E' stata liberata la studentessa iraniana che si era spogliata all'Università. Le autorità: "E' pazza, consegnata alla famiglia"
Non è stato avviato nessun procedimento giudiziario contro di lei, ha detto la polizia morale. Ma gli attivisti avvertono: "Dicono che sono pazze per non enfatizzare la protesta"
Dopo due settimane di ricovero in un ospedale psichiatrico per essersi tolta i vestiti ed essere rimasta in mutandine e reggisno nel piazzale dell'Univeristà di Teheran, la studentessa di Letteratura francese torna a casa. "E' stata riconsegnata alla famiglia", hanno detto le autorità. La giovane Ahoo Daryaei è quindi libera.
Le associazioni per i diritti per le donne iraniane tirano un sospiro di sollievo dopo che le autorità morali del regime degli ayatollah hanno detto che la giovane non subirà nessun processo per essersi spogliata prer protesta contro l'uso obbligatorio del velo per le donne. "Considerando che è stata portata in ospedale e che è stato scoperto che era malata, è stata affidata alla sua famiglia e non è stato avviato alcun procedimento giudiziario contro di lei", hanno detto le autorità. Insomma: le autorità la ritengono "pazza" e quindi non la puniscono. Non riconoscono insomma che la giovane abbia messo in campo una denuncia potente - le immagini hanno fatto il giro del mondo - contro la Repubblica iraniana.
Ma il suo messaggio è passato, almeno all'estero. Nelle immaigni si vede la giovane donna che in mezzo alla folla universitaria cammina tra le persone nel piazzale dell'Univeristà. La verità raccontata dai suoi compagni e compagne di ateneo è che Ahoo Daryaei era stata maltrattata dalla sicurezza dell'Univeristà perché "vestita male". Ragion per cui lei si sarebbe denudata per protesta, dimostrando così il suo dissenso e diventando, suo malgrado, un'altra eroina della lotta contro le restrizioni ai diritti delle donne iraniane. E quindi del movimento "Donne, Vita, Libertà", iniziato tra il 13 e il 16 settembre del 2022, a seguito della morte nelle mani della polizia di Mahsa/Zhina Amini.
Non è il primo caso nel quale la polizia morale iraniana taccia di "pazzia" donne o uomini che si ribellano alle rigide norme imposte dal regime. Non stupirebbe infatti, avvertono diverse associazioni, se la famiglia firmasse un documento nel quale venisse certificata la malattia mentale della figlia, pur di non farla finire nelle terribili carceri iraniane. MA le proteste, anche estreme, non si fermano. Si moltiplicano le notizie di giovani studentesse o uomini che si tolgono la vita perché dissidenti politici. Come ha fatto Kianush Sanjari, un giornalista e attivista 42enne, che prima di togliersi la vita lo ha annunciato su X. "Liberate i prigionieri politici", ha scritto poco prima di morire.