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[La storia] La bolla che rischia di travolgere la Cina e con essa il resto del mondo

Pechino deve fare i conti con gli eccessi del settore immobiliare: secondo le stime più di 50 milioni di nuove unità abitative sono inutilizzate. Un eventuale crollo del prezzo degli immobili sarebbe uno shock per il sistema bancario e per la ricchezza dei cittadini con conseguenze catastrofiche per l’intera economia globale

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
La bolla che rischia di travolgere la Cina e con essa il resto del mondo
Il leader cinese Xi Jinping

Nell’immaginario collettivo occidentale la Cina è ormai vista come il paese che prima o poi prenderà il posto degli Stati Uniti come principale potenza economica del pianeta. L’ultimo record messo a segno dal gigante dell’ecommerce Alibaba ha lasciato tutti di stucco: 31 miliardi di dollari di vendite online in un solo giorno, in occasione del Singles day. Più del doppio dei 14,5 miliardi messi a segno nel 2017 dal Black Friday americano e quasi il quadruplo della fetta toccata ad Amazon (7,9 miliardi di dollari).

La nuova via della seta che unirà Europa e Cina ridisegnerà la mappa del commercio internazionale e metterà Pechino definitivamente al centro del mondo. Eppure non è tutto oro quello che luccica. Il gigante cinese è molto più fragile di quello che sembra e deve iniziare a fare i conti con mali tipici dell’economia capitalistica con cui gli occidentali hanno già dovuto fare i conti in passato.

Crescita economica in rallentamento

I problemi dell’economia cinese sono vari. Il primo è che il Pil non cresce più alla stessa velocità stellare del passato. Niente a che fare con l’anemica crescita italiana (Pechino è ancora sopra il 6,5%) ma il rallentamento incomincia a produrre i suoi effetti perché il gigante orientale ha necessità di correre se non vuole far scoppiare le contraddizioni che ha accumulato nel tempo.


La bolla immobiliare: milioni di case invendute 

La contraddizione più grave è la bolla immobiliare. Secondo gli economisti non esiste nessuna altra nazione al mondo con un tasso di immobili vuoti come quello cinese. I risultati di alcune stime sono sorprendenti: più di 50 milioni di nuove unità abitative sono inutilizzate. Il problema non è di secondaria importanza. Un crollo dei prezzi nel mercato immobiliare travolgerebbe il paese come uno tsunami. A pagare il prezzo più salato sarebbero il sistema bancario e la ricchezza privata dei cittadini. Una grossa fetta dei cinesi che vivono nelle megalopoli hanno acquistato una casa di proprietà accollandosi mutui pluriennali.

Le responsabilità della finanza 

Alla radice della bolla immobiliare come sempre ce n'è una finanziaria: la Cina per anni e anni ha goduto di soldi a bassa costo. Una bolla creditizia che ha spinto l’impetuosa crescita del Paese. Il leader cinese Xi Jiping è corso ai ripari imponendo a partire dal 2017 una stretta monetaria nel tentativo di far sgonfiare gli eccessi.

Occhi puntati sul G20 di Buenos Aires 

Il processo di normalizzazione finanziaria è dunque in corso ma sul campo restano i problemi del settore immobiliare. Per evitare disastri quei milioni di appartamenti vuoti dovranno essere velocemente riempiti dalla crescente classe media urbana cinese. Operazione resa più complessa dalla guerra commerciale che Donald Trump ha scatenato contro il Dragone nel tentativo di difendere la leadership mondiale americana. Un compromesso è nell’interesse di tutti e il G20 di Buenos Aires, previsto per fine novembre, può essere l’occasione giusta per far tirare al mondo intero un sospiro di sollievo.

Donald Trump assieme a Xi Jinping

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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