La Pasqua felice degli inglesi: la Gran Bretagna da pecora nera a campione
Dopo tre mesi di quarantena, il paese riapre: dal picco di morti nel 2020 al successo sui vaccini
Londra - A Hyde Park, il famoso e immenso parco al centro di Londra, orde di persone si crogiolano al sole: qualcuno si avventura pure in costume sull’erba come se fosse al mare. Una ondata di caldo, con temperature estive, ha investito la Settimana Santa. Sembra che anche il meteo abbia congiurato a favore della Gran Bretagna, allineandosi con il Governo. Per Pasqua le famiglie potranno mangiare all’aperto, anche con amici. Dal 12 aprile, poi, riapriranno negozi, ristoranti e pub. Da più di tre mesi, la Gran Bretagna è in quarantena. Uffici e negozi chiusi, tutti hanno lavorato da remoto. Uscire di casa era possibile solo per bisogni essenziali (fare la spesa, andare in ospedale) e per un’ora al giorno. Senza isterismi, senza esagerazioni, ma pur sempre una quarantena.
Era il 22 dicembre quando, dopo un secondo lockdown a Novembre, il premier Boris Johnson gelò il paese: zona rossa rigida a oltranza. Passeggiando per Londra, si vedono vetrine che hanno ancora gli alberi di Natale. A Pasqua, risorge anche il popolo britannico. E’ stata una lunga e difficile traversata nel deserto, resa più sopportabile da asili sempre rimasti aperti e scuole ripartite l’8 marzo; e dai vantaggi di un paese ad alto tasso di tecnologia. I negozi erano tutti chiusi ma allo stesso tempo aperti on line con la funzione “clicca e passa a ritirare; i musei e i teatri erano deserti ma trasmettevano spettacoli o mostre in streaming. Deliveroo e le App di consegna di cibo hanno fatto sentire meno la nostalgia dei ristoranti preferiti, che sono peraltro sopravvissuti proprio grazie agli ordini dei clienti da smartphone. Barbieri off-limits, invece, hanno reso tutti un po’ più capelloni.
Come cambiano le carte al tavolo da gioco e quella della storia. Un anno fa il Regno Unito era il paria dell’Europa, il paese peggiore di tutti. Vantava un triplice record negativo: il tasso di mortalità più alto dei paesi sviluppati; la peggior recessione economica; il più alto debito pubblico (per contrastare la pandemia). Anche la stampa vicina ai Tory, come il prestigioso Telegraph, bollava il Governo come la “Nave degli Stupidi”, richiamandosi a Platone e alla sua metafora del capitano: per guidare un vascello il requisito è essere nominato capitano. Oggi la Gran Bretagna è il paese migliore del Vecchio Continente, quello preso a esempio, quello a cui tutti al di là della Manica guardano con malcelata ammirazione. Il giro di vento è andato di pari passo con la trasformazione di Boris Johnson: il premier pasticcione e inconcludente che diceva ai cittadini di prepararsi a veder morire di Covid i propri cari (cosa che in effetti è successa: il buon governo è quello del realismo, non quello del pietismo). La gestione della pandemia è passata da disastrosa a spettacolare: il 10 giugno ogni cittadino sopra i 18 anni avrò ricevuto almeno una dose di vaccino. Boris si presenterà ai suoi elettori annunciando che il Regno Unito ha debellato il Covid, primo paese in Europa a farlo.
Per una Gran Bretagna che riapre, c’è un Europa che chiude. Il ribaltamento di destini non può essere più eclatante: la Ue ha mostrato tutta la sua incapacità organizzativa, fallendo nel procacciarsi i vaccini; e soprattutto federale, esibendo in mondovisione la totale assenza di una regia unitaria (ogni paese di fatto sta gestendo la crisi in modo autonomo e diverso). L’Inghilterra ha impartito una dura lezione ai suoi partner europei, e ha dato una conferma indiretta, ma pratica, che la Brexit è stata la scelta giusta.
Ironia della sorte, il cambio di rotta del paese è iniziato proprio l’anno scorso in piena emergenza: mentre da tutta Europa cadeva una pioggia di critiche sul Regno Unito, Boris pianificava la più efficiente strategia “militare” dalla Seconda Guerra Mondiale: una campagna vaccinale scientifica, costruita sulla prenotazione di dosi, ancor prima che il vaccino esistesse, ancor prima che fosse autorizzato; e in numero doppio rispetto alla popolazione. Alla capacità previsionale si è poi affiancata una macchina organizzativa da orologio svizzero.
Il 21 giugno, giorno in cui il paese riaprirà ufficialmente, gli inglesi saranno gli unici turisti che potranno viaggiare. Ma difficilmente andranno in Europa, dove molti paesi saranno ancora chiusi. E di sicuro non andranno in Italia. Il Governo inglese ha fatto accordi per corridoi aerei turistici con Grecia e Portogallo. Italia non pervenuta. Le sterline andranno, semmai, ad arricchire gli albergatori. Oltre il danno (del Covid), la beffa (del mancato turismo).