Primo Angelus del Papa dopo l’intervento: ancora pallido e con la voce incerta. Ecco cosa dice il chirurgo
Nel primo appuntamento pubblico dopo il ricovero al Policlinico Gemelli il papa parla del Dio vicino, dicendosi perplesso dei “parolai”
Con il primo Angelus pubblico sono tornati anche oggi i temi che stanno maggiormente a cuore a papa Francesco: la vicinanza di Dio alla vita della gente, la pace, gli immigrati, la diffusione della violenza così contraria alla fratellanza umana che solo può facilitare il contrasto efficace al degrado ambientale. Pallido e inizialmente un po’ in affanno, appena si è affacciato dalla storica finestra del Palazzo Apostolico, Francesco ha espresso la sua “gratitudine a quanti, nei giorni del mio ricovero al Policlinico Gemelli, mi hanno manifestato affetto, premura e amicizia, e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie di cuore!”.
Le rassicurazioni del medico
Il chirurgo Sergio Alfieri che ha operato due volte Francesco a colloquio con i media vaticani nel giorno delle dimissioni del pontefice dal Gemelli ha rassicurato il mondo intero: “Non ho preoccupazioni per la sua salute. Il cuore e gli esami del sangue farebbero invidia a molti cinquantenni. Spero solo che limiti gli impegni gravosi per l’addome”. I viaggi? “Quando saranno terminati i processi di cicatrizzazione potrà farli meglio di quando li ha programmati”.
Ancora morti in mare
Francesco nel dopo Angelus odierno ha affidato a tutti un pensiero per alcune emergenze che gli sono presenti, iniziando dal naufragio dei 700 immigrati in Grecia. “Con grande tristezza e tanto dolore – ha ribadito il papa - penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia. E sembra che il mare fosse calmo. Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”. Le sue parole lasciano trasparire la convinzione che non sia stato fatto il necessario per evitare il naufragio. Per entrare nel merito Francesco ha colto l’occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite che si svolgerà martedì prossimo. Ma fin dalle prime notizie sul naufragio, uscendo dal Gemelli, parlando con i giornalisti aveva parlato di “tanto, tanto dolore”. Poi su Twitter, aveva lanciato un appello: "#PreghiamoInsieme per le tante vittime del naufragio avvenuto ieri nel Mediterraneo. Che il Signore ci dia il dono delle lacrime. I volti, gli occhi dei migranti tra cui tanti bambini ci chiedono di non girarci dall’altra parte".
La strage in Uganda
Ha poi richiamato “l‘atroce episodio contro una scuola dell’ovest dell’Uganda”. Sono 41 le vittime finora accertate dell'assalto notturno degli uomini delle dell'Allied democratic force, gruppo ribelle di matrice musulmana che ha seminato il terrore alla Lhubirira Secondary School massacrando 41 persone, di cui 38 studenti, e sequestrando alcune studentesse. “Questa lotta, questa guerra dappertutto – ha lamentato il papa quasi sconsolato, aggiungendo subito - … preghiamo per la pace!”. E in tema di pace non poteva mancare l’invito a perseverare “nella preghiera per la popolazione della martoriata Ucraina – non dimentichiamola! – che soffre tanto”.
Preghiere e diplomazia per l’Ucraina
E’ tuttora argomento di cronaca la missione che il cardinale Zuppi a nome di Francesco ha compiuto in Ucraina. Le ultime notizie vaticane assicurano che ormai presto si farà il viaggio dello stesso Zuppi in Russia sebbene resti ancora in sospeso un eventuale colloquio con Putin. E nel mentre piovono missili e la diplomazia pigramente dice di cercare la pace, il papa accompagna i suoi appelli anche con atti concreti di vicinanza e solidarietà con le popolazioni colpite. E’ infatti partito da Roma un Tir con aiuti destinati alla popolazione nella zona della diga di Kherson. E’ l’ennesimo Tir, il 106° garantisce il cardinale Krajewski, che si occupa degli aiuti all’Ucraina a nome del papa.
Le parole contro i “parolai”
Tante iniziative di Francesco per dare seguito concreto alle parole sulla vicinanza di Dio predicate moltissime volte. Il papa vuol dare l’esempio che le parole senza fatti concreti non bastano e sono anzi inutili. “Infatti, se il Dio dei cieli è vicino, - ha chiarito spiegando il Vangelo della liturgia odierna - noi non siamo soli in terra e anche nelle difficoltà non perdiamo la fiducia. Ecco la prima cosa da dire alla gente: Dio non è distante, ma è Padre. Dio non è distante, è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino; Lui, il Signore, è lì, con te. Anzi, spesso nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza. Lui conosce la strada, Lui è con te, Lui è tuo Padre! Lui è mio Padre! Lui è nostro Padre!”. La vicinanza di Dio – ripete il papa - è il primo annuncio: “stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare…Annunciare che Dio è vicino. Ma come farlo? Nel Vangelo Gesù raccomanda di non dire tante parole, ma di compiere tanti gesti di amore e di speranza nel nome del Signore; non dire tante parole, ma compiere gesti: «Guarite gli infermi – dice – risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Ecco “il cuore dell’annuncio: la testimonianza gratuita, il servizio. Vi dico una cosa: a me lasciano sempre molto perplesso i “parolai”, con il loro tanto parlare e niente fare”.