Kaliningrad, un porto russo al centro dell’Europa del Baltico
La città è un avamposto strategico di Mosca, e per questo spina nel fianco dell’Alleanza Atlantica. Ma la sua posizione, completamente separata dalla Russia e schiacciata tra la Polonia da un lato e la Lituania dall’altro, è anche un elemento di debolezza

E così è scoppiata, la crisi di Kaliningrad, porto russo sul Baltico nel mezzo della Nato e dell’Unione Europa, era prevedibile e inevitabile. La città è un avamposto strategico di Mosca nel cuore dell’Europa, e per questo spina nel fianco dell’Alleanza Atlantica. Ma la sua posizione, completamente separata dalla Russia e schiacciata tra la Polonia da un lato e la Lituania dall’altro, è anche un elemento di debolezza. Tecnicamente un’exclave, Kaliningrad è collegata al resto della Federazione Russa da 300 km di ferrovia che corre in territorio lituano. E ora anche questo collegamento è a forte rischio.
Una storia antica e tedesca
La città ha una storia antica intrecciata prima con quella tedesca e polacca e fino al 1946 ha avuto un altro nome: Königsberg. Fondata nel 1225 come fortezza dell’Ordine Teutonico, dopo qualche anno era già divenuta una piccola cittadina portuale. Grazie alla sua posizione strategica, all’incrocio tra le rotte del Baltico e le vie di comunicazione che conducevano all’Europa centrale e orientale, il centro portuale, fatto di tre diversi piccoli centri, crebbe rapidamente divenendo una delle città della Lega Anseatica, l’alleanza mercantile e commerciale che dominò il Nord Europa per oltre due secoli dal XII secolo in poi. Nel 1454 la città venne scelta come capitale dello Stato Monastico dei Cavalieri Teutonici e due secoli dopo divenne parte del ducato di Prussia prima, del Regno di Prussia poi e quindi della Germania unificata da Bismarck.
La conquista sovietica
La secolare storia tutta tedesca di Königsberg finisce nel 1945 con la sconfitta della Germania nazista e la conquista di tutta l’Europa Orientale da parte delle truppe sovietiche. La città diviene parte dell’URSS e nel 1946 la città cambia nome e diviene Kaliningrad, in onore di Michail Kalinin, sodale di Stalin. La popolazione tedesca della città, già provata da pesanti bombardamenti alleati e dall’infuriare della guerra, emigra spontaneamente o viene cacciata con la forza e rimpiazzata con cittadini sovietici. Nel 1952, in piena guerra fredda, la città, unico porto russo sul Baltico a non ghiacciare mai durante l’anno e avamposto strategico cruciale, diviene la sede della flotta sovietica del Baltico e viene militarizzata divenendo quasi inaccessibile.
Isolata e quasi dimenticata
Le cose cambiano con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e l’indipendenza delle Repubbliche Baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, in particolare di quest’ultima. Kaliningrad si trova ad essere fisicamente separata dal resto della Russia e nei frenetici anni che seguono, segnati dalle privatizzazioni, dall’avvento degli oligarchi e dalla parabola di Eltsin, rimane un avamposto isolato e quasi dimenticato. È solo a cavallo degli anni 2000 che la città, grazie anche alla concessione di uno status economico speciale con vantaggi fiscali, lentamente si riprende. Le cose, tuttavia, si complicano nel 2004 quando la Lituania e la Polonia, i due paesi che dividono l’exclave dalla madre patria, entrano nell’Unione Europea e nella Nato. Da un lato trovarsi direttamente ai confini della UE rappresenta un vantaggio concreto per la città russa favorendone il boom economico degli anni successivi; dall’altro, tuttavia, a separare la città dal resto del territorio russo sono ora paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica, tra l’altro piuttosto diffidenti, se non apertamente ostili, nei confronti di Mosca.
Di nuovo strategica
Con il progressivo complicarsi dei rapporti tra Occidente e Russia anche la situazione dell’exclave si fa al contempo più rilevante e complicata. In una politica di crescente confronto, in particolare con gli stati baltici e più in generale con il fronte est della Nato, la città, che aveva continuato a essere sede della Flotta sul Baltico e di basi che ospitano una decina di migliaia di militari, vede di nuovo crescere il suo ruolo strategico. Dopo il primo conflitto in Ucraina nel 2014, con l’annessione russa della Crimea e la guerra separatista nel Donbass, le tensioni crescono e il Cremlino, fautore di una politica sempre più assertiva, decide di dare un segnale preciso. Nel 2018 Mosca decide di schierare nell’oblast di Kaliningrad i missili Iskander, in grado di trasportare testate nucleari e colpire proprio le tre repubbliche baltiche, la Polonia e la Germania, e ora anche Svezia e Finlandia.
Al centro del Baltico
Per motivi storici e geografici quello baltico è sempre stato un quadrante sensibile nei rapporti tra Russia ed Europa. L’aggressione russa all’Ucraina e la risposta occidentale hanno fatto precipitare la situazione innescando un meccanismo di azioni e reazioni sempre più rischioso. Che coinvolgesse Kaliningrad, o se preferite Königsberg, era inevitabile.