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Lo strano caso del Cile: aumentano i vaccinati e pure i contagi. Cosa è andato storto?

Niente luce in fondo al tunnel: nel paese sudamericano è stato inoculato il siero cinese che pare avere minore efficacia degli altri

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
Lo strano caso del Cile: aumentano i vaccinati e pure i contagi. Cosa è andato storto?

Solo un mese fa il Cile pensava di avercela quasi fatta, finalmente la luce in fondo al tunnel sembrava maledettamente vicina. Le prime dosi di vaccino erano arrivate già all’inizio dell’anno, ma fino al 2 febbraio ne erano state inoculate pochissime. Poi in un mese la percentuale di popolazione che aveva ricevuto almeno una dose era passata dallo 0,4% al 19% della popolazione. A Pasqua si era quasi raddoppiato e il 9 aprile si era arrivati a sfiorare il 40% della popolazione. In Italia, per dare un’idea, siamo al 15% del totale della popolazione.

E invece…

Invece i contagi hanno continuato a crescere allo stesso ritmo di prima, anzi addirittura più velocemente. Proprio mentre partiva la campagna di vaccinazione nel paese si è scatenata la seconda ondata che sembra aver raggiunto il suo picco proprio a Pasqua con circa 7mila contagi al giorno, più o meno come se da noi se ne registrassero 21mila. I due mesi di campagna di vaccinazione per ora non sembrano essere stati in grado neanche di ridurre il numero di casi gravi e quindi di morti.

Cosa è andato storto?

Cosa è andato storto? In realtà nulla. L’andamento pare essere la conseguenza lineare di una molteplicità di fattori. Il primo è il vaccino utilizzato in circa il 90% delle inoculazioni, il cinese Sinovac. Al contrario dei vaccini Pfizer/Biontech, Moderna e Astrazeneca, già assai efficaci dopo la prima dose, il vaccino cinese ha effetto solo dopo la seconda dose e solo con un’efficacia del 56%. Diversamente da quel che accade negli Stati Uniti e in Europa, quindi, in Cile a contare veramente è solamente il numero di coloro che hanno ricevuto due inoculazioni, una percentuale che cala al 24% della popolazione rispetto al 40% dell’almeno una dose. E per la quale inoltre il rischio di contrarre comunque il Covid-19 rimane assai elevato.

Il Sinovac, tuttaviam sembra comunque aver avuto l’effetto di limitare il numero di decessi. Anche nella metà circa dei casi nei quali non riesce a impedire il dispiegarsi dei sintomi, infatti, il vaccino cinese ne attenua la gravità limitando il numero di casi gravi. Nonostante le statistiche quotidiane dei decessi, il tasso di letalità è in diminuzione e sicuramente inferiore alla prima ondata.

Varianti, vacanze e liberi tutti

Se il Sinovac può aver alimentato l’illusione di essere al sicuro, alla crescita dei contagi ha contribuito un secondo fattore, quello del diffondersi di varianti più contagiose provenienti dal Brasile. Ad esso si è infine aggiunto il terzo fattore, quello del “liberi tutti”. La stagione delle vacanze (in Cile è nei mesi invernali), il calo dei contagi e la partenza a spron battuto della campagna vaccinale hanno indotto un generale allentamento delle misure di distanziamento sociale. Costumi più rilassati, uso minore delle mascherine, più assembramenti, più contatto tra le persone, la ricetta perfetta per il diffondersi del virus.

Il caso opposto: il Regno Unito

Al contrario di altri paesi il Cile ha così sperimentato un’inedita combinazione di un numero elevato di vaccinazioni e di contagi resa possibile dall’interazione tra caratteristiche del Sinovac, varianti e un generale abbassamento della guardia. Opposta al caso cileno c’è la storia di successo del Regno Unito che ha utilizzato vaccini con un buon tasso di efficacia già dopo la prima dose e che ha mantenuto il lockdown durante tutta la campagna di vaccinazione. Risultato: oltremanica vedono davvero la luce in fondo al tunnel.

Le lezioni da trarre

Le lezioni da trarre da tutto ciò sono abbastanza immediate. La prima è che il tipo di vaccino utilizzato conta, non solo per quanto riguarda i rari casi collaterali, ma anche e soprattutto per quanto concerne l’efficacia. È banale, ma non sempre chiaro a tutti. La seconda è che finché non si è ben avanti con la campagna di vaccinazione non bisogna abbassare la guardia. Mascherine, distanziamento e responsabilità rimarranno fondamentali, anche quando non ci sarà nessuno ad imporcelo.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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