Mohammed Abuhelal, il figlio della guerra che non abbandona la speranza
La storia di un ragazzo di padre palestinese e madre ucraina che abita in un villaggio ad est di Gerusalemme.
“Non puoi curare l’odio con l’odio, l’odio si cura con la speranza”, dice Mohammed Abuhelal dopo una lunga pausa di silenzio. Di padre palestinese e madre ucraina, Mohammed abita in un villaggio ad est di Gerusalemme. “Vivo incastrato dentro il muro di separazione", spiega indicando il muro che separa il suo villaggio dal resto di Gerusalemme est. “Mia madre è ucraina. Mio padre l’ha conosciuta all'inizio degli anni novanta, quando studiava medicina a Kharkiv. Poi si sono sposati e sono venuti in Palestina”.
Fino al 2011 Mohammed e la sua famiglia vivono insieme in Palestina, poi i genitori si separano e la madre torna a Kharkiv. “Ha detto che non poteva più vivere come vivono i palestinesi. Non riusciva a sopportare l’occupazione, i posti di blocco, il muro. Non riusciva più a stare qui. Inoltre non le avevano dato la carta d’identità palestinese, non poteva muoversi liberamente tra le città. Così è tornata in Ucraina. Siamo rimasti sempre in contatto ma per me era difficile andarla a trovare, non avevo i soldi per farlo”.
Il 24 febbraio 2022, quando Putin invade l’Ucraina, Mohammed è in Palestina. “All'inizio non immaginavo che la guerra sarebbe stata così grande e lunga. Mia madre non immaginava che i russi sarebbero entrati a Kharkiv, che l'avrebbero bombardata. All'inizio non voleva lasciare la sua casa. Non voleva andarsene, ma ad un certo punto non ha avuto altra scelta che quella di scappare. Si è rifugiata in Polonia e poi si è trasferita in Finlandia. Mia nonna, invece, è rimasta a Kharkiv”.
La madre riesce a fuggire e a rifugiarsi in Europa, mentre gli amici di Mohamed da Gaza non possono uscire. “Entrambi i Paesi da cui provengo sono in guerra, chi li ha invasi non si preoccupa del rispetto del diritto internazionale, continua il proprio massacro, e nessuno li ferma. Ma nonostante la situazione sia così grave in Ucraina, mia madre è riuscita a salvarsi e a raggiungere la sicurezza. Le persone a Gaza, invece, sono ancora in una zona di guerra e costantemente in pericolo. Da un momento all'altro potrebbero morire a causa dei bombardamenti. Nessun posto è sicuro per loro e nessuno gli consente di fuggire e rifugiarsi in un altro paese. Quando ho realizzato questa cosa, ho iniziato a perdere la speranza nell'umanità, nelle leggi internazionali e in nell'organizzazione per i diritti umani”.
Mohammed però la speranza non l’ha mai abbandonata del tutto, “continuo a credere in un futuro migliore. E naturalmente spero che la guerra in entrambe le mie terre finisca. Il mio sogno è quello di venire in Italia per fare un master in comunicazione ma soprattutto poter raggiungere più persone possibile parlando della situazione in Palestina e in Ucraina e far sì che chi mi ascolta voglia conoscere la verità. La comunicazione con le persone per me resta l’unica speranza, perché credo che il cambiamento sia possibile solo se si agisce in tanti”, conclude con un sorriso timido .