Chi è Marianna Budanova la moglie del capo degli 007 avvelenata a Kiev. Ma ci sono altre vittime
Marianna Budanova, psicologa, ex politica e volontaria presso l’ospedale di Kiev, è la seconda moglie di Kyrylo Budanov, tra i principali uomini di fiducia del presidente Zelensky. Ma la lista degli avvelenamenti sospetti è lunga e potrebbe condure al Cremlino
Marianna Budanova, moglie del capo dell'intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, è stata avvelenata già qualche giorno fa, prima che se ne diffondesse la notizia. A scriverlo sono i media ucraini, citando fonti del ministero della Difesa di Kiev. Alla donna è stato diagnosticato un avvelenamento da metalli pesanti. "Queste sostanze non vengono utilizzate in alcun modo nella vita quotidiana e negli affari militari. La loro presenza può indicare un tentativo intenzionale di avvelenare una persona specifica", hanno detto alcune fonti interne agli 007 al media ucraino ‘Babel’. Marianna Budanova è ora ricoverata in ospedale. Con ogni probabilità – si legge – è stata "avvelenata con del cibo, ma sta già meglio", sottolineano le fonti.
Gli altri avvelenati
Il portavoce dell’intelligence della Difesa ucraina, Andriy Yusov, ha infatti confermato ufficialmente l’avvelenamento di Marianna Budanova, affermando inoltre che anche altri membri dell’intelligence di Kiev sono stati avvelenati con gli stessi metalli pesanti. La notizia è riportata da ‘Unian’, agenzia di stampa ucraina. Il portavoce ha dichiarato che Budanova sta ricevendo tutte le cure necessarie e che rimarrà sotto osservazione per le prossime settimane.
Chi è Marianna Budanova
Marianna, 30 anni, è la seconda moglie di Kyrylo Budanov, sono sposati da dieci anni, come scrive ‘Rbc-Ucraina’. Con una laurea in psicologia, dal 2015 al 2017 ha lavorato come volontaria presso l'Ospedale militare di Kiev. Nel 2020 si è candidata come deputata del partito Udar di Vitaliy Klitschko, sindaco della capitale ucraina. Nel 2021 è stata suo consigliere per la lotta alla corruzione. "La mia felicità è sempre con me, perché mia moglie vive con me nel mio ufficio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Prima andavo al lavoro e tornavo a casa, ma ora...", ha detto nei mesi scorsi il capo dell'intelligence militare parlando della moglie in una intervista con ‘Radio Liberty’. Lei stessa, rispondendo alle domande dei giornalisti, aveva detto che in nessun caso avrebbe accettato di andare all'estero: "La sera del 23 febbraio 2022 mio marito mi ha detto che un'invasione su vasta scala sarebbe iniziata alle 5 del mattino. Ci siamo riuniti e siamo andati al suo posto di lavoro, e da allora non siamo più stati a casa nostra. Personalmente non intendo andare da nessuna parte lontano dalla mia famiglia. Resto a Kiev", ha affermato. "Mio marito è una persona estremamente professionale. Non parliamo di questioni del suo lavoro coperte dal segreto. Non interferisco mai, ma se ha bisogno del mio aiuto o consiglio su qualche questione, sono sempre disponibile. Capita che io sia una delle prime a sapere dell'esito positivo di una operazione, ma solo dopo che è stata portata a termine”.
Quali sono i precedenti?
Non ci sono ancora informazioni sufficienti sull’avvelenamento di Marianna Budanova. Né attualmente accuse e sospetti sui russi. Ma l’episodio ricorda una modalità di trattamento degli oppositori, primi fra tutti l’avvelenamento di Alexander Litvinenko nel 2006, e quello – forse ancora più famoso perché più recente – di Alexei Navalny nel 2020. L’ex agente dei servizi russi dell'Fsb era fuggito a Londra nel 2000 dopo aver accusato i suoi superiori di aver ordinato l'assassinio dell'oligarca Boris Berezovsky. Dalla Gran Bretagna, aveva inoltre puntato il dito contro Putin per l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaya. Il 1° novembre 2006 Litvinenko si ammalò improvvisamente e morì in pochi giorni per intossicazione da polonio. Tre anni fa, il nemico interno numero uno del Cremlino, Navalny, perse conoscenza in aereo durante un volo da Tomsk a Mosca.
Entrò in coma, fu ricoverato a Berlino, dove fu riscontrato un avvelenamento con l'agente nervino ‘Novichok’, che fa parte di una classe di neurotossine sviluppate in Unione Sovietica e in Russia negli anni '80 e '90. Stessa sostanza con cui era stata avvelenata l’ex spia russa Sergej Skripal nel 2018 nel Sud dell’Inghilterra. Ci sono poi i casi di Viktor Yushchenko, candidato alle elezioni presidenziali ucraine nel 2004 e leader dell'opposizione, ricoverato in Austria dopo essere stato vittima di una misteriosa intossicazione da diossina, sostanza probabilmente ingerita insieme ad una minestra. Salvato dalla morte, ma con il volto sfigurato, Yushechenko sfidò il filo-russo Viktor Janukovyč al ballottaggio delle presidenziali il 23 novembre 2004 e vinse nelle elezioni ripetute a causa dei brogli.