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La Siria in fiamme: dall'inizio della rivolta all'offensiva di Hayat Tahrir al-Sham

Un decennio di conflitto culmina in una nuova offensiva ribelle, mettendo in luce la fragilità del regime di Assad e il ruolo cruciale della Russia.

Alice Bellantedi Alice Bellante   
La Siria in Fiamme: Dall'Inizio della Rivolta all'Offensiva di Hayat Tahrir al-Sham

La Siria, tra le aree geopoliticamente più "calde" del mondo, è teatro di una complessa guerra civile iniziata nel 2011. Il paese ha visto alla fine di novembre 2024 un importante sviluppo: il gruppo ribelle Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha lanciato un'offensiva dalla sua roccaforte di Idlib, conquistando la città di Aleppo per la prima volta dal 2016. Questa svolta ha riacceso il conflitto, evidenziando le intricate dinamiche interne e le influenze esterne che hanno segnato la crisi siriana.

Le origini del conflitto

Nel marzo 2011, ispirati dalle Primavere Arabe, migliaia di siriani scesero in piazza chiedendo riforme democratiche e la fine della corruzione sotto il regime autoritario del presidente Bashar al-Assad. La risposta del governo fu brutale: le forze di sicurezza repressero violentemente le proteste, provocando un'escalation che portò alla formazione di gruppi armati di opposizione e all'inizio di una guerra civile.

La frammentazione delle forze in campo

Il conflitto siriano si è rapidamente trasformato in una complessa guerra multilaterale, coinvolgendo vari attori interni ed esterni. Di seguito: le Forze Governative, ovvero le truppe fedeli ad Assad, sostenute da alleati come la Russia e l'Iran.
Gruppi Ribelli: un insieme eterogeneo di fazioni, tra cui l'Esercito Siriano Libero e gruppi islamisti; le Forze Curde, principalmente le Unità di Protezione Popolare (YPG), che controllano ampie aree nel nord-est della Siria; diversi Gruppi Jihadisti, cioè organizzazioni estremiste come lo Stato Islamico (ISIS) e Jabhat al-Nusra, quest'ultima evolutasi in Hayat Tahrir al-Sham.

L'Ascesa di Hayat Tahrir al-Sham

Jabhat al-Nusra, fondata nel 2012 come affiliata siriana di al-Qaeda, ha giocato un ruolo chiave nel conflitto. Nel 2016, il gruppo ha annunciato la sua separazione da al-Qaeda, rinominandosi Jabhat Fateh al-Sham, nel tentativo di presentarsi come un'entità più moderata e focalizzata sulla Siria. Nel gennaio 2017, si è ulteriormente riorganizzato, formando Hayat Tahrir al-Sham attraverso la fusione con altri gruppi ribelli. Sotto la guida di Abu Mohammad al-Jolani, HTS ha consolidato il controllo nella provincia di Idlib, imponendo la sharia e cercando di amministrare il territorio sotto il suo dominio.

Differenze negli obiettivi delle organizzazioni jihadiste

Le principali organizzazioni jihadiste attive in Siria presentano differenze fondamentali nei loro obiettivi.

Al-Qaeda: Fondata da Osama bin Laden, al-Qaeda persegue una jihad global, la quale, nel contesto islamico, indica uno "sforzo" o "impegno" per il miglioramento spirituale e morale. Tuttavia, gruppi estremisti come al-Qaeda reinterpretano il termine, trasformandolo in una lotta armata globale volta a colpire l'Occidente e instaurare governi islamici attraverso il rovesciamento dei regimi esistenti, spesso con mezzi violenti e terroristici.

Lo Stato Islamico (ISIS): L'ISIS mira alla creazione di un califfato mondiale, iniziando con il controllo territoriale in Medio Oriente. A differenza di al-Qaeda, l'ISIS enfatizza la conquista e l'amministrazione diretta di territori, imponendo una rigida interpretazione della sharia nelle aree sotto il suo controllo.

Hayat Tahrir al-Sham (HTS): Pur condividendo l'ideologia salafita-jihadista, HTS si concentra principalmente sulla Siria, con l'obiettivo di rovesciare il regime di Bashar al-Assad e instaurare uno stato islamico all'interno dei confini siriani. HTS ha cercato di presentarsi come un attore locale più moderato rispetto all'ISIS, distanziandosi formalmente da al-Qaeda per ottenere maggiore legittimità tra la popolazione siriana e gli attori regionali.

La nuova offensiva di HTS

Come anticipato, alla fine di novembre 2024, approfittando di un contesto regionale instabile, Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha lanciato un'offensiva dalla sua roccaforte di Idlib, riuscendo a prendere il controllo di Aleppo per la prima volta dal 2016. Successivamente, le forze ribelli hanno avanzato verso sud, minacciando la città di Hama e mettendo a rischio le linee di rifornimento strategiche del regime di Bashar al-Assad.

Questa offensiva ha sorpreso sia il regime che i suoi alleati, sottolineando le debolezze strutturali delle forze governative e la capacità di HTS di pianificare e coordinare operazioni su larga scala. Inoltre, ha evidenziato l'influenza persistente del gruppo nella guerra civile siriana, nonostante anni di conflitto e interventi da parte di attori internazionali.

In risposta, l'esercito siriano, con il supporto dell'aviazione russa, ha intensificato i bombardamenti nelle province di Idlib e Hama. Tuttavia, la velocità dell'avanzata ribelle ha complicato la controffensiva, con il rischio di una crescente destabilizzazione nella regione.

L'Alleanza strategica tra Siria e Russia

La Siria riveste un'importanza strategica cruciale per la Russia in Medio Oriente. Sin dall'epoca sovietica, Mosca ha mantenuto stretti legami con Damasco, vedendo nella Siria un alleato chiave per proiettare la propria influenza nella regione. La base navale di Tartus e la base aerea di Hmeymim, entrambe in Siria, sono fondamentali per le operazioni militari russe nel Mediterraneo orientale. Queste installazioni permettono infatti alla Russia di sostenere il regime di Assad e di affermarsi come potenza globale capace di contrastare l'intervento occidentale in Medio Oriente.

Perché è importante

L'offensiva di HTS rappresenta una svolta significativa nel conflitto siriano, rompendo un lungo periodo di stallo e mettendo in discussione la stabilità del regime di Assad, nonostante il sostegno russo. Questo sviluppo potrebbe alterare le dinamiche regionali, aumentando le tensioni tra gli attori coinvolti e aggravando la crisi umanitaria nel paese.

Inoltre, la capacità di HTS di consolidare il controllo su territori chiave e di condurre operazioni militari complesse solleva interrogativi sul futuro della Siria. Le divisioni tra gruppi jihadisti e l'incapacità di trovare una soluzione politica al conflitto continuano a perpetuare una guerra che ha già causato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati.

La Siria rimane un terreno di scontro per interessi locali e internazionali, con la popolazione civile che sopporta il peso maggiore delle ostilità. Gli sviluppi più recenti evidenziano la complessità e la volatilità della situazione, rendendo ancora più difficile prevedere una risoluzione a breve termine.

Alice Bellantedi Alice Bellante   
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