. L’obiettivo di Netanyahu e dei partiti ortodossi che sostengono la sua coalizione è quello di sotterrare il piano di uno stato palestinese e di stabilire una nazione, Israele, soltanto per gli ebrei e senza arabi, circa il 20 per cento della popolazione.

Scrive Eric Salerno, decano dei giornalisti che si interessano di Israele e Medio Oriente: “Osservando le spinte sempre più a destra dell'elettorato mai come questa volta ho l’impressione che mentre gli arabi israeliani subiscono, il popolo ebraico di questo paese, l'ottanta per cento della popolazione viva nel rifiuto di ciò che, nel bene e nel male, è Israele: uno stato bi-nazionale”. E se Netanyahu annetterà anche i territori palestinesi questo stato diventerà un Paese ancora più complicato e forse ancora senza pace.

Alberto Negridi Alberto Negri   
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