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La battaglia di Taiwan per la democrazia: un appello urgente del Ministro degli Esteri

In un'intervista esclusiva all’Economist, Joseph Wu, Ministro degli Esteri di Taiwan, discute le implicazioni cruciali delle elezioni, non solo per Taiwan ma per l'intera comunità globale.

Alice Bellantedi Alice Bellante   
La battaglia di Taiwan per la democrazia: un appello urgente del Ministro degli Esteri
Immagine creata con Bing Image Creator

Mentre Taiwan si avvicina alle elezioni presidenziali e parlamentari del 13 gennaio, il Paese si trova al centro di una lotta globale tra democrazia e autarchia, secondo il Ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu.

Sin dal primo scrutinio presidenziale nel 1996, Taiwan ha attraversato sette cicli elettorali e ha assistito a tre transizioni pacifiche di partito al governo, dopo la riuscita transizione dall'autoritarismo alla democrazia. I valori democratici, radicati profondamente nella psiche taiwanese, hanno guadagnato riconoscimento al livello internazionale, posizionando Taiwan come un esempio di successo.

Tuttavia, secondo quanto riportato dall’Economist, con le imminenti elezioni, il Paese si trova ancora una volta sotto l'ombra della guerra ibrida e dell'influenza occulta della Repubblica Popolare Cinese (RPC), che mira a sabotare l'ordine internazionale, espandendo la sua influenza globale.

Le elezioni rappresentano uno scenario di particolare tensione, non solo per Taiwan ma per l'intera comunità globale. Mentre i principali partiti politici e i loro candidati si preparano alle ultime giornate di campagna, la RPC sta portando avanti sforzi senza precedenti per interferire nel processo democratico taiwanese.

Gli aerei militari cinesi continuano ad attraversare la linea mediana dello Stretto di Taiwan per ricordare agli elettori che la guerra è ancora una possibilità. Poco prima di Natale, la Repubblica popolare cinese ha annunciato che avrebbe annullato le riduzioni tariffarie su alcuni prodotti petrolchimici taiwanesi come avvertimento all'elettorato sulle potenziali sfide economiche.

Il messaggio è chiaro: gli elettori taiwanesi devono respingere il candidato del Partito Democratico Progressista di Lai Ching-te e Hsiao Bi-khim, o ci saranno delle conseguenze. La schiettezza del linguaggio dimostra che il governo di Pechino non teme di essere considerato un attore nelle elezioni nazionali di Taiwan.

Le violazioni più evidenti, condotte da surrogati della RPC, coinvolgono la creazione di organizzazioni e siti web di notizie fasulle, sondaggi manipolati e migliaia di account falsi sui social media. La RPC ha invitato ufficiali eletti taiwanesi a visite in Cina, accompagnate da indottrinamenti su chi sostenere alle elezioni. Sfruttando l'apertura di Taiwan, la Cina inonda il paese di disinformazione e intensifica le attività di guerra cibernetica per manipolare l'opinione pubblica, con l'obiettivo di conquistare una critica minoranza di votanti indecisi, secondo Wu.

Il comportamento cinese e il potenziale per ulteriori misfatti non sono passati inosservati. Un funzionario americano addetto alla sicurezza nazionale, citato dal New York Times a dicembre, ha affermato che la Cina potrebbe condurre importanti operazioni - compreso l'uso dell'intelligenza artificiale - per diffondere false informazioni e influenzare le elezioni nei Paesi democratici. Taiwan si conferma dunque come banco di prova per le ambizioni cinesi, ponendosi all'avanguardia negli sforzi per contrastare l'espansionismo autoritario della Cina.

Se la libertà di Taiwan venisse compromessa, i valori condivisi dalle democrazie globali subirebbero un colpo significativo, secondo Wu. Inoltre, poiché Taiwan è un attore importante nelle catene di approvvigionamento internazionali, non da ultimo per i semiconduttori, ci potrebbe essere anche un impatto significativo sulla prosperità economica globale.

Se la Cina dovesse riuscire a influenzare l'esito delle votazioni a Taiwan, applicherà le stesse tattiche ad altre democrazie per promuovere l'ordine internazionale che preferisce, secondo il Ministro degli Esteri di Taiwan. I Paesi democratici non dovrebbero mai permettere che ciò accada. Le elezioni di Taiwan del 13 gennaio saranno solo una delle oltre 40 elezioni nazionali libere ed eque che si terranno in tutto il mondo nel 2024. A nessun potere autoritario dovrebbe essere permesso di influenzare l'esito di un processo democratico.

Wu esorta la comunità internazionale a prestare maggiore attenzione ai tentativi cinesi di minare la democrazia taiwanese attraverso operazioni di influenza e guerra ibrida, compresi attacchi informatici e campagne di disinformazione. Anche se meno drammatiche di una guerra fisica, queste tattiche potrebbero rivelarsi più efficaci e meno costose per la Repubblica popolare cinese rispetto al cambiamento dello status quo con la forza o la coercizione. Mentre Taiwan adotta misure per contrastare l'interferenza cinese, Wu sottolinea l'importanza di documentare queste esperienze e condividere analisi con esperti internazionali.

L'obiettivo è trasformare l'esperienza di Taiwan in un contributo positivo all'ordine internazionale, aiutando la lotta del mondo libero contro le potenze autoritarie determinate a erodere i sistemi democratici. La convinzione di Wu è che alla fine, la democrazia prevarrà.

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